Capitolo 4

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Arya

La porta del locale si chiude, e Marlene e suo padre spariscono oltre quella soglia. Intorno a me il rumore continua, le risate e i discorsi si mescolano, ma non riesco a focalizzarmi su nulla che non sia lei.

Il mio cuore batte troppo forte, il respiro si fa pesante, e i pensieri mi scivolano via, un groviglio di immagini confuse.

Marlene... la mia migliore amica.

Quando l'ho vista uscire, ho colto nel suo sguardo una paura che non le avevo mai visto prima. Non so cosa mi aspettassi, ma quel momento mi ha ferito, molto più di quanto pensassi possibile.

C'era qualcosa di spento nel suo sguardo, una tristezza che cresceva man mano che si allontanava. Mi ha scossa, mi ha lasciata senza appigli.

E poi Brandon. Non l'ho mai visto così.

Era arrabbiato, e la sua reazione mi ha lasciata disorientata.

Forse si è sentito sfidato da Victor, il padre di Marlene, ma nel momento in cui ha visto come la trattava, ho notato un cambiamento. Brandon ha iniziato a respirare profondamente, cercando di contenere la rabbia che montava dentro di lui, come un'ondata che minacciava di travolgerlo.

Ha cercato di nasconderlo, di restare impassibile, ma io l'ho visto.

Non capisco perché, non capisco nemmeno come. L'ho visto perdere il controllo molte volte, è il primo a farlo, soprattutto insieme a Logan. Ma così, in preda alla vulnerabilità, non l'avevo mai immaginato.

E questo mi confonde. Fa male. Mi sento impotente, inutile, a non poter fare nulla in questo momento.

E Marlene? Non so cosa stia provando. Non so se stia soffrendo o se sia ormai assuefatta a questo dolore.

Il bancone del locale è di fronte a me, ma è come se fossi in un altro luogo. Ogni suono, ogni movimento, mi arriva ovattato, distante. Non so cosa fare, né cosa pensare.

Il mio pensiero torna in continuazione a quel momento, quando suo padre l'ha presa per un braccio e l'ha trascinata fuori.

Non mi ha mai detto nulla. Mai una parola su violenze o abusi.

Sapevo che la situazione in casa sua era complicata, certo, ma non questo. Mai avrei immaginato una scena del genere.

Perché non me l'ha detto?

Mi fido di lei, ma forse lei non si fida abbastanza di me, non abbastanza per condividere questo.

Non posso sopportare l'idea che lei e i suoi fratelli vivano in un incubo simile. Non è giusto. Non lo merita.

Continuare la serata, ora, non ha più senso. Non sapendo che lei è lì, rinchiusa con lui.

Guardo le mie amiche, e i loro volti riflettono il mio stesso smarrimento.

Guardo le mie amiche, e i loro volti riflettono il mio stesso smarrimento. Nessuna di noi ha bisogno di parlare, sappiamo tutte cosa stiamo pensando.

«Andiamocene» sussurro, la voce quasi rotta, ma abbastanza ferma da spezzare il silenzio.

Rachel e Allison mi guardano e, senza dire una parola, si alzano insieme a me. Non c'è più niente da fare qui, non con Marlene fuori dalla nostra portata. Usciamo dal locale in silenzio, come se tutto attorno fosse diventato improvvisamente irreale.

Una volta fuori, la notte ci accoglie con il suo silenzio pesante, quasi soffocante. Saliamo in macchina e ci sediamo in un silenzio che dice più di mille parole. Rachel accende il motore, ma prima che possa muovere la macchina, Allison, seduta sul sedile posteriore, inizia a piangere.

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