piccoletta-pov Martino

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"Che niente ci limiti.
Che niente ci definisca.
Che niente ci reprima.
Che la libertà sia la nostra essenza"
Simone de Beauvoir

Dopo quella breve conversazione con mia sorella ero molto frastornato, non volevo che lei si preoccupasse per me. Avevo ancora sonno ma ormai era inutile rimettermi a letto quindi decisi di andare in cucina e bere un caffè amaro, successivamente tornai in camera mia e decisi cosa indossare. In realtà non avevo molta scelta: tutte le magliette che indossavo erano nere e i pantaloni tutti del medesimo colore mentre per quanto riguardava la giacca ne avevo una sola, una giacca in pelle rossa,bianca e nera della Ferrari vintage; mi accompagnava ovunque.

Infilai velocemente dei calzini neri e successivamente scelsi di indossare le vans classiche, mi aggiustai i capelli e guardai se il piercing alla lingua fatto qualche giorno prima stesse guarendo correttamente.

Andai a bussare alla porta della camera di Valeria e lei mi rispose dicendo:

-"Martino, ti serve qualcosa? Ti prego, sto facendo tardi, devo andare a scuola".

Ie risposi dicendo -" Vale se vuoi ti accompagno in moto alla metropolitana".

Lei spalancò la porta della sua camera e mi disse con voce implorante:
-" Si,Martino,ti prego,accompagnami almeno a Gardenie, così da lì prendo la metro; se faccio tardi anche oggi la prof di italiano mi uccide".

Io le sorrisi, anche se non era la migliore studentessa della sua classe e anche se ogni tanto con i professori non sapeva tenere la lingua al suo posto le dissi:
-"Andiamo piccoletta".

In un attimo uscimmo da casa e arrivammo alla mia Harley davinson nighster tutta nera, per comprare quella moto avevo dovuto fare il cameriere e qualche altro lavoretto non del tutto lecito per un bel po' di tempo però a mia discolpa posso dire che insomma...ce lo vedete uno come me a portare pizze e bicchieri di coca cola?

Porsi a Valeria il casco mentre io non lo indossai e mentre accendevo la moto le comunicai:
-"Valeria aggrappati bene".

E lei con voce tranquilla mi disse:
-"okey"
Ingenuo da parte sua, doveva aspettarselo che sarei andato almeno a 180 km orari.

Dopo pochi minuti arrivammo a Gardenie, lei si sfilò velocemente il casco e mi tirò un pugno sulla spalla che onestamente mi fece quasi male.

Con voce arrabbiatissima mi disse:
-"Martino ma sei scemo! Non solo corri come un pazzo, non ti metti neanche il casco! Ma che razza di fratello ho!?".

Scherzando le dissi:
-"Piccoletta non è colpa mia! Mi hai detto che stavi facendo tardi!"

Mi fermai per darle un abbraccio e poi continuai dicendo:
"Oggi ti vengo a prendere sotto la tua scuola, ci vediamo dopo".

Mi fermai per darle un abbraccio e poi continuai dicendo:"Oggi ti vengo a prendere sotto la tua scuola, ci vediamo dopo"

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