Avvolto - Capitolo 3

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Vera
Salgo al volo, non è stato facile beccarlo con tutte queste persone e il suo muoversi da fuggitivo.
Mi metto seduta dietro di lui e lo vedo attraverso la telecamera del telefonino. Assorto nei suoi pensieri, avvolto nei suoi ricordi, stordito dalle sue preoccupazioni, in questa bellezza che sprigiona mascolinità da tutti pori. Il suo ciuffo nero schiacciato dal cappuccio gli pende davanti all'occhio.
È teso, innervosito...
«Ovviamente anonimo» borbotta
È il mio momento! O adesso o mai più...
Mi affaccio e lo vedo fissarmi, ho sentito lo stesso sguardo prima salendo.
«Basta che copi e fai così» gli rubo il telefono e mi muovo esperta all'interno dei circuiti dell'informatica.
Leonard... il doppiogiochista... certo.
«Fatto» glielo ripasso, lui è sconvolto
Provo a chiedergli di Sven, ma lui come immaginavo è più chiuso di una cassaforte
«Io ti ho aiutato» brontolo in modo tenero, per colpirlo nella parte dolce del suo cuore.
«Io non ho chiesto il tuo aiuto. Tu me l'hai offerto quindi ora cosa vuoi?» tira fuori delle banconote e me le lancia addosso
Ti sembro per caso una sgualdrina o una poveraccia?
Ingoio la voglia di prenderlo a schiaffi solo perché so che quello che fa e dice non sono altro che gli aculei del suo cuore.
«Forza! Che ti costa raccontare tutto ad una completa sconosciuta?» provo mettendomi al suo fianco, gli sfioro una sua mano, sento la pelle bruciare e lui con me, infatti la scosta subito e si gira verso il finestrino, afferro il manico della sua bisaccia
«È pesante, cosa ha dentro?» lo provoco
«Cadaveri»
Che simpaticone...
Faccio una finta risata, ma io insisto e lui non mi dà la reazione di chiusura che speravo.
Se gli mostrassi che amo la sua Colt in questo momento sarebbe un problema, perché si spaventerebbe di cosa io possa fare e essere
«Nah! Non hai avuto la reazione che volevo» rimango lì al fianco suo
«Allora chi è Sven?»
«Ripeto, non sono cazzi tuoi» tiene la sacca tra i piedi
Devo provare in qualche altro modo...
Vediamo cosa succede se gli scrivo
Comunque non sei educato
«La smetti?» mi risponde con il suo vocione
No, non finché non avrò una risposta:P
Rispondi, dai!
Non ricevuto...
Mi rendi la vita impossibile così!
Aspetto e penso.
Torno da lui e lo fisso
«La ragazza dello sfondo è la tua compagna?»
«Mi hai rotto» ringhia
«Ah! Allora sei preso» continuo, pur sapendo benissimo la risposta
«Senti, il sedile è più comunicativo di te, non è una domanda difficile la mia!» alzo la voce
Lui si mette a camminare per cercare di sfuggirmi
«Non hai una vita? Lasciami in pace» prorompe facendo girare tutti verso di noi.
Si butta su un sedile picchiettando il piede a terra
«Se sto zitta posso rimanere?»
Cerchiamo di calmare le acque
«È un mondo libero» mi risponde.
Mi metto a disegnarlo, apro la mia borsa per prendere i colori e lui scatta come se fossi un nemico
«Sto solo prendendo i pastelli» lui mi fissa e mi lascia il polso, mette le mani nelle tasche dei pantaloni e cambia posizione
«Scusa» mormora senza guardarmi
«Tranquillo soldato» gli sorrido, lui scuote la testa
«Non sei un soldato?»
«Mai stato»
«Ti ci comporti» lo rimbecco, lui smette di comunicare perso da qualche parte in questo mondo.
«Cosa stai facendo?» mi chiede quando ormai ho finito, gli coloro gli occhi e glielo passo
«Sono così?»
Che domanda è? Non ti vedi riflesso nel finestrino?
«In realtà sei molto più affascinante ma non è il mio lavoro, quindi»
«Fare ritratti?»
Annuisco mentre metto via il materiale, lui mi fissa e poi si mette via il disegno.
Siamo in silenzio da troppo...
«Avvisiamo i gentili passeggeri che a causa di un problema tecnico il treno rimarrà fermo fino a nuovo avviso» la voce elettronica rimbomba

No. Non sono stata io!

Lo vedo prima chiudersi nel cappuccio e poi sbuffare abbassandoselo.
Aspetto che si calmi, tanto ho la sensazione che ci voglia un po'.
«Era la mia ex ragazza» inizia così dal nulla
«Ti ha lasciato?»
«Si potrebbe dire così» sospira
«Siamo bloccati in mezzo al nulla, se vuoi parlare...» provo delicatamente
«No, ho bisogno di andare via da qui» si alza, afferra il sacco e va alle porte, non si aprono.
«Signore per favore torni a sedersi»
«Vaffanculo» sbatte la sua borsa tra i sedili e diventa sempre più nervoso
«Io conosco un metodo per uscire... È un po' pericoloso però...»
Lui mi fissa come se gli avessi proposto di fare una sparatoria.
«In cambio voglio risposte» lo provoco
«Ti odio» digrigna, si avvicina a me sovrastandomi con la sua altezza e il suo fisico
«Vuoi uscire o no?»

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Usciranno o resteranno lì?
Vi sta piacendo questa storia?
Scusatemi per aver aggiornato in ritardo ma ho avuto un sacco di cose da sistemare...

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