Capitolo 1

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Arya

Mi giro su me stessa per la centesima volta in due minuti. Essere insicura è diventato il mio stato naturale; non ricordo l'ultima volta che mi sono guardata allo specchio senza trovare qualcosa che non andasse.

Le mie amiche mi aspettano giù, ma c'è qualcosa che mi blocca. Ironico, considerando che sono stata io a proporre questa serata tra ragazze: avevo bisogno di spezzare la routine, di mettere in pausa i pensieri e, almeno per una sera, scappare dai casini che mi assillano.

La mia vita non è mai stata semplice. Ogni giorno è una lotta tra ciò che sogno e la realtà che mi trovo davanti. Vivo in un piccolo appartamento con mia madre. È modesto, ma è il nostro rifugio, anche se a volte somiglia più a un campo di battaglia.

Mamma ha sempre dato tutto per me, ma la vita l'ha prosciugata. Lavora giorno e notte per mantenerci a galla, e torna a casa distrutta. Un tempo sorrideva sempre; ora quel sorriso è stato rimpiazzato da rughe di preoccupazione.

Ogni volta che la guardo, mi chiedo se, senza di me, sarebbe più felice. Più libera. Libera del peso che le ho messo addosso solo per il fatto di esistere.

Cerco di aiutarla come posso: tengo la casa in ordine, preparo da mangiare, faccio di tutto per alleggerirle il carico. Domani inizierò anche a lavorare, che lei sia d'accordo o no.

Mio padre? È uscito di scena prima ancora che io nascessi. Non so quasi nulla di lui, se non che la sua assenza ha lasciato una ferita mai chiusa. Mia madre non ne parla, e io non ho mai avuto il coraggio di chiedere.

Crescere senza un padre ha significato prendersi responsabilità troppo grandi, troppo presto. Forse è per questo che sono ossessionata dal fare tutto bene, dal prendermi cura di tutti.

Liberty City, il quartiere dove vivo, è un miscuglio di orgoglio e disperazione. Le sue strade sono incorniciate da edifici decrepiti e graffiti che raccontano storie di lotte e speranze. Qualche mese fa, qualcuno ha ucciso Gus Torres, l'uomo che teneva tutto sotto controllo. La notizia ha fatto il giro di ogni vicolo e bar; per un po', sembrava quasi che ci fosse più ossigeno per respirare.

Nonostante tutto, cerco sempre di trovare il bello in questo posto. Anche se a volte è difficile non sentirsi inghiottita dalla sua oscurità.

La mia vita sociale è piuttosto ristretta, ma ho un piccolo gruppo di amiche che sono la mia ancora in questo caos.

Marlene è la mia amica d'infanzia. Con i suoi capelli castani perennemente arruffati e il fisico atletico – nonostante non faccia uno sport da anni – è impossibile non notarla. Ci conosciamo da quando avevamo sei anni, e da allora siamo inseparabili. Ha un'energia travolgente, ma sotto la sua facciata dura si nasconde una grande sensibilità.

Allison è il raggio di sole del gruppo. Con i suoi capelli biondi e quegli occhi azzurri che sembrano leggerti dentro, è impossibile non volerle bene. Trova sempre un motivo per sorridere e far sorridere anche gli altri.

Rachel è la riflessiva, la calma nel caos. È bellissima, con i suoi capelli rossi e un sorriso che non regala a tutti, ma quando lo fa è speciale. È protettiva e ci tiene a noi più di quanto lasci trasparire.

Mentre cerco di mettere ordine tra i miei pensieri, Rachel fa irruzione nella mia camera come un tornado. Mi sorprende: di solito è Marlene a perdere la pazienza per prima.

«Ary, ci muoviamo o vuoi passare la serata a contemplare il tuo outfit?» esclama con occhi sgranati.

«Sì, sì, arrivo. Due secondi» rispondo, continuando a fissarmi allo specchio.

«Secondo te vado bene così?» le chiedo, mentre la paranoia prende il sopravvento.

«Ary, sei uno schianto. Ma adesso andiamo, ho trattenuto Marlene fin troppo» dice, alludendo alla ben nota irrequietezza della nostra amica.

GHOST'S GAMEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora