10. End of beginning

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I feel it, another version of me, I was in it.
I wave goodbye to the end of beginning.
Goodbye. Goodbye...
Djo

LEIGHTON

Il mio corpo ha ripreso a funzionare a pieno regime. Mi sento impadronita di un'energia tale che più volte Lena mi ha domandato se avessi iniziato ad abusare di bevande energetiche a base di caffeina, visto che non bevo caffè perché non mi piace.

L'esempio più lampante della mia miracolosa ripresa è che riesco ad anticipare la maggior parte degli ordini di Savannah. Quindi, quando lei mi scrive, io ho già eseguito. Questo mi ha fatto guadagnare il bonus silenzio. Sono infatti tre ore che la casella postale non segna una nuova mail.

Sorrido soddisfatta mentre aspetto che Tricia finisca la seduta di prassoterapia. È sdraiata su un lettino e le sue gambe sono avvolte da cuscinetti gonfiati che la fanno sembrare parente dell'omino della Michelin. Le lenti scure degli occhiali da sole che indossa anche se siamo al chiuso mi rendono impossibile capire se oggi le giri bene o male. I coreani la stanno facendo penare così tanto che è stata obbligata a cedere al loro invito.

Ho quindi passato buona parte delle ore notturne a organizzarle il viaggio che la porterà in terra nemica per due mesi. Beh, non ho fatto solo quello, in verità.

Eppure, non si direbbe che ho dormito solo quattro ore, visto che non ho neppure un accenno di occhiaia.

Quando il bip della macchina avverte l'operatrice che le sue gambe sono state depressurizzate a dovere, la libera dell'imbracatura. Tricia si alza e io distolgo lo sguardo per evitare di soffermarmi sul suo perizoma zebrato. Meglio concentrarmi sulla fantasia leopardata del copriletto. Oggi ho avuto l'onore di entrare nella sua stanza da letto.

Dopo aver indossato l'accappatoio e cacciato l'operatrice, si rivolge a me. «Forza, Leighton. Sii celere. Sono in after e ho altre cosa da fare. Tipo scrivere un libro.»

Non esito neppure un secondo e inizio a parlare senza prendermi una pausa. «Ho acquistato il biglietto per la Corea e prenotato un appartamento nella zona più esclusiva di Seul. Come ti sei raccomandata, ti sembrerà di stare nel giardino dell'Eden, anche se in verità ti troverai in centro città. Perché? Beh, l'appartamento ha un concept green e un albero, vero» specifico perché io ancora faccio fatica a crederlo. «Posizionato proprio al centro dell'immenso soggiorno. Ma, non ti preoccupare, non ci sono insetti e non cadranno foglie. La chioma spunta in terrazza, il che, oh mio Dio, è uno spettacolo della natur...»

«Si può sapere cosa hai fatto?» mi chiede di punto in bianco e io mi interrompo.

«Non è di tuo gradimento? Mi hai detto che a contatto con la natura riesci a scrivere meglio, ma che non vuoi fare l'eremita in campagna, a maggior ragione se coreana, per non correre il rischio che dei coltivatori di riso.» Così li ha chiamati. «Vengano a bussarti alla porta. Ma se vuoi trovo qualcos'altro.»

«No» esclama secca. «L'albero va bene.»

«Okay.» La parola mi esce incerta. La osservo prendere posto sul letto e accendersi una sigaretta.

«Sei diversa» afferma dopo una lunga boccata. «Sono un po' di giorni che volevo dirtelo ma temevo che fossi gravida. Non lo sei, vero?»

«No, Dio, no!»

«Bene, meglio così. Sei quasi decente come segreteria. Allora cosa ti è successo?»

Sono più che confusa. «In che senso?»

«Leighton, sei stata un fantasma che si è aggirato depresso per un mese intero. Ho dovuto prendermi qualche antidepressivo per non lasciarmi trascinare dal tuo umore tetro e finire in terapia. Ora invece sembra che ti sia calata di qualche droga pesante, di cui ti prego di darmi il nome, in caso. Allora?»

Come l'odio per cui ti amoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora