Nicola, il compagno (seconda parte)

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Elena si alzò e ci fece strada verso la stanza del piacere. Le pareti nere, ricoperte di velluto, e gli specchi scuri riflettevano solo ombre. Al centro della stanza, un letto con lenzuola di seta nera. 

L'arredamento era un invito al gioco: manette di velluto, corde di seta, fruste sottili. Tutto era pensato per intensificare il piacere, per annullare il tempo e lo spazio. Lì, tra sussurri e tocchi, la notte prese la giusta piega. Elena era il fulcro di tutto. Ogni gesto, ogni sguardo, era calcolato per aumentare la tensione, per spingerci oltre i limiti del controllo. E noi, tutti, eravamo prigionieri di quel gioco. Sentivo il desiderio trattenuto per troppo tempo esplodere dentro di me, pronto a riversarsi senza freni. Elena fu la prima a spogliarsi. Con movimenti lenti, lasciò scivolare l'abito lungo il suo corpo, fino a farlo cadere ai suoi piedi. Uno solo e singolo strato di tessuto che la separava dal nostro sguardo. La luce soffusa accarezzava la sua pelle nuda, esposta. Le nostre attenzioni la circondavano, ognuno a suo modo. Nicola, con occhi scuri e carichi di una brama selvaggia, non attese un attimo e la raggiunse, impaziente. Il suo sguardo era un comando silenzioso, un'urgenza a cui non poteva — e non voleva — opporsi. Io ero più contenuto, ma non meno intenso. La osservavo con la calma di chi sa che il piacere si nutre dell'attesa. Il mio desiderio si manifestava nel modo in cui la contemplavo, come fosse un'opera d'arte preziosa da apprezzare. Entrambi, prima la avvolgemmo con gli occhi, la esplorammo. Il gioco iniziò veramente quando la prima mano si posò sul suo fianco, scivolando con una lentezza deliberata. Ogni dito che percorreva la sua pelle lo faceva con un'esplorazione attenta, priva di fretta. Il contatto la attraversava, facendole chiudere gli occhi mentre la testa si inclinava all'indietro, abbandonandosi al calore crescente di quelle mani che sembravano moltiplicarsi su di lei. Le mani si alternavano, scivolando su di lei al punto di farla tremare. Ogni bacio, ogni carezza era una richiesta di più, di andare oltre, di spingerci sempre più lontano. Elena si abbandonò tra le nostre braccia in un gioco di equilibri tra forza e controllo, tra il dominare e l'essere dominati. I nostri corpi si intrecciarono, formando un triangolo di piacere e potere. Ogni gesto diventava un atto di esplorazione, una sfida silenziosa a spingersi oltre i confini del desiderio. Ogni respiro, ogni movimento, era un continuo alternarsi di controllo e abbandono. Il piacere stava crescendo, si faceva tangibile, quasi un'entità a sé stante che ci avvolse. Elena si perse nei nostri movimenti, nei nostri tocchi, nel ritmo sempre più urgente. Si muoveva tra noi come una regina, scegliendo chi baciare, chi toccare, a chi concedere il prossimo gesto. Sentivo la tensione crescere, i nostri corpi sempre più intrecciati, i gemiti soffocati, i respiri affannosi e il suono sordo dei corpi che si cercavano riempivano la stanza, confondendosi con l'oscurità della notte che sembrava vibrare all'unisono con noi. Il respiro si spezzò quando mi sentì avvicinarmi da dietro. Le sfiorai la nuca con le labbra, scivolai lungo la sua schiena a suon di baci. La combinazione tra la mia dolcezza e la ferocia di Nicola la fece tremare. Era lì, sospesa tra il piacere trattenuto e l'esplosione imminente che avvertiva crescere. I nostri cazzi in erezione premevano contro di lei, duri, pronti, mentre i respiri si facevano sempre più affannosi. Senza bisogno di parole, ci guidò verso il letto. Le lenzuola di seta si arricciarono sotto di noi, i corpi si cercavano con una frenesia contenuta. Elena era al centro, completamente esposta, i capezzoli tesi, la pelle che reagiva a ogni tocco deciso. Una mano affondò nei suoi capelli, tirandoli all'indietro con una crudele delicatezza, costringendola a sollevare il viso verso l'altro. Nicola le sfiorò le labbra con le dita prima di baciarla, con una furia repressa troppo a lungo. Il bacio era invasivo, umido, mentre io mi muovevo più in basso, chiudendo la bocca attorno al suo capezzolo. La mia lingua disegnava cerchi lenti sulla pelle. Un gemito le sfuggì dalle labbra, soffocato dal bacio. La avvolgemmo con i nostri corpi, la travolgemmo di calore e desiderio. Nicola si posizionò tra le gambe di Elena, aprendole con mani forti, mentre la osservava con intensità, avvicinando la bocca alle sue labbra inferiori. Ogni leccata, ogni morso era una tortura squisita, e il piacere si raccoglieva tra le sue cosce, goccia dopo goccia. Io, con il mio cazzo duro, la penetravo in bocca con una lentezza crudele, quasi insopportabile. Elena era travolta dal piacere in ogni direzione, avvolta in una spirale che la divorava, e in quell'istante era completamente nostra, persa. Il piacere si accumulava come un'onda inarrestabile, pronta a travolgerla. Le nostre mani erano ovunque: una stringeva il seno, l'altra scivolava tra le gambe, affondando negli umori caldi. Esplorammo ogni angolo nascosto, ogni tocco studiato per spingerla oltre, per portarla al limite del piacere e poi farla ricadere indietro, sospesa in un ciclo infinito di desiderