Il Vecchio Simone

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«Professo', s'o può scordà.» La gamba di Manuel trema da quando si è seduto di fronte a Dante e Floriana. È nervoso, non si aspettava di vivere tutto questo. Non a ventitré anni, almeno.

«Manuel, ti prego, hai visto anche tu in che condizioni è.» Sente le parole uscire flebili dalla bocca di Dante, sono quasi una supplica, una richiesta d'aiuto, che non avrebbe mai voluto sentire.

Manuel si appoggia sullo schienale di quel divano, che fin troppe volte ha visto lui e Simone punzecchiarsi come se fossero due fidanzati. «Non se tratta de questo. Crede davvero che se risolverà er problema così?»

«Ascolta, Manuel, quello che Dante cerca di dirti è che Simone non può continuare in questo modo. Son passati due mesi e ancora non ha reagito, allontanarlo da qui potrebbe essere una soluzione. Oltre al fatto che-» Floriana si interrompe, Manuel capisce il motivo: non ha il coraggio di dirlo ad alta voce, anzi, il coraggio lo avrebbe, eppure dirlo lo renderebbe troppo reale ed è ancora una ferita che sanguina.

Manuel sospira, è contrario a quello che propongono.
È contrario perchè conosce Simone e sa che, se solo parlasse di nuovo, urlerebbe contro i suoi genitori e quell'idea che gli e venuta in mente; tuttavia, si limita a sospirare, portare le braccia al petto e «Cosa dovrei fa'?» chiede arrendendosi.

«Vi ho affittato una piccola casa a Passoscuro, una frazione di Fregene. È un posto tranquillo, pochi abitanti, potrebbe tornare ad uscire in tranquillità, magari anche a-» Manuel annuisce, ancora prima che Dante esponga il resto.
Ha capito il suo intento.

«È sicuro che sia un posto tranquillo, sì? E poi che dovrei dì a mi madre?» chiede, portandosi una mano tra i capelli.

«Le ho parlato io, spiegandole un po' la situazione.» risponde Floriana. Lei e Anita sono amiche dai tempi della scuola, Quando erano rimaste incinta, quasi nello stesso periodo, si erano ripromesse che i figli fossero cresciuti assieme e Manuel conosce questa storia quasi allo sfinimento.

«Non credete che avrebbe bisogno de voi, più che de me, in 'sto momento così delicato?» La domanda gli sorge spontanea. Non crede di essere la persona giusta da avere accanto, non crede si possa riprendere senza percepire, da vicino, l'amore dei suoi genitori.

Ha bisogno di quello, Simone. Manuel ne è certo; così come è certo che si senta in colpa per quello che è successo.

Floriana si siede accanto a lui, abbassa lo sguardo di poco «Da quando è successo- in ospedale ci hanno dato il contatto di una terapista e-» Manuel la vede deglutire e sa a cosa sia dovuta quella pausa, sa quanto sia difficile; così aspetta, senza dire nulla. Riprende poco dopo, Floriana «Simone, sai, non è mai voluto andare. Noi lo stiamo facendo e non ti dico sia facile, ma lei concorda con noi che ha bisogno di aiuto.» Dante stringe la mano sulla spalla di Floriana, Manuel li guarda e si sente di troppo, come se non fosse adatto a stare in quel dolore, perché non può minimamente capire. «Ma è un aiuto che io non je posso da'.» Manuel sottolinea quelle parole. Non ha competenze per quello, insomma, è un banalissimo laureando in filosofia, come ce ne sono a bizzeffe, o forse non proprio bizzeffe, ma tant'è.

«Infatti non ci aspettiamo che lo sia tu.» Dante pronuncia la frase mentre gli porge un biglietto da visita. «È il contatto di una collega della nostra terapista, è di Passoscuro. Conosce già la situazione. Tienilo.»

«Quindi me state a chiede' di portarlo lontano da qui e costringerlo ad anna' in terapia contro la sua stessa decisione, ottimo. Complimenti, non potevo chiede de mejio, così me odierà.» Manuel è furioso, vorrebbe urlare, ma sa di avere davanti due genitori distrutti. Non lo fa solo per quello, perché la sofferenza sua sa che non è paragonabile minimamente a quella loro.

Continua a muovere la gamba nervosamente, sperando di lasciare andare un po' la tensione.

Sente la mano di Floriana appoggiarsi delicatamente sulla sua guancia «No, tesoro, non devi costringerlo a fare nulla. Devi solo essere te stesso con lui.» Il tono di voce che Floriana assume è dolce e Manuel non l'ha mai sentito con quella sfumatura nei suoi confronti. «Il contatto tienilo per te, in caso sai di poterlo utilizzare.» È Dante, questa volta, a dargli l'indicazione. Manuel tira fuori il portafoglio e ci infila quel biglietto da visita dentro.

«'Ndo sta ora?» Chiede.

Chissà se ha sentito quella conversazione tra lui e i suoi genitori, chissà se ne è già al conoscente.

«In camera lor- sua.» Dice Dante.

«Da quant'è che non esce da lì?»

«Dall'ultima volta che sei stato qui.» Manuel vede gli occhi di Floriana inumidirsi, sa che sta soffrendo, ma non sa proprio come sia umanamente possibile reagire a tutto quello. Lui, nei loro panni, non riuscirebbe. Abbassa lo sguardo e fa un'ultima domanda, quella che lo metterà nelle condizioni di capire effettivamente come agire nel momento in cui salirà di sopra, «Gliel'avete già detta questa decisione?» Teme un po' la risposta, perché, in caso sia negativa, ha paura che dovrà essere lui a farlo e non sa da che parte iniziare. «Ci ha pensato mamma a questo» lo rassicura Dante.

Virginia, probabilmente per il suo passato nel teatro, si è sempre fatta vedere forte davanti a Simone, tanto che con lei non è mai andato in crisi.

Non che con lui sia successo, però non lo guarda ancora negli occhi, non incrocia il suo sguardo e teme di aver intuito il motivo per cui non lo fa.

Manuel fa cenno con la testa, come a chiedere permesso, e poco dopo si ritrova a salire le scale. Le gambe gli pesano, forse come mai prima d'ora. Quella situazione lo ha messo più in crisi di quanto si aspettasse.

Bussa alla porta della camera senza fare troppo rumore; non vuole spaventarlo. Abbassa la maniglia e, con delicatezza, apre la porta.

«Simò, so' io» dice semplicemente.

Manuel lo vede disteso nel letto, su di un fianco, rivolto alla finestra. Ha una mano sotto al cuscino, mentre l'altra si affretta ad asciugare una lacrima. Ha gli occhi gonfi e arrossati, come l'ultima volta che lo ha visto.

«So che Virginia ti ha già detto tutto, non so ancora bene che fa', ma te prometto che non te lascio solo.» Le parole di Manuel provengono dal cuore, non sa se siano quelle giuste da dire, ma vuole prometterglielo perché non vuole peggiorare la situazione e, onestamente, si sente come un funambolo, che rischia di cadere facendo un passo falso.

Simone annuisce, mentre si tira un po' su, poggiandosi alla testata del letto con la schiena. Manuel non si aspettava di vederlo annuire subito, tuttavia crede che probabilmente non abbia altra soluzione.

«Capisco 'n attimo come sbriga' alcune faccende e che fa' pe' la stesura della tesi e poi partiamo.» Si siede accanto a Simone, il quale corruga la fronte di poco, come se fosse perplesso, ma poi annuisce nuovamente.

«Te mando un messaggio con il giorno, così te prepari 'e cose tue.» il sorriso che Manuel vede sul volto di Simone è un sorriso falso, di circostanza, eppure se lo fa andare bene. Sa già che è più di quanto possa chiedere.

Così gli porta una mano alla testa e gli scompiglia i capelli; è un gesto che ha sempre fatto, sin dal liceo ed è una cosa che gli è rimasta anche con il passare degli anni.

Forse l'unica cosa rimasta per davvero del vecchio Simone.

Hold on to meDove le storie prendono vita. Scoprilo ora