Buonanotte professoressa

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<<Come ti definisci?>> chiede la dottoressa. Sì, dopo il piccolo imprevisto in pratica tutti, hanno insistito che venisse una psicologa qua e facesse dieci sedute.

Alla domanda "come ti definisci?" mi scatta subito un'idea nella testa. Vorrei davvero prendere queste sedute seriamente ma non ci riesco.

Ho degli occhiali da sole sulla testa, anche se fuori diluvia... Questo dice già tanto...

<<Semplicemente iconica>> dico abbassando gli occhiali. Mi guarda sconcertata, credo che sta per avere un esaurimento nervoso.

<<Okay... Andiamo avanti, cosa ti spinge a compiere atti di questo genere?>> domanda, <<Me stessa>> ribatto.

<<E dall'altra parte, cosa ti impedisce di commetterli?>> continua, <<Il codice penale>> mormoro indifferente.

<<Tu sei malata, lo sai vero?>> diventa d'un tratto seria, <<Ne sono pienamente a conoscenza>> dico sciallata, <<Non provi il desiderio di curarti?>> chiede stupita, <<Io mi vado altamente bene così. Dite di essere sempre noi stessi e poi mi dite di curarmi, perché allora? Io sono me stessa così>> rispondo.

Si alza di scatto. <<Ma davvero? Incredibile>> dice alterata, no più esaurita.

<<Quindi non te ne interessa nulla...>> deduce, <<Praticamente è così>> le do ragione. In uno scatto di rabbia, scaraventa la sua cartellina al muro.

<<Non puoi fare sul serio Colette! Perché sai benissimo che un giorno, magari quando avrai la mia età sarai ridotta a un corpo vuoto, inerme e che non sa neanche di vivere>> sbraita, <<È questo che vuoi, eh?>> sbotta, <<Non succederà>> rispondo sicura, <<Ci sono delle persone che mi vogliono aiutare>> aggiungo... Il mio pensiero va a Sorin.

<<No Colette, ti sbagli... Nessuno ti vuole aiutare>> continua a urlare, <<Si calmi>> riesco a dire, <<Calmarmi? Io? Siamo a cinque sedute e io sto uscendo completamente di testa... Per colpa tua, per colpa delle tue risposte del cazzo e di tutto il casino che hai in testa>> mi incolpa, <<Adesso è lei che ha bisogno di uno psicologo>> rido, <<Io avrò bisogno di uno psichiatra appena avrò finito con te>> ribatte togliendosi gli occhiali.

La mascella mi cade a terra, questo è un colpo sotto la cintura per me.

<<Professoressa Bianchi>> sussurro, <<Sì Colette, sono io. E guardami, sono così diversa>> ride, è nervosissima, <<Anche tu sei diversa... Tipo tutti quei tagli non me li ricordavo, quegli occhi così accesi di luce sinistra non me li ricordavo, quando ghigni sembri pazza... Anzi no, lo sei>> cerca di offendermi.

<<Non credevo che tu potessi sviluppare la tua capacità di parlare>> ridacchia, <<Professoressa, ma tutto bene?>> chiedo, <<Ovvio che no. Ho a che fare con tre psicopatici tutti i santi giorni, sono al confine e non potrei esserci, e soprattutto ti ho rivista e... E, ho scoperto che non ti interessa nulla del tuo stato mentale>> risponde. No, no e ancora no. Lei non è esaurita, è andata completamente fuori.

<<Mi hai cercata. Tu hai provato a cercami>> incomincio, <<Sì, l'ho fatto. Per dirti come si viveva meglio, tuo fratello sorride tutti i giorni, tua madre viene ai colloqui tutte le settimane, le tue compagne parlano liberamente>> racconta e dentro di me si spezza qualcosa.

<<Colette, tu non sei una bambina. O sei ancora quella bambina che mi ha supplicato di accoglierla in casa e donarle un letto per una notte?>> chiede, <<Sì, sei ancora quella bambina>> si risponde da sola.

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