Capitolo 5

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Arya

Il sole filtra attraverso le tende, ma la luce del mattino non riesce a scaldare l'atmosfera nella mia stanza. Mi sveglio con il cuore pesante, il ricordo della notte scorsa è ancora vivido nella mia mente.

l'immagine di Marlene e del suo viso spaventato mentre veniva attaccata dal padre si ripete in loop, come un incubo da cui non riesco a svegliarmi.

Mi alzo lentamente e trovo Rachel e Allison nel salotto. Sono accasciate sul divano, con il volto segnato dalla stanchezza e dalla tristezza. Rachel ha gli occhi arrossati, come se avesse pianto per tutta la notte, e Allison fissa il vuoto, le spalle curve in segno di resa.

«Ciao» dico, cercando di spezzare il silenzio pesante.

«Ciao» risponde Rachel, tirando su col naso. «Non riesco a credere che sia successo.»

Si può vedere quanto sia distrutta. So per certo che come tutte noi si sta incolpando per non essersene accorta prima.

Lei tra noi è quella più autocritica. Non accetta che lei sia umana, e che di conseguenza ogni tanto può sbagliare.

Rachel in prima persona, si tratta come se fosse una macchina.

È la più grande nemica di se stessa. il suo perfezionismo si è insediato troppo in fondo nel suo essere.

Allison annuisce, ma non riesce a parlare.

Dopo un momento, aggiunge: «Era come se tutto fosse andato in frantumi. Non riesco a togliermelo dalla testa.»

La sua sensibilità invece, fa fatica a mandare giù un colpo del genere. Cresciuta con l'amore dei nonni, non si capacita di come questo sia potuto avvenire.

Sento il bisogno di dire qualcosa di incoraggiante, ma le parole si fermano sulla punta della lingua. «Dobbiamo farci forza» dico infine, cercando di infondere un po' di speranza. «Marlene ha bisogno di noi più che mai.»

Ed era vero, lei non lo avrebbe mai ammesso. Ma era così. Questa volta dovevamo essere noi la roccia di Marlene e non viceversa.

Rachel scuote la testa. «E se non fosse abbastanza? Se non riuscissimo a proteggerla?»

«Non possiamo pensare così» rispondo, cercando di mantenere la calma. «Dobbiamo essere presenti, ascoltarla. È questo che conta.»

Allison sospira. «Hai ragione. Dobbiamo farle capire che non è sola. E dobbiamo anche trovare un modo per affrontare tutto questo.»

Rachel si risolleva. «Allora parliamo con lei. Dobbiamo farlo.»

Mentre il silenzio si fa nuovamente opprimente, guardo le mie amiche e sento che, nonostante il dolore, insieme possiamo trovare la forza per andare avanti.

Dopo aver discusso di Marlene, sento il bisogno di fare qualcosa di diverso, di riportare un po' di normalità. «Che ne dite di una colazione? Pancake?» propongo, cercando di illuminare i volti delle mie amiche.

«Ottima idea» risponde Rachel, ma il suo sorriso è ancora triste.

«Io ci provo, ma non prometto nulla!» dico, dirigendomi verso la cucina. Prendo gli ingredienti e inizio a mescolare la pastella, ma mi accorgo subito che sto facendo un gran pasticcio.

Ammetto che la cucina non sia il mio forte, fosse per me andrei avanti a latte e cereali. Semplice e veloce.

Allison entra in cucina e si ferma a guardarmi. «Arya, ma cosa stai facendo? Quella pastella sembra più una zuppa!» mi sgrida indignata e divertita.

Lei al contrario, è cresciuta con la nonna che le ha insegnato i migliori segreti per cucinare. Ama farlo e si rilassa. Devo ammettere che il più delle volte, ce ne approffittiamo anche, di questo lato di Ally. Però a nostra discolpa, molte volte si propone lei o semplicemente non sa dire di "no" ai nostri occhi dolci.

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