III

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SIMONE'S POV
Mi svegliai sul materasso a terra, come mi ero addormentato la sera prima, solo che mi resi conto che su quel materasso ci era finito anche Manuel. Mi alzai piano, cercando di non svegliarlo. Avevamo dormito vestiti come il giorno prima e puzzavamo entrambi di alcol e sudore. Decisi di farmi una doccia per svegliarmi e rinfrescarmi un po'. Quando uscii Manuel stava ancora dormendo. Decisi di preparare la colazione e cucinai degli ottimi pancakes per tutti. Mio padre si svegliò tardi e fu piacevolmente sorpreso.
"Sei di buon umore vedo" disse mentre si sedeva al tavolo. "Come è andata ieri sera?"
"Bene, ora però sono un po' stanco, ti racconto dopo, va bene?" lui annuì.
Dopo colazione tornai in camera e mi misi alla scrivania: dovevo iniziare i compiti delle vacanze.
Mentre studiavo con le cuffiette non mi accorsi che a un certo punto Manuel si era svegliato.
"Buongiorno eh" disse solo. Lo guardai.
"Ciao" risposi. "Perché sei venuto sul materasso stanotte?" chiesi poi.
Pensavo si sarebbe innervosito credendo che dietro a quel gesto io ci avessi visto qualcosa di più, ma non fu così.
"Il tuo letto è scomodo e non riuscivo a dormire" rispose infine. Poi si alzò e andò in cucina. 
La spiegazione non quadrava molto, perché come poteva essere un materasso appoggiato per terra più comodo del mio letto? Decisi di sorvolare.
Dopo mezzoretta tornò in camera e mi chiese: "Li hai fatti tu i pancakes?"
"Si, perché?"
"Erano buoni, grazie per la colazione" fece una pausa. "Senti ma non è che c'hai dei vestiti da prestarmi? Voglio famme na doccia e cambiamme che puzzo de alcool e fumo"
"Si, guarda nell'armadio" dissi, senza nemmeno distogliere lo sguardo dal mio libro di matematica.
Manuel prese un paio di jeans e una polo a strisce bordeaux e blu, andò in bagno a farsi una doccia e cambiarsi e poi venne vicino a me, con i capelli ancora bagnati che gocciolavano dappertutto.
"Ao Simò te posso fa na domanda?"
"Dimmi"
"Ma chi è sto ex di cui hai parlato a Pietro?"
"E te che ne sai?"
"Ieri l'amico tuo è venuto a parlarmi" fece un sospiro e poi continuò: "gli ho detto che l'ho trattato male perché ero nervoso a vede che ce provava co te, perché hai sofferto tanto.." ammise infine.
Non me lo sarei mai aspettato. Manuel non era così protettivo con me da un bel po' di tempo, ma ero convinto che quella volta fosse stata colpa dell'alcool.
"Poi lui me ha chiesto se c'entra l'ex tuo, ma non ho capito de chi parlava" non sembrava arrabbiato, anzi. Preoccupato più che altro, ed era sincero con me, stavamo finalmente parlando seriamente per la prima volta da un bel po' di tempo.
"È - è Mimmo" a sentire quel nome Manuel parve infastidito.
"Stavate insieme?" chiese piano.
"Si diciamo di sì" a quel punto Manuel sembrò un po' offeso e il suo sguardo si spense un pochino. Non pensavo che sarebbe potuto rimanerci così male.
"Ah io- non lo sapevo Simò, perché non me hai detto nulla scusa?" e la delusione nei suoi occhi si trasformò in fastidio.
"Non mi sembrava ti interessasse, non ti sei manco accorto che sono stato male per lui" ora mi stavo innervosendo anche io.
"Che ha fatto quel Napoli der cazzo Simò? Dimmelo che aspettavo solo na scusa per menarlo a quell'avanzo de galera"
ancora con quel cazzo di 'soprannome', mi faceva incazzare, e non poco.
"Ebbasta Manuel, finiscila. Scemo io che pensavo di potermi finalmente confidare senza che te facessi ste scenate"
"Vabbè scusa Simò non te se po di nulla, dimme che è successo, Pietro m'ha detto che è dovuto andare via, perché?"
"Lo sapresti se non fossi stato troppo occupato a stare a cuccia con Nina, sai? Pensavo di poter sistemare le cose tra noi ma evidentemente no, visto che prima fai il protettivo e poi te incazzi per ste cavolate" dissi sempre più innervosito e con fare accusatorio. Poi mi alzai e mi diressi verso l'uscita della stanza, volevo solo che Manuel se ne tornasse a casa sua, ma non potevo certo cacciarlo, quindi decisi di andarmene io.
"Che vor di Simò? Sistema' tra noi che?" mi chiese quando fui alla soglia della porta.
"Vor di quello che ho detto. Mi sono rotto il cazzo di starti sempre appresso mentre te mi scrivi solo quando ti fa comodo. Mo devo andare, ciao" e detto ciò uscii da quella stanza e poi da quella casa, salii sul mio motorino e partii senza una meta precisa. In realtà una metà mi venne in mente: misi l'indirizzo che mi aveva dato sul navigatore e mi diressi verso casa di Pietro, sicuro di trovare conforto in quel ragazzo biondo che mi pareva un angelo.

Dammi un bacio ja - Simone e ManuelDove le storie prendono vita. Scoprilo ora