⌗09

17 5 26
                                    

Diventare adulti era una delle cose più difficili al mondo. La paura di non essere abbastanza, di non arrivare a fine mese e di perdere tutto ciò che si era costruito riusciva a diventare soffocante. 

A ventiquattro anni, Shuhei Hisagi si ritrovava a lavorare ore e ore per un misero stipendio che finiva tutto in un breve istante, a causa del mutuo e delle tasse da pagare. 
Era costantemente stressato, un lavoratore diligente e serio, che si impegnava anche nei giorni festivi e arrivava addirittura a lavorare più ore del necessario. 

La madre lo osservava preoccupata, sinceramente provata dalla situazione del figlio. Il giovane era seduto di fronte a lei, chino su un piatto di ramen fumante. 
«Amo la tua cucina, mamma.» le disse, farfugliando. 
La donna sorrise e scuotendo la testa rispose: «Non parlare con la bocca piena, tesoro mio. Non sei più un bambino.»
 
A quelle parole Shuhei sospirò, mettendo da parte la ciotola e pulendosi la bocca con un tovagliolo di stoffa bianco, ricamato a mano da sua nonna, che presentava intricati disegni della mitologia giapponese che l'anziana amava tanto. «Quanto mi piacerebbe essere ancora un bambino.» disse, guardandola negli occhi e sorridendo.

La madre di Shuhei, Akumi, gli accarezzò i capelli con immenso amore, vedendo nel viso del figlio, ormai adulto, il suo eterno bambino. 
«Non lo sarai per il mondo, visto che ormai sei un giovane uomo, ma per me sarai sempre il mio piccolo.» gli strizzò le guance, quelle stesse guance che amava baciare quando era un bambino. I suoi occhi azzurri scrutavano con una nota di nostalgia il volto del figlio, notando come i suoi tratti, un tempo morbidi e delicati, erano diventati più maturi e duri. 

La donna si alzò, dirigendosi verso la sua stanza. «Tesoro, ho un regalo per te.» urlò dall'altra parte della casa. Shuhei poteva udire il rumore dei cassetti che si aprivano, seguiti dai passi della madre che rientravano in cucina. 
«Cos'hai in mano, mamma?» domandò curioso, cercando di sbirciare dietro la schiena della donna. 

Questa rise divertita ed estrasse due biglietti aerei, di andata e ritorno, per Alessandropoli in Grecia. «Questi sono per te, figlio mio. Prenditi qualche vacanza e vai in Grecia.
Kira aveva detto che era proprio un bel paese, no? Quindi ho deciso di farti questo regalo. Non fare quella faccia, hai abbastanza tempo per prenderti quelle meritate ferie.» 
Shuhei rimase senza parole, non aspettandosi un simile regalo. «Beh, mamma, grazie,» disse balbettando. «Ma non c'è bisogno, davvero. Devo continuare a lavorare, non posso lasciare a metà i miei impegni.» 

Lei lo fermò con un gesto della mano. «Basta, non parlare, non mi interessa. Tu andrai in Grecia. Hai bisogno di una vacanza.» poi, prendendolo per mano, lo fece alzare, ispezionò con attenzione i suoi abiti e aggiunse: «E dovremo andare anche a comprarti dei vestiti.» 
Shuhei gemette frustrato. «Mamma, non c'è bisogno. Ho già dei vestiti.» 
«Non ribattere, Shuhei Hisagi. Faremo come dirò io.» 
Lui annuì, rassegnato. 

Il pomeriggio passò così, con madre e figlio che vagavano tra i negozi in cerca di abiti adatti al ragazzo. Comprarono una grande varietà di camicie: da quelle in flanella a quelle in seta, che si adattavano perfettamente alla figura slanciata e atletica del ragazzo. 

Passando dal reparto dell'infanzia la donna si fermò di colpo, Shuhei andò a sbattere contro di lei. «Mamma! Perché ti sei fermata così?» domandò. 
La voce di Akumi tremò quando rispose: «Guarda,» accarezzò una tutina da neonato, con la dolce fantasia di un orsetto. «Mi ricorda quando tu eri nato. Un piccolo fagotto che non faceva altro che piangere. Lo sai che facevi impazzire me e tuo padre?» 
Lui alzò gli occhi al cielo, e sorridendole disse: «Lo so, mi racconti sempre di quanto fossi un moccioso piagnucolone.» 

Lei gli strizzò le guance. «Piagnucolone ma adorabile. Ora, quando mi darai un nipotino? Ho bisogno di qualcuno da coccolare.» parlò con nonchalance disarmante. 
Shuhei spalancò gli occhi e iniziò a balbettare. «C-come? Un nipote? Non esageriamo, su.» 
Akumi scoppiò a ridere, divertita dall'imbarazzo del figlio. «Aspetterò, aspetterò.» 
Tra risate e una dolce nostalgia, la giornata si concluse.

Hai finito le parti pubblicate.

⏰ Ultimo aggiornamento: Sep 21 ⏰

Aggiungi questa storia alla tua Biblioteca per ricevere una notifica quando verrà pubblicata la prossima parte!

𝗚𝗢𝗢𝗗 𝗚𝗨𝗬𝗦 𝖻𝗅𝖾𝖺𝖼𝗁 𝗈𝗌.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora