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Remus si trovava seduto da solo in un angolo appartato della biblioteca, un libro aperto davanti a sé che non riusciva a leggere. Le parole sulla pagina si confondevano, offuscate dai pensieri che continuavano a tormentarlo da giorni. 

L'eco della conversazione tra Sirius e Splendora, quel confronto che aveva ascoltato di nascosto, non gli lasciava tregua. Più ci pensava, più iniziava a chiedersi se la radice del problema fosse più profonda.

Forse era proprio la sua licantropia. Forse, nel profondo, Splendora stava ripensando alla loro relazione per via della sua condizione, una parte di sé che non avrebbe mai potuto cambiare, per quanto si sforzasse. Da quando si erano messi insieme, lei aveva sempre detto di accettarlo, di amare ogni parte di lui, anche quella più oscura, più selvaggia. Ma adesso Remus iniziava a chiedersi se fosse stata sincera. 

Era davvero possibile amare qualcuno come lui?La domanda gli martellava nella testa, inarrestabile.  E se la licantropia fosse il vero problema?

Se fosse la ragione per cui Splendora aveva esitato, per cui sembrava confusa e distante? Forse non era Sirius il vero motivo della sua indecisione, ma la consapevolezza che stare con Remus significava accettare una vita di sacrifici, di segreti, di paura.

Remus si mordeva il labbro, cercando di soffocare il tumulto interiore. Sapeva quanto fosse difficile per le persone accettare chi era realmente. La sua vita era stata una continua lotta per nascondere la verità, per evitare di far soffrire chi gli stava vicino. 

Con Splendora, per un breve momento, aveva creduto che potesse esserci una possibilità di essere amato senza riserve. Ma ora, quell'illusione si stava sgretolando davanti ai suoi occhi.

"E se fosse troppo per lei?"pensò, con un nodo in gola. 

"E se, alla fine, fosse arrivata alla conclusione che non può vivere con qualcuno come me?"Non poteva biasimarla se fosse così. Lui stesso aveva dubitato, a volte, che fosse giusto chiederle di condividere la sua vita con qualcuno che, una volta al mese, si trasformava in un mostro. 

E, anche se lei gli aveva sempre assicurato che non aveva paura, che lo amava nonostante tutto, ora quella sicurezza gli sembrava fragile, quasi irreale. Poi c'era quel senso di colpa che lei sembrava portarsi dietro, quella tensione che non riusciva mai a spiegare davvero.

Remus si passò una mano tra i capelli, frustrato. Aveva mai davvero considerato quanto fosse pesante per lei? Forse Splendora non voleva ferirlo, forse stava cercando di trovare una via d'uscita senza farlo soffrire, ma Sirius... Sirius era stato il catalizzatore di quella confusione, un'attrazione più semplice, più priva di complicazioni.

 Forse era solo un modo per lei di sfuggire a una verità che non voleva ammettere.Remus chiuse il libro davanti a sé, non riuscendo più a sopportare il silenzio della biblioteca. Se fosse stato diverso, se non fosse stato un licantropo, le cose tra loro sarebbero andate in modo diverso?

Forse Splendora non avrebbe mai esitato, non avrebbe mai avuto motivo di guardare altrove.Il pensiero lo stava consumando. Sapeva di non poter cambiare la sua natura, ma ora quella consapevolezza si trasformava in un peso insopportabile. 

 Forse lei meritava qualcuno come Sirius, qualcuno che non avrebbe portato con sé il rischio costante del pericolo, del rifiuto.  Non poteva liberarsi dalla sensazione che la sua licantropia fosse la vera causa dei dubbi di Splendora, e questa consapevolezza lo mangiava nervosamente dall'interno.

Guardò l'orologio che portava al polso. Aveva saltato la cena, non se l'era sentita di cenare quella sera, al tavolo vicino a Sirius. Chiuse  di colpo i libri, per poi uscire dalla biblioteca, lasciandosi dietro una scia silenziosa.

Ephemeral Antidote - Remus Lupin [2]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora