VIII

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SIMONE'S POV
Quella mattina me ne restai in camera mia. Non volevo vedere nessuno. Cominciai a pensare a Mimmo. Lui, seppur detestasse Manuel, non avrebbe mai lasciato che accadesse qualcosa di simile a ciò che avevo vissuto ieri, anche se probabilmente prima o poi i due si sarebbero menati, ma nulla di serio. Carlo aveva minacciato Manuel, e Pietro aveva avuto il coraggio di difenderlo. Desiderai di non averli mai incontrati, perché sapevo che se fosse successo qualcosa, qualsiasi cosa, Carlo avrebbe dato la colpa a me e avrebbe messo in pratica le sue minacce.
Cazzo probabilmente sapeva perfino dove abitavo, glielo avrà detto quel coglione di Pietro. 'Mimmo quanto mi manchi' pensai. E senza nemmeno accorgermene mi ritrovai a piangere, mentre mi immergevo nei ricordi.
Venni riportato alla realtà da una notifica del telefono.

Pietro
Simò so stato un coglione ieri, me dispiace
Possiamo parlarne?
Tu
Non penso ci sia molto altro da dire

E nell'esatto momento in cui il mio messaggio fu inviato e letto, Pietro mi chiamò.
"Senti Simo mi dispiace veramente tanto per come ti abbiamo trattato ieri. Ho pure litigato con Carlo pur di difenderti"
"Eh bravo, vuoi n'applauso?"
"Manco a fa così però dai"
Ci fu un istante di silenzio, che mi sembrò infinito, poi Pietro continuò
"Senti vado dritto al punto: tu mi piaci, e anche tanto, ma non solo fisicamente Simò. Me piace come parli, come ridi, me piace vedere i tuoi occhi che si illuminano quando parli di qualcosa che ti piace. Me piaci anche quando sei nervoso, come ieri quando siamo arrivati sulla pista, e te giuro che mentre mi urlavi contro ho sentito le farfalle nello stomaco. So che ci conosciamo da poco tempo, non voglio affrettare le cose tra noi, ma per me tu sei importante ormai. Non ti voglio perdere pe' sta cosa Simò."
Nessuno mi aveva mai detto cose simili. Non avrei mai pensato di poter piacere a qualcuno e sicuramente non mi sarei mai aspettato una dichiarazione simile senza troppi giri di parole. Sarà che con Mimmo era tutto completamente diverso e più complicato, e che Manuel mi aveva ferito fin troppo, tanto da farmi sentire sbagliato.
Tuttavia non volevo che Pietro pensasse di passarla liscia con qualche bella parola e basta. Ho sempre pensato che le cose vadano dimostrate. Non gliela diedi vinta.
"Sei bravo a parole te lo concedo, quasi all'altezza di mio padre. È facile parlare però, soprattutto quando non siamo nemmeno faccia a faccia"
"Vieni all'inizio del viale che porta a casa tua. Mi trovi qua te lo giuro. Non sono venuto fino alla Villa perché non volevo che ti spaventassi. Se non vuoi venire lo capirò, tranquillo. Tra mezz'ora me ne vado, così ti lascio il tempo per decidere. Possiamo parlare faccia a faccia se lo desideri." Detto ciò riattaccò senza lasciarmi il tempo di rispondere.
Cazzo. Cosa avrei dovuto fare? Certo, non volevo perderlo così, ma non ero sicuro di volerlo vedere. Tuttavia il suo gesto mi aveva colpito: non mi sarei mai aspettato che venisse di persona. Così cominciai a prepararmi e, senza quasi accorgermene, mi ritrovai davanti a lui, all'inizio del vialetto che porta a casa mia.
Aveva del mani dietro la schiena, quasi come per nascondere qualcosa. Per salutarmi mi fece un cenno col capo e rimase serio.
"Non sapevo se saresti venuto o no" parlò lui per primo, rompendo il silenzio.
"Non lo sapevo nemmeno io" ammisi.
Da dietro la schiena tiro fuori un mazzo di rose rosse. Non mi ero mai interessato ai fiori, ma rimasi colpito.
"Questi... sono per te" disse porgendomi il mazzo e rivolgendomi un sorriso timido.
Dovette notare la mia riluttanza nel prendere le rose, perché subito mi chiese: "Che c'è? Non ti piacciono i fiori? Cazzo, avrei dovuto capirlo: sei allergico al polline? Giuro che non l'ho fatto apposta per farti stare male"
"Che? No! Non sono allergico, tranquillo. Solo che non me l'aspettavo" risposi cercando di tranquillizzarlo e abbozzando un sorriso
"Ah, non sei abituato ai fiori eh? Capisco. Ma, giusto per sapere, sei rimasto sorpreso in modo positivo o negativo?"
"Diciamo positivo" e gli sorrisi.
"Però non ho dimenticato quello che è successo ieri" aggiunsi subito.
"Lo so, non ti chiedo di dimenticarti, ma solo di provare a capirmi. Io ci tengo tanto a te e avevo paura che parlandoti dei miei dubbi ti saresti innervosito e avremmo litigato. Non mi aspettavo una scenata simile da Carlo te lo giuro, e ti assicuro che non ti darà più fastidio né a te né a nessuno che ti è vicino"
Non risposi, non perché fossi arrabbiato o altro, semplicemente non sapevo cosa dire, come reagire.
"Facciamo così: ora usciamo e andiamo a mangiare qualcosa, il nostro primo vero appuntamento, e poi tu potrai decidere se e come far continuare le cose tra noi"
