11. Romantic homicide

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In the back of my mind, I killed you
and I didn't even regret it.
I can't believe I said it, but it's true.
I hate you!
d4vd




LEIGHTON

Sebbene qui in California abbiamo un concetto di inverno simile a quello di primavera, è innegabile sentire un profumo diverso nell'aria. Marzo è per finito e con lui anche la sanità mentale di Lena. Non l'ho mai vista in questo stato, neanche quando le piaceva quel giocatore di hockey che la sfruttava solo per farsi scrivere le caption dei post e aumentare i followers. Comodo uscire con un'esperta di social media e pagare in natura per i servizi.

Ex amico di Tastiera ancora la tortura con emoji criptiche e lei non smette di assillarlo di messaggi. Così, questa sera le ho sottratto il telefono, che giace ora nella profondità della mia borsa. Lo stesso che faceva lei con me quando mi disperavo perché il mio ormai ex fidanzato era con i suoi amichetti e non mi si filava. Fa male, vero? Vorrei chiederle, ma non mi piace vederla triste.

È sabato sera e siamo di fronte allo stand delle caramelle gommose, pronte a fonderci il cervello con gli zuccheri, durante le due ore di documentario. Ho in mano un sacchetto mezzo pieno, ma finché non strariperà non saremo soddisfatte.

«Quelle là?» mi indica delle caramelle dalla forma fallica gialla.

Il naso mi si arriccia in una smorfia. «Il solo vederle mi ricorda perché le banane non vanno tenute fuori dal frigo. Diamoci giù di jelly beans. Non deludono mai.»

Lena sembra convinta, Afferra la paletta e si volta verso di me. «Qualche gusto in particolare?»

I miei occhi le scrutano veloci. «Tutte tranne quelle verdi. Dicono che sappiano di coccola.»

Annuisce, pronta a eseguire. Ma, poco prima di girarsi, si blocca. I suoi occhi si sgranano e la bocca disegna un ovale poco rassicurante. «Non. Ti. Girare» mi sussurra pietrificata.

Non lo faccio. Non ho intenzione di muovere un solo muscolo ma poi lei mi afferra per le spalle, rischiando di colpirmi in testa con la paletta, e mi usa come scudo umano per nascondersi. Ma da chi?

«Leighton siamo sotto attacco.»

«Cioè?»

La sua testa fa capolino da dietro il mio corpo. «Ho visto Jamie.»

Quel nome mi riduce lo stomaco alla grandezza di una jelly bean gusto reflusso gastrico. «Ne sei sicura?»

Scrolla veloce la testa. «Riconoscerei quei capelli anche in mezzo a un esercito di irlandesi ubriachi.»

Sento crescere in me una strana sensazione. Soprattutto di disagio, sia perché Lena non sa niente e ho paura che potrebbe capire tutto solo da uno sguardo – quello mio, che rievoca tutte le volte che ho smesso di odiarlo a distanza solo per farlo in presenza - , sia perché lui potrebbe stare qui con chiunque. I suoi amici che non sopporto o peggio.

«Ti sarai sbagliata. Esistono anche altri ragazzi con i capelli rossi.»

Ne sono convinta e lo rimango fino al momento in cui Lena sbianca. Un solo nome le esce dalla bocca, pronunciato come se fosse la parola d'ordine per l'inizio dell'apocalisse. «Zack!»

Talmente è scioccata che capisco di dover prendere in mano la situazione. Le afferro la mano, le sottraggo la paletta, poso il sacchetto di caramelle sulla prima superficie disponibile e la trascino al sicuro dietro al camioncino. Con le teste una sopra l'altra che sbucano dal muso, analizziamo la situazione.

«Eccolo là! Lo vedi?»

I miei si occhi si muovono e, non appena si posano su quel manto rosso, vorrei cavarmi i bulbi oculari per non scontrarmi contro il muro della realtà dei fatti. Lena ha ragione, sono proprio loro. Dall'altra parte del piazzale, poco distanti dal parcheggio, Topolino è impegnato a parlare con il diavolo in persona.

Come l'odio per cui ti amoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora