Capitolo 2.

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<<Ho girato con la macchina per più di venti minuti per trovarli>>


La voce di suo marito Do-hyun destò Min-jee dalla stanchezza e dal torpore che solo le prime ore del post-parto possono dare. L'uomo poggiò il sacchetto che teneva in mano davanti alla moglie e si lasciò cadere sulla poltrona di fianco al letto della stanza d'ospedale in cui si trovavano.


<<Ti ricordo che ho appena partorito una bambina di quasi quattro kili!>> rispose la donna. Entrambi risero.

Era un gran giorno per la coppia, la gravidanza aveva portato con se un gran numero di preparativi e un continuo via vai di amici e parenti che venivano a congratularsi con loro. Nonostante la spaziosa stanza del reparto fosse pensata per ospitare molte persone Min-jee era stata chiara: Niente visitatori. Nella stanza erano ammessi solo suo marito e la sua figlia più grande, Ye-bin, tutti gi altri avrebbero potuto farle visita una volta tornati a casa.


Il pungente odore di disinfettante tipico degli ospedali venne, per un istante, sovrastato da quello del Kimpap che aveva portato Do-hyun. L'ambiente era luminoso e arieggiato, le grandi finestre si affacciavano sul giardino dell'ospedale e le persone, viste da lassù, sembravano in un grande formicaio, ognuna di loro aveva qualcosa da fare o un posto da raggiungere, era un ospitale molto frequentato, in fin dei conti era il migliore di Seoul.


Era stato il marito ad insistere perchè Min-jee partorisse nel migliore ospedale di Seoul: l'Asan Medical Center. Per lui era importante che la moglie avesse ogni comfort e che la equipe medica fosse di prim'ordine. Certo, era costoso, ma per loro i soldi non erano mai stati un problema. Non aveva senso opporsi, quando Do-hyun voleva una cosa era quasi impossibile farlo desistere, era stato così anche per il prestigioso lavoro che svolgeva. Lo voleva e l'aveva ottenuto, per lui era tutto così semplice. Era dotato di un carisma sorprendente e sapeva come prendere le redini della situazione.


<<vado a prenderla alla nursery>> Disse lui radioso. Min-jee lo guardò attentamente, lo trovava molto bello nonostante la camicia stropicciata e il viso visibilmente stanco, era rimasto con lei durante tutto il travaglio.


In un attimo Do-hyun tornò con la culla. Entrambi i genitori guardavano sognanti l'esserino addormentato davanti a loro. L'aria era carica di speranze e aspettative, quelle tipiche di ogni genitore che si chiede che tipo di persona diventerà il proprio figlio.


<<dov'è Ye-bin? Era così emozionata di conoscere la sorellina>>


<<non preoccuparti Min-jee, ho chiesto alla tata di portarla qui dopo l'asilo, dovrebbe arrivare a momenti ormai>>


E aveva ragione, pochi minuti dopo una bambina dai lunghi capelli neri e dagli scuri occhi a mandorla entrò nella stanza come una furia, guardando da una parte all'altra in modo frenetico.


<<dov'è la sorellina?>>

chiese con la sua vocetta squillante. Do-hyun prese in braccio la bambina e la avvicinò alla culla.

<<vieni scimmietta, te la presento, lei è Ye-sol ed è la tua sorellina>>


La più grande esitò un istante e poi accarezzò la guancia alla piccola. Ye-bin in quel momento pensò che fosse la sorellina più bella del mondo, le voleva già un gran bene.


Min-jee aveva gli occhi lucidi, quel quadretto familiare la rendeva grata e orgogliosa, aveva tutto cio che si potesse desiderare: suo marito aveva un bel lavoro, vivevano in una bella casa e aveva due splendide figlie, la sua vita non avrebbe potuto essere migliore. Anche lei aveva avuto una promettente carriera molto tempo fa, era un ottimo avvocato, ma la gravidanza improvvisa di Ye-bin l'aveva costretta a rinunciare alla sua amata professione. Eppure lei si sentiva piena ed appagata più che mai adesso che le cose più importanti per lei erano li davanti, avrebbe voluto congelare quel momento per sempre. Quell'istante idilliaco finì quando la neonata cominciò a piangere.

