SIMONE'S POV
Manuel aveva deciso di restare da me e non capivo il perché. Non che mi dispiacesse, anzi. Nonostante fossi ancora incazzato con lui era bello aver qualcuno con cui parlare tranquillamente, sapendo che non mi avrebbe giudicato.
Certo, Pietro era sempre disponibile e gentile, e mi aveva ascoltato e ospitato volentieri quando ero andato a casa sua senza preavviso, ma mi sentivo in colpa a parlare con lui di Mimmo. Con Manuel invece era diverso, perché eravamo semplicemente amici, quindi potevo parlare del fatto di essere ancora innamorato di Mimmo senza che lui si offendesse.
Comunque avevamo deciso che io avrei dormito sul mio letto e Manuel sul materasso per terra, per evitare che si ripetesse l'episodio della notte scorsa, quando Manuel era finito a dormire sul materasso con me. In realtà non mi aveva dato particolarmente fastidio, ma a quanto pare lui aveva ancora paura di me e dei miei sentimenti. Mi chiesi se saremmo mai potuti essere amici senza complicazioni: senza casini con Sbarra, senza altri sentimenti a complicare tutto, senza segreti o parole non dette. Senza che lui avesse paura di ferirmi. Senza che io avessi paura di soffrire ancora.
Quella mattina quando mi svegliai Manuel si era già alzato e si stava facendo una doccia. Uscì qualche minuto dopo con solo un asciugamano intorno alla vita. Cercai di non guardarlo perché sapevo che se lo avessi fatto sarei rimasto incantato e Manuel avrebbe pensato che io provassi ancora qualcosa per lui. Tenevo lo sguardo basso, ma sentivo i suoi occhi puntati su di me.
"Ah sei sveglio, scusa me vado a cambià in bagno" disse dopo qualche secondo. Come se non avessi già visto tutto del suo corpo. Ma era successo da ubriachi, quindi non contava.
"No tranquillo ti lascio la camera, prendi pure i miei vestiti" e detto ciò uscii dalla stanza e andai a fare colazione.
Poco dopo lui mi raggiunse, con i riccioli ancora gocciolanti che gli ricadevano sul viso. Aveva indossato un paio di jeans e una delle mie camicie, era strano vederlo così, ma stava benissimo. Dovevo ammettere che lo trovavo ancora molto bello.
Dopo aver mangiato una brioche in silenzio io tornai in camera per studiare, ma mi arrivò un messaggio da PietroPietro
Ei Simo
Stasera io e i miei amici andiamo in un locale zona Trastevere, te va di venire?Ci pensai su. Volevo dirgli subito di sì, ma mi dispiaceva lasciare Manuel da solo dopo che era restato a casa mia per starmi vicino. Però ero ancora arrabbiato con lui per la scenata che mi aveva fatto. Si era davvero incazzato perché non gli avevo parlato di Mimmo, quando lui mi aveva ignorato per mesi? Ma con che coraggio? E poi uscire sarebbe stata una bella occasione per distrarre la mia mente da Mimmo, che era sempre un pensiero fisso.
Tu
Certo. A che ora?
Pietro
Se me mandi l'indirizzo te passo a prende alle dieci❤️Scrissi velocemente l'indirizzo di casa mia e poi misi giù il telefono. Anche se era con i suoi amici, quello aveva proprio l'aria di essere un appuntamento. Insomma, lui che mi sarebbe venuto a prendere a casa, il cuore a fine messaggio... mi stavo spaventando. Pietro mi piaceva, era molto carino, simpatico, divertente, dolce, ma non ero pronto a pensare a lui come qualcuno con cui uscire a tutti gli effetti, come una frequentazione. Pensai che la mia mente stava correndo troppo: infondo mi aveva solo chiesto di unirmi a lui e ai suoi amici per un uscita, senza alcun tipo di impegno. Inoltre se mi stavo facendo così tante paranoie per lui, forse non mi era così indifferente, no? Non ebbi modo di approfondire i miei pensieri perché Manuel entrò in camera mia.
"O Simò che c'hai? Hai na faccia"
"Nulla è che - Pietro mi ha chiesto di uscire con lui e i suoi amici stasera, non so cosa pensare" risposi sinceramente. Non volevo fare alcun giochetto con Manuel, solo essere sincero e parlare con lui. Era questo il bello della nostra amicizia: poter parlare di qualsiasi cosa senza paura di essere giudicati. O almeno prima era questo il bello. Ora non lo sapevo più. Eravamo ancora veramente amici? Non lo sapevo. Il nostro rapporto si era rovinato e avevo paura che il danno fosse ormai irreparabile.
"Che devi pensà Simò? Gli interessi e te ha chiesto de uscì non ce vuole na laurea"
"E dovrei andare?"
"Che ne so io? Fa un po' come te pare" se non fosse stato Manuel Ferro avrei pensato che dietro a quelle parole ci fosse una leggera nota di gelosia.
"Se devi ricominciare co ste scenate te ne puoi pure tornare a casa, non ti ho chiesto io di rimanere con me, anzi"
"Che te do fastidio? Finora hai continuato a dì che te trascuro, mo che voglio statte vicino te lamenti pure?"
"Un po' tardi non credi? E poi sei qui solo perché mi sono lamentato, tu non ti saresti mai accorto di come stavo veramente"
"Simò me dispiace ok? Però mo sto qua, e penso che ci dovresti andare stasera fuori con Pietro"
"Non te da fastidio che te lascio qua?"
"Ma va Simò, ne approfitto per chiarire con Nina" detto questo lui si posizionò di fianco a me, che stavo seduto alla scrivania e stavo ricominciando a studiare.
"Ma studi sempre te?"
"Fatte i cazzi tua" risposi abbozzando una risata
"Eddai Simò non puoi sta qua sui libri tutto il giorno. Famo qualcosa che sennò me sale la depressione"
"E che vuoi fa?"
"Usciamo da sta casa e annamo a fare un giro. Ce sono un bel po' de cose che me devi dì"
Non chiesi nemmeno a cosa si riferisse, lo sapevamo benissimo entrambi. Voleva che gli raccontassi di Mimmo.
Mi vestii in fretta e uscimmo di casa senza nemmeno avvisare Dante, che stava ancora dormendo. Salimmo sulla mia moto e partii, senza una meta precisa, perché non sapevo dove Manuel volesse andare
"Andiamo al Colosseo e facciamo un giro li?" mi propose lui a un certo punto. Accettai.
Una volta arrivati nessuno dei due voleva camminare e ci sedemmo su una panchina.
In un'altra situazione mi si sarebbe fermato il cuore, sarei impazzito. Non fu quello il caso. Restammo entrambi seri, in silenzio per un po' di tempo.
"Allora.." iniziò Manuel "come è iniziata tra voi due?"
"Se devo essere sincero non lo so. Ho iniziato ad aiutarlo a ritirare dei soldi da alcuni locali e a portarli alla moglie di Molosso. Poi Mimmo ha scoperto che la moglie lo tradiva e dopo poco anche Molosso lo ha saputo ed è andato fuori di testa. Ha ordinato a Mimmo di accompagnare un tipo a uccidere l'amante, quindi ho chiesto aiuto a mio padre..." mi interruppi
"Forse sarebbe stato meglio non farlo. Mimmo non sarebbe andato in protezione testimoni e in qualche modo avremmo risolto lo stesso" guardai Manuel, la situazione con Mimmo mi ricordava inevitabilmente il casino con Sbarra
"Ma che sei scemo? Se non avessi chiesto aiuto a tuo padre Mimmo ora sarebbe bello che morto, altro che protezione testimoni. Hai fatto la cosa giusta Simò" mi guardò, e pareva anche lui pensare agli avvenimenti di due anni prima.
"Te ricordi quando me hai aiutato con Sbarra? Eri entrato tu nel giro pur di far uscire me" disse abbozzando un sorriso.
Ci fu un istante di silenzio, perché non risposi nulla ma mi limitai ad annuire e sorridere con malinconia. Dov'era finita la complicità che ci univa a quei tempi?
"Me sa che c'hai un debole per i criminali Simò" scherzò lui per smorzare la tensione che sentivamo accumularsi, e io risi. Tuttavia ricordare di due anni prima significava far riemergere anche tutto il dolore che avevo provato. Manuel che mi aveva urlato contro cose orribili, io e mio padre che non facevamo altro che litigare, io che avevo scoperto di avere un fratello gemello ormai morto... tutto ciò mi aveva portato a tentare di togliermi la vita e ora questo ricordo mi fece svanire il sorriso. Manuel se ne accorse e parve capire.
"Scusami" disse solo.
Lo guardai e cercai di sorridere, ma doveva essere ovvio che non riuscivo a smettere di pensare a quel periodo, perché Manuel mi disse: "Se vuoi parlarne io ci sono. È stata tutta colpa mia e anche se abbiamo chiarito so quanto ti ho fatto soffrire e me dispiace. Vorrei rimediare."
"Mio padre voleva mandarmi dallo psicologo. Io mi sono rifiutato, ma a volte penso che forse mi farebbe bene. Ho bisogno di parlare ma non so con chi potrei farlo."
"Ce sto io se vuoi. Davvero."
"Scusa Manuel ma dopo tutto quello che è successo... non so se mi va di parlare con te di come mi sento e di quello che provo..." non lo dicevo con cattiveria, solo che avevo paura di essere giudicato.
"Tranquillo Simò lo capisco, sono stato un po' una merda con te. E ogni giorno me ne pento. Se vuoi però te posso accompagna io dallo psicologo: ti aspetto fuori e poi facciamo un giro"
"Manuel ma mica ci dovrò andare solo una volta, sarà una cosa settimanale"
"Si lo so Simò, intendevo che te posso portà io ogni settimana. Andiamo in moto e poi te riaccompagno a casa se non vuoi fare un giro" lo guardai: non mi aspettavo facesse qualcosa del genere solo per starmi vicino. Sorrisi e annuii.
"Grazie comunque" mi disse lui rompendo il silenzio che si era creato.
"E di che scusa? Sono io che dovrei ringraziare te, sei gentile a volermi accompagnare dallo psicologo"
"No dico grazie davvero per.. per tutto ecco. Ce sei sempre stato per me: quando ero nei casini con Sbarra e quando ho scoperto chi è mio padre. Ma grazie soprattutto perché me stai dando na seconda chance" non risposi.
Restammo per un po' fermi in silenzio, poi Manuel appoggiò la sua testa sulla mia spalla. Lo fece con una tale naturalezza che dentro di me si scatenò un vortice di emozioni. Perché lo stava facendo? Che significava quel gesto? Non capivo nemmeno come mi sentissi a riguardo in quel momento: ero felice? A disagio? Spaventato? Sorpreso? Infastidito? No, quest'ultima opzione decisamente no.
Involontariamente contrassi un pochino la spalla e Manuel se ne doveva essere accorto, perché si staccò subito.
"Scusami io volevo solo..." cominciò a dire, ma lo interruppi: "Tranquillo, è una cosa normale tra amici" cercai di rassicurarlo e fargli capire che non avevo frainteso.
"Ho un po' fame" cambiò discorso lui "annamo a mangiare qualcosa?"
"Ma è a malapena mezzogiorno" replicai
"Ao se non hai fame me puoi guarda mentre magno" disse e si alzò dalla panchina.
Lo seguii dentro una paninoteca, ma io non avevo un granché fame, quindi non ordinai nulla. Lui invece prese un panino con prosciutto e formaggio.
"Ora però torniamo a casa, devo seriamente studiare" Dissi quando finì di mangiare. Manuel inizialmente provò a protestare, ma alla fine mi seguì in vespa.
Appena rientrammo a casa vidi mio padre in cucina, che mi chiese: "Dove siete stati?"
"A fare un giro, abbiamo già pranzato" risposi io
"Ah, la nonna ha preparato lo spezzatino... vorrà dire che me lo mangerò io"
"Comunque volevo parlarti pa'" e diedi un'occhiata a Manuel per fargli capire di lasciarci soli. Lui afferrò e andò in camera mia.
"È successo qualcosa?"
"Nono tranquillo, solo che... beh ho deciso di andare da uno psicologo, penso di avere bisogno di parlare con qualcuno"
"Ah, sono contento di questa tua scelta, ma va tutto bene?"
"Si sta tranquillo"
"Ok, allora parlerò con la signorina Basaglia per prendere appuntamento"
Quando mio padre finì di parlare salii in camera e mi misi alla scrivania, mentre Manuel restò sdraiato sul mio letto dicendo che a vedermi studiare gli veniva voglia di buttarsi dal balcone.
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Dammi un bacio ja - Simone e Manuel
Fiksi PenggemarStoria ambientata in seguito alla seconda stagione della serie "Un professore" Simone pensa ancora continuamente a Mimmo, ma cerca di distrarsi facendo nuove conoscenze. Manuel è molto preso dalla relazione con Nina e, nonostante si accorga di aver...