La caduta di Ciccio e Tore Pappalardi

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Francesco e Salvatore Pappalardi, detti Ciccio e Tore, erano due bambini di tredici e undici anni che vivevano nel paese di Gravina di Puglia, che vivevano con il padre Filippo, la sua nuova compagna Maria Recupero, i figli di quest'ultima e una bambina di tre anni nata dalla loro unione. La madre biologica, Rosa, viveva altrove con il nuovo compagno.

Nel pomeriggio del 5 giugno 2006, i due fratelli uscirono a giocare con degli amici e si avventurarono nella cosiddetta "Casa delle cento stanze", un enorme casolare in mattoni nel centro della città, pieno di pozzi e scalinate, in uno stato di semiabbandono. Spesso i bambini ci si addentravano per gioco, incuranti dei rischi.

Quel giorno, Ciccio e Tore caddero in fondo a un pozzo; pare che Ciccio sia caduto per primo, finendo nella cisterna, e che Tore si calò nel tentativo di soccorrerlo, senza più riuscire a risalire.

Non vedendoli rincasare la sera, Filippo ne denunciò la scomparsa alla polizia. Chiesero a parenti, vicini, amici e conoscenti se avessero visto i bambini, senza successo. Nel paese si diffuse la paranoia, temendo il rapimento da parte di nomadi o di qualche pedofilo. Ben presto, la cerchia di sospetti di restrinse attorno ai familiari, soprattutto contro Filippo per il suo carattere violento e collerico, anche perché, la sera del 5 giugno, il suo cellulare risultò spento per diverse ore, senza dare una spiegazione sul motivo.

Due mesi dopo, ad agosto, tre bambini ammisero alla polizia di aver giocato con Ciccio e Tore la sera della scomparsa, lanciandosi palloncini pieni d'acqua nel centro storico della cittadina, e di aver visto i fratelli salire sull'auto del padre tra le 20:50 e le 21:50. 

Il 27 novembre 2007, Filippo Pappalardi fu arrestato con l'accusa di omicidio dei figli e occultamento dei loro cadaveri; l'ipotesi era che l'uomo, arrabbiato per l'insubordinazione dei bambini, li avesse uccisi accidentalmente perdendo il controllo nel punirli.

Il 25 febbraio 2008, il dodicenne Michele cadde a sua volta nel pozzo della Casa delle cento stanze, fortunatamente senza ferirsi nonostante il volo di una decina di metri. I suoi amici chiamarono i vigili del fuoco per liberarlo ma, sul fondo del pozzo, nella grande stanza accanto al cunicolo, le autorità trovarono due cadaveri mummificati. L'autopsia rivelò che si trattavano di Ciccio e Tore, come confermò Filippo che riconobbe la descrizione degli abiti dei figli e venne pertanto scarcerato.

I due bambini erano morti di stenti nel pozzo; Ciccio per primo a causa di una grave emorragia causata dalla caduta, mentre Tore gli sopravvisse per qualche ora prima di soccombere nel sonno di stenti e per le ferite riportate.

Sul caso persistono dei dubbi riguardo alla testimonianza dei ragazzini sull'avvistamento di Filippo, venuto apparentemente a prendere i fratelli, al misterioso spegnimento del cellulare di Filippo la notte della scomparsa, su quanto accaduto nell'edificio e sul ritrovamento di una batteria di un cellulare e di un farmaco ansiolitico sul fondo della cisterna. Inoltre, pare che il posto fosse stato perlustrato nei giorni successivi alla scomparsa dei bambini, senza portare a nulla. I parenti dei Pappalardi insistono sull'impossibilità che i fratelli fossero soli a giocare la sera in cui caddero nel pozzo e non sono mai stati convinti della teoria della morte accidentale.

Secondo Rosa, i bambini sarebbero morti in seguito a una sfida di coraggio imposta da dei ragazzi più grandi, dato che spesso bambini e ragazzi si avventuravano nel casolare per questo genere di giochi. Ciccio e Tore non solevano frequentare quel posto e, per Rosa, con loro c'erano dei ragazzi che non hanno mai voluto parlare. Si svolse pertanto una battaglia legale nel 2012 che coinvolse molti amici di Ciccio e Torre, che però si concluse con un'archiviazione. Sempre secondo Rosa, a qualche bambino sarebbe stato imposto il silenzio da parte di alcuni adulti.

Rosa e la sorella di Ciccio e Tore continuano tutt'oggi a premere per un'ulteriore indagine. Uno degli amici dei bambini disse di aver messo una lastra di compensato sul buco del pozzo per provare a salirci sopra, e frammenti di compensato furono trovati nella cisterna e addosso a uno dei bambini.

Filippo Pappalardi fu risarcito di diversi milioni di euro per l'incarcerazione ingiusta subita. Ad ora, la morte dei due fratelli è ancora classificata come incidente.

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