<<ora basta Ye-bin, torneremo domani, per adesso la mamma e la sorellina devono riposare>>

Disse Do-hyun, diede un dolce bacio sulla guancia della moglie e le rivolse uno sguardo comprensivo.


<<ma io non voglio andare a casa! Voglio stare con la sorellina!>> protestò Ye-bin puntando i piedi.


<<lo so tesoro, però ti prometto che torneremo domani e che quando la porteremo a casa potrai stare con lei tutto il tempo che vorrai>>


La più grande piagnucolò ancora un po' finchè non si arrese. Min-jee sapeva che le proteste si erano verificate anche perchè sua figlia sentiva la mancanza della mamma, infatti la abbracciò forte prima di lasciare che entrambi lasciassero la stanza. La neonata piangeva ancora così la prese in braccio e cominciò a cullarla intonando una melodia senza parole che sua madre cantava a sua volta come ninna nanna quando era piccola, dopo poco la bambina si calmò e lei riuscì finalmente a prendere sonno, finora l'euforia della nascita era stata troppa e nonostante il madornale sforzo durante il parto, non era riuscita ancora a chiudere occhio. Ora era serena.


Morgan era confusa e spaventata, non riusciva a capire che cosa stesse succedendo. Intorno a lei tutti parlavano una lingua estranea e non aveva controllo del suo corpo, tutto quello che sentiva era l'umido delle sue stesse lacrime che le bagnavano le gote. Tutto si era svolto troppo in fretta.


"forse dopo l'incidente sono rimasta paralizzata o in coma"


Pensò Morgan, questo pensiero la terrorizzò ancora di più eppure non riusciva a darsi pace, cercava in tutti i modi di capire, di trovare una spiegazione razionale a quello che stava succedendo ma tutte le ipotesi che faceva le sembravano completamente assurde.

"voglio svegliarmi e scoprire che è stato tutto un incubo. Ho bisogno di mia madre"

ormai era impossibile per lei mantenere la calma e pensieri sempre più disperati avevano preso posto nella sua mente. Pensò a sua madre e sperò di non averla fatta preoccupare troppo. Appena si fosse svegliata le avrebbe chiesto scusa, si disse.


Era consapevole di essere in un ospedale, ne riconosceva l'odore del disinfettante, le aveva sempre dato la nausea. L'unica volta che era stata in ospedale fu quando a dieci anni una brutta caduta dall'altalena le procurò una corsa al pronto soccorso e un braccio rotto. Ricordava di aver odiato quell'odore penetrante mentre il dottore le metteva il gesso e anche mentre sua madre le diceva quando era stata fortunata che non fosse una frattura scomposta. Eppure c'era qualcosa in quella fragranza che gliela ricordava, sua madre, che era un'infermiera e quell'odore se lo portava addosso anche quando tornava a casa dopo un turno di dodici ore. Penny la sera si accasciava sul divano ed era così stanca persino per mangiare, ogni tanto, nelle notti più fredde, Morgan prendeva una coperta e gliela poggiava delicatamente addosso, le faceva molta tenerezza.


La durata dei periodi di veglia erano sempre molto brevi e lei era sempre molto stanca, sperava solo che finisse tutto al più presto. Doveva tornare in forze, sua madre e sua sorella aveano bisogno di lei, poi non poteva certo perdersi la cerimonia di inaugurazione per le matricole, non voleva subito dare nell'occhio come quella strana che manca al primo giorno, come avrebbe fatto a farsi degli amici, poi?Forse perchè stava pensando a sua madre o perchè sentiva che due braccia la stavano cullando, Morgan si addormentò.



Nasci, cresci, nasciDove le storie prendono vita. Scoprilo ora