guns n' roses-pov Alessandro

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Guardai le lancette dell'orologio appeso sopra la lavagna, erano le 14:10. Posai i carboncini e lo sfumino nell'apposita confezione e riposi la matita HB nell' astuccio. Mi girai verso la mia compagna di banco, Laura.

Laura aveva dei lunghi capelli rosso fuoco, gli occhi verdi, gli zigomi marcati e la pelle consumata...nonostante la giovane età. Oltre a essere la mia migliore amica e la compagna di banco migliore di sempre era anche la sorella di Marco.

La ragazza dai capelli rossi indossava delle cuffie che le incorniciavano il viso in modo angelico. Mi sporsi verso di lei per vedere cosa stesse disegnando. Davanti a me si materializzò la visione di una ragazza con le corde vocali scoperte, alla sinistra della ragazza si estendeva un'arpa in cui le corde vocali erano il cuore pulsante dell'opera. Il soggetto era sofferente, stava piangendo e aveva le mani sporche del suo stesso sangue. Allontanandosi dal disegno la visione della ragazza e dello strumento si mescolavano con una maestria paurosa formando una scena da brividi.

Levai le cuffie a Laura e mi complimentai con lei:
"Rossa ho capito che vuoi migliorare la media ma così finisci per diventare il nuovo Michelangelo."

Lei mi diede uno schiaffo innocente sul braccio e mi disse:
"Grazie Puffo, ora fammi vedere cos'hai disegnato tu."

La ragazza dalla chioma di fuoco si avvicinò al mio disegno e lo studiò.

Ogni volta che prendevo una matita in mano mi lasciavo trasportare dalle emozioni,lasciavo che ogni cosa intorno a me mi influenzasse così da trarne ispirazione.

Quella mattina ero molto in pensiero per Martino, la notte precedente era stato malissimo. Ogni volta che Martino urlava un frammento del mio cuore se ne andava via assieme alla sua sofferenza.

Lasciai che quei frammenti mi guidassero e disegnai la sua mano. I legamenti contratti, le nocche pallide, la rosa sulla sua mano che si deformava cosicché da seguire i suoi movimenti, la coperta che Martino stringeva con forza. Anche se il soggetto non si vedeva traspariva un'enorme sofferenza.

Laura capì subito che stavo pensando a mio fratello e mi abbracciò.
"Stai tranquillo puffo, il nostro biker un po' scorbutico migliorerà...fidati di me."

Ci alzammo e consegnammo alla professoressa i disegni inoltre ci comunicò che il giorno dopo avremmo dovuto consegnare un disegno che ci aveva assegnato circa una settimana prima.

Uscimmo dall'aula, scendemmo le scale e arrivammo al cancello dove notai subito che Marco mi stava aspettando. Stamattina avevo ricevuto un suo messaggio ove mi aveva detto che sarebbe venuto lui a prendermi.

Io e Laura ci avvicinammo a lui. Marco salutò velocemente Laura perché da lì a poco lei avrebbe avuto la lezione di chitarra quindi avrebbe dovuto pranzare velocemente e poi recarsi di nuovo a scuola.

Laura e Marco fisicamente erano completamente diversi.
Laura aveva i capelli lunghi e rossi tirati indietro con una coda molto alta, aveva gli occhi del colore dello smeraldo, un fisico asciutto e delle lentiggini che le ricoprivano il naso e le guance, il suo colorito era molto chiaro ma le piaceva impreziosire il suo volto con dell'ombretto rosso ed un rossetto bordeaux, era alta circa un metro e ottanta e stava indossando una maglietta a maniche corte di colore nero che faceva vedere tutti i suoi tatuaggi rigorosamente disegnati da me e portava un jeans rosso molto lungo che faceva intravedere le sue immancabili Adidas Samba.

Marco era stato adottato dalla famiglia di Laura quando era molto piccolo, proprio per questo erano diversi ma nonostante non fossero figli degli stessi genitori si consideravano fratelli di sangue.

Marco era alto circa un metro e novanta, aveva un fisico palestrato, aveva gli occhi del colore del legno e la pelle olivastra, era pieno di tatuaggi e aveva i dreadlock. Indossava una maglietta della sua band preferita, i guns n'roses, portava un jeans nero a cui erano appese tre catene argentate.

Marco mi diede una schicchera sulla fronte e mi salutò:
"Ciao puffo."

Feci finta di arrabbiarmi:
"Vedo che chiamarmi puffo è un vizio di famiglia, ho capito che sono alto un metro e sessantacinque e tanta voglia di crescere però da me cosa volete se siete degli spilungoni di un metro e ottantacinque!"

Marco scoppiò a ridere di gusto, successivamente mi porse un casco che non avevo mai visto. Era azzurro con delle decorazioni bianche e lateralmente notai una scritta.
C'era scritto "puffo".

Notando la mia espressione Marco scoppiò a ridere di nuovo, mi prese il casco dalle mani e me lo infilò. Appoggiò una mano sulla mia spalla e sfoderò un sorriso capace di scogliere un iceberg.

Si avvicinò al mio orecchio coperto dal casco e mi disse:
"Arrabbiato sei persino più carino..."

Ho capito male. Ho decisamente capito male.

Arrivammo velocemente nel nostro quartiere ma notai che prese una strada che non conoscevo.

"Puffo stiamo andando in un posto che volevo farti vedere, tra poco ti accompagno a casa."

Studiai la via in cui ci trovavamo, era piena di palazzi ma uno attirò la mia attenzione. Era alto e rovinato, Marco parcheggiò la sua Ducati proprio sotto a quel palazzo.

Varcammo la porta di quell'edificio mastodontico.

Marco guardò con occhi innamorati quel palazzo d'altri tempi e annunciò:
"Caro Alessandro, ti presento il palazzaccio."

Lo guardai confuso:
"Spiegati meglio."

"Ieri per caso sono passato qui e ho visto questo palazzo, ho parlato con le persone che vivono qui e mi hanno detto che questo palazzo è abbandonato da anni, lo chiamano il palazzaccio."

Ero ancora più confuso di prima:
"Continuo a non seguirti."

"Io suono qualsiasi tipo di strumento, Laura e Martino suonano la chitarra elettrica, Valeria suona il basso, tu suoni la batteria...perché non venire qui per allenarci tutti insieme, insomma il mio album sta per uscire se noi venissimo qui tutti i pomeriggi potremmo farlo diventare il nostro album, non più solo il mio."

Onestamente mi sembrò un'ottima idea così gli comunicai:
"Non so se gli altri accetteranno ma io ci sto."

Presi il telefono per scattare una foto al palazzo quando mi accorsi che Martino mi aveva scritto un messaggio

"Marco?"

"Dimmi puffo."

"Martino ci ha invitati ad una festa."


Spazio autrice:
Ciao ragazzi/e spero che il capitolo vi sia piaciuto. Purtroppo non ho avuto tempo per revisionare i capitoli, spero che vi piacciano lo stesso.

Vostra, Achirè ❤️

Questa qui è Laura, la sorella di Marco

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Questa qui è Laura, la sorella di Marco

Questo qui è il disegno realizzato da Alessandro

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Questo qui è il disegno realizzato da Alessandro

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