Ero rimasto stupito, colpito. In primo luogo dal fatto che Pietro avesse voluto parlarmi, senza giri di parole, faccia a faccia, poi dai fiori che mi aveva regalato e ora dal modo in cui mi aveva chiesto di uscire, così diretto, nonostante avessimo appena litigato. Ero semplicemente senza parole e mi chiesi il motivo per cui ci tenesse così tanto a me sebbene ci conoscessimo poco. Decisi di concedergli la possibilità che mi stava chiedendo e gli sorrisi.
Pensavo che saremmo andati a mangiare un panino o una pizza, perché avevo sempre interpretato così il "mangiare qualcosa", ma invece quando scendemmo dalla sua moto mi ritrovai davanti a un ristorante conosciuto per essere abbastanza romantico, ma almeno non era di lusso. Rimasi ancora una volta a bocca aperta. Non ero abituato a niente di tutto ciò. Quando entrammo scoprii che aveva persino già prenotato, nulla era stato lasciato al caso. Il cameriere ci fece accomodare a un tavolo per due e ci porse i menù. Prendemmo entrambi una semplice pasta alla carbonara e dell'acqua da bere. Eravamo già entrambi un pochino imbarazzati, almeno io lo ero di certo, e non volevamo esagerare, rendere tutto troppo. Che forse un po' troppo lo era già.
I piatti arrivarono in fretta e cominciammo subito a mangiare. Per la prima parte del pranzo parlammo del più e del meno, cose frivole, prive di importanza, tanto per fare conversazione, ma mi andava bene anche così, perché parlare con lui in quel modo era divertente, leggero e mi faceva sentire spensierato.
Poi a un certo punto mi rivolse la domanda che sospettavo mi volesse porre già da quella mattina: "Ma quindi... sta situazione tra te e Manuel...?" Non finì nemmeno il quesito, non c'era bisogno di specificare a cosa si riferisse. Fece una piccola pausa, e poi: "però se non mi vuoi dire nulla non insisterò"
"Non ho nulla da nascondere, tra noi non.. non c'è mai stato nulla" sapevo che in parte era una bugia, ma era successo così tanto tempo fa, da ubriachi, per divertimento e non aveva significato granché. O almeno per lui era stato divertimento, per lui non era stato nulla di importante. No, basta. Dovevo frenare i pensieri, non era il momento.
"Però voglio essere sincero con te. Io ero interessato a Manuel, ma lui.. lui mi ha respinto e anche in malo modo." Mi fermai, ripensando agli avvenimenti di due anni prima. "Abbiamo chiarito e per un po' le cose sono andate bene, sono tornate normali. Poi lui ha cominciato ad allontanarsi, nello stesso periodo in cui io ho cominciato a soffrire sempre di più, sia per la sua mancanza, ma soprattutto per fattori esterni, che magari in un'altra occasione ti racconterò." Altra pausa. "Fatto sta che dopo un po' abbiamo litigato perché mi chiamava e scriveva solo quando aveva bisogno, solo se gli faceva comodo. E sono stato costretto a dirgli come mi sentivo e a raccontargli tutto quello che mi aveva fatto stare male. Così lui ha deciso di starmi vicino." Sospirai "volevamo entrambi rimediare a tutto, ricostruire la nostra amicizia. E dopo che gli ho parlato Manuel si è solo preoccupato per me, voleva semplicemente aiutarmi, lasciare che mi sfogassi con lui, assicurarsi che stessi bene. E si è trasferito da me"
Mi resi conto solo in quel momento di avere gli occhi leggermente lucidi. Parlare di Manuel mi faceva questo effetto.
"Ci deve tenere molto a te" commentò in risposta a Pietro
"Suppongo di si, anche se a volte mi sembra l'esatto opposto. Comunque tranquillo, tra noi non ci sarà mai nulla: Manuel è stato anche fin troppo chiaro su questo concetto, quando gli avevo fatto capire che mi piaceva , e io ormai l'ho superata del tutto. Non mi fa più effetto" mentre pronunciavo quelle parole sapevo che non era del tutto vero, che effetto un po' Manuel me lo faceva ancora. Ma ci stavo lavorando. Ormai non ero più interessato a lui, non in quel senso. Non provavo più i sentimenti di prima, questo era vero. Anche se ero consapevole di aver sminuito la cosa con Pietro. Comunque lui parve sollevato e annuì, senza dire nulla.
Continuammo a mangiare e l'appuntamento andò benissimo, tanto che accettai di andare a casa sua, quando uscimmo dal ristorante. Realizzai che Pietro mi piaceva. E l'incazzatura per la storia di Carlo mi era passata, sebbene non avessi dimenticato la faccenda.
Scrissi a mio padre dove mi trovavo, per non farlo preoccupare, poi misi il silenzioso e mi godetti il tempo con quel ragazzo biondo che forse stava riuscendo a farmi dimenticare di Mimmo. Forse era l'inizio di un qualcosa di bello, finalmente. Forse.

Dammi un bacio ja - Simone e ManuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora