Capitolo dodici

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"Non conosceva la ragionevolezza,
o era ostinata come una
bambina o era piena di dolcezza
come una bambina."
Philip Roth~


Blake's Pov
La verità era che vederla piangere come una disperata non mi era piaciuto, affatto, sentì di voler picchiare qualcuno.
Ora volevo assicurarmi che stesse bene al cento percento, ma la ragazzina aveva un talento naturale nel farmi girare i coglioni come una trottola.
Le avevo mandato un messaggio prima di uscire, ed avevo preso le caramelle dalla credenza di casa. A mia discolpa potevo dire che mi capitava spesso di avere mal di gola.
«Cosa sei un cane da tartufo?».
«Te la sarai tenuta bella stretta, sembra che tu ti sia messo il profumo da donna prima di uscire», il tono di sarcasmo che utilizzava mi mandava in bestia, allo stesso tempo, mi divertiva che lei pensasse che io avessi fatto qualcosa con Jennifer, quindi non le avrei rivelato che in realtà avevo cercato di levarmela di dosso tutta la serata. Credeva fossi il suo giocattolino, che schifo.
La bionda pensava di avere l'esclusiva e la figa d'oro, me n'ero andato appena Alex e Jackson avevano cominciato a non capire più un cazzo.
«In ogni caso non è quello il punto» continuò prendendo il tabacco.
«E quale sarebbe il punto principessa?» le dissi, ero ancora inginocchiato davanti a lei e mi tenevo sulle sue gambe.
«Il punto sarebbe, Hyde, che non voglio essere controllata. Soprattutto da uno sconosciuto».
«E lo sconosciuto sarei io?» risi ma di divertente ci trovavo ben poco, com'eravamo finiti a fare questa discussione?
«Beh si. Tu sai qualcosa sul mio conto», accese la sigaretta che io mi curai di rubarle e portare alle labbra. Mi alzai di poco per avvicinarmi a lei che mi guardava in cagnesco.
«Oh quindi vorresti conoscermi?» dissi prendendole il viso dal mento con la mano libera, lei storse in naso per la nuvola di fumo che le feci arrivare in faccia, ma continuava a guardarmi negli occhi, con i suoi che scintillavano di sfida ogni volta che discutevamo. Forse non se ne rendeva conto, ma io si, notavo anche i minimi particolari di questa fottutissima rossa, perché se non mi impegnassi nel farlo lei cercherebbe di farmi vedere solo la ragazza piena di tatuaggi che regala sorrisi a tutti. Ed io non ero tutti.
Quando fu sul punto di ribattere, bussarono alla porta.
«Aspettavi qualcuno? Per questo non volevi che ti controllassi?» dissi mollandole il viso.
«Non sto aspettando nessuno, e mia madre è fuori città», aggrottai le sopracciglia, Aron si alzò dalla cuccia e camminò verso la porta, io feci lo stesso e lentamente la aprì.
Davanti, mi ritrovai la faccia di cazzo di Jackson.
«Lo sapevo!» si girò verso gli altri: Alex, sua sorella e lo strambo. Mi sorpassò andando verso Heather, i tre dietro di lui non si trattennero nel lanciarmi sguardi ammiccanti, ma ero troppo concentrato a guardare Jackson che abbracciava Heather sollevandola da terra e facendola oscillare da una parte all'altra.
Ma che cazzo.
«Miller piano!» ordinai, «Che cazzo ci fate qui?» mi rivolsi al resto della combriccola.
«Che ci fai tu qui» rispose Tessa guardandomi con un sopracciglio alzato, assottigliai gli occhi, la sorella di Alex non mi era mai piaciuta.
«Non ti trovavamo, Tessa e Joon volevano vedere come stesse Heather e Jackson diceva di avere un sesto senso che gli diceva di venire qui».
«Il sesto senso non sbaglia mai amico» disse mentre ancora abbracciava Heather, i miei occhi caddero sulle sue mani ancora poggiate sui fianchi della ragazzina.
Portai la sigaretta alle labbra tirando fino a riempirmi i polmoni, era proprio in quel momento che mi accorsi di aver fatto una stronzata. Si sedettero tutti sul divano cominciando a parlare, lei rideva in continuazione e da un lato fui felice di questo, dall'altro mi chiedevo che cazzo ci fosse da ridere. Mi ero seduto sul bracciolo della sua poltrona ma da quando erano entrati quei quattro non ci eravamo rivolti la parola neanche una volta.
«Jennifer la cercava come un'ago in un pagliaio, signor Johnson» se ne uscì Alex, ed io non capivo se lo facesse apposta, o se fosse semplicemente così maligno.
Vidi un sorrisetto spuntare sul viso della ragazzina, pensava di aver ragione.
Peggio che andar di notte.
Alzai gli occhi al cielo incapace di sopportare le chiacchiere che si erano alzate dentro quel salotto, mi misi al cellulare sbrigando alcune cose per lavoro staccandomi completamente dalla conversazione, fin quando una manina non mi tirò la manica riportandomi alla realtà.
Mi girai di scatto verso di lei che mi guardava paziente, «Jackson sta parlando con te, Jekyll».
Questa cosa dei nomignoli non mi era mancata affatto, ma quando mi chiamava Jekyll era un buon segno, voleva dire che lei in quel momento non stesse cercando di sfidarmi o infastidirmi in alcun modo, una specie di pace momentanea.
«Che vuoi?» dissi verso il biondino.
«Vieni alla festa di Halloween quest'anno?»
Cazzo speravo che quest'anno non me lo chiedessero, non ho mai partecipato a nessuna di quelle stupide feste di Halloween piena di disagiati travestiti. Si facevano sempre le stesse cose, sempre la stessa casa in culo ai lupi di un figlio di' papà -tra l'altro sempre lo stesso- sempre le stesse persone, sempre gli stessi costumi squallidi.
«Ti sembra che io abbia quattordici anni? O che abbia voglia di travestirmi?».
«Staresti benissimo travestito da stronzo Blake, anche se lo sei tutto l'anno.» rispose il caro e dolce Jackson facendo ridere gli altri carissimi.
Finsi il più dolce sorriso che potevo, e risposi: «Tu staresti benissimo con la faccia spaccata, vuoi provare?», mi alzai da quella poltrona portandomi una sigaretta all'orecchio.
«Uhh, permaloso il ragazzo» parlò lo strambo mentre mi dirigevo alla porta finestra della ragazzina.
Uscì lasciandomi le chiacchiere di quei cinque alle spalle, l'aria fresca mi fece sospirare, mi sedetti sui gradini della veranda con lo sguardo rivolto al cielo, alla luna.
La luna le somigliava tanto, da quando se n'era andata non facevo altro che pensare a lei quando la guardavo, lei mi aveva abituato a farlo, diceva sempre "la notte porta consiglio" ed io non ho passato una sola fottuta notte tranquilla da quando è morta. A distrarmi dai miei pensieri è Aron, che mi butta la sua palla da rugby giocattolo sui piedi, sorrido pensando a quello che la ragazzina mi disse qualche giorno fa:

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 11 ⏰

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