Capitolo 1

127 14 41
                                    

"La vita è quello che ti accade, mentre sei impegnato in altri progetti". (Frase contenuta nella canzone "Beautiful boy" di John Lennon).

Erano le otto del mattino e quella domenica sembrava uguale a tutte le altre. Apparentemente, poteva sembrare una di quelle noiose giornate senza impegni particolari, con le lasagne previste per pranzo. Eppure, sin dal mio risveglio, avvertii che qualcosa non andava. Poteva essere un terremoto, la caduta di un meteorite o una cattiva notizia.

Gridai a gran voce un "ciao", ma nessuno rispose. "Mamma? Papà? Ci siete?" chiamai ancora. Inspiegabilmente, in casa non c'era nessuno. Non mi sembrava normale che fossero assenti, e, inoltre, non sapevo nemmeno dove fossero. Ma ciò che mi turbava di più non era tanto la loro assenza, quanto la sensazione che qualcosa di brutto stesse per succedere.

Mia madre mi diceva spesso che avevo il dono di intuire in anticipo cosa stava per accadere e che avrei dovuto sempre fidarmi del mio istinto. O forse perché non ho mai amato gli imprevisti.

Tutte le luci in casa erano spente, tranne quella dell'angolo soggiorno destinato alla lettura. Probabilmente mamma o papà l'avevano dimenticata accesa quando erano andati a letto. La poltroncina accanto giaceva sul pavimento ribaltata sullo schienale e la consolle vintage vicino la trovai con i cassetti aperti con il contenuto sparso a terra. 

Non avevo avuto più nessun contatto con loro dalla sera precedente. Non un biglietto, non una telefonata, niente. 

Qualcosa non tornava. Non era solo la mancanza di un biglietto o di una telefonata. Quei dettagli—la poltrona ribaltata, i cassetti aperti—trasmettevano un senso di fretta, come se qualcuno fosse uscito da casa in modo precipitoso. Ma per andare dove? E perché mi sentivo come se un peso insopportabile mi schiacciasse il petto?

E poi, com'era possibile che fossero usciti senza dirmelo? riflettevo, quasi come se stessi soppesando la trama di un thriller. Di solito, condividevano sempre con me i dettagli dei loro appuntamenti, indicandomi cosa fare nel caso non fossero tornati entro una certa ora.

Nella mia esperienza,  avevo imparato che spesso i fatti contano più delle apparenze, e ora, per la prima volta durante un fine settimana, dovevo fare colazione da solo.

Ma i fatti a volte sfuggono, scivolano via come oggetti in una scarpata e finiscono in luoghi nascosti dove recuperarli è impossibile.

Tirai fuori il cellulare dalla tasca dei pantaloni, sperando di trovare un messaggio o una chiamata persa mentre dormivo. Niente. Decisi allora di chiamare prima il numero di mia madre, poi quello di mio padre, ma li trovai entrambi spenti. Ancora più strano. 

Eravamo una famiglia borghese e conducevamo un'esistenza tranquilla. L'atmosfera in casa nostra era sempre stata caratterizzata dalla puntualità e dalla responsabilità. Le nostre vite erano preordinate, precise, calcolate. In casa aveva sempre dominato un senso del dovere irregimentato, in cui le regole erano molto importanti quanto le emozioni. In parole povere, i miei genitori erano abitudinari, e seguivano quotidianamente la tabella di marcia. Tanto è vero, che a casa mi facevano osservare lo stesso rigoroso codice di condotta, che tra l'altro prevedeva sempre la colazione del mattino tutti insieme alle otto.

A parte questo, le nostre vite erano normali, piene delle gioie e dei problemi tipici di una famiglia qualsiasi. Ma non riuscivo a togliermi dalla testa l'accesa discussione avvenuta tra di loro durante la notte. Anche quel pensiero contribuì al disordine emotivo di quella mattina. Li avevo ascoltati di nascosto, e mi sentii anche un po' risentito per questo, perché non ne ero stato coinvolto.

Comunque, la mia testa era piena di questi e altri pensieri, che si aggrovigliavano gli uni agli altri in una matassa indistricabile, nel tentativo di cercare risposte che però non riuscivo a trovare. Forse le mie preoccupazioni erano sciocchezze, forse stavo solo esagerando, come quando da piccoli ci si spaventa con paure notturne, ed è per questo che pensai che sicuramente, più tardi, mamma e papà sarebbero rientrati e tutto sarebbe tornato normale come sempre. Nonostante questo mio desiderio alla normalità, sentivo comunque che qualcosa non andava.

DOMINIO - È tempo che riavvolga il nastro dei passiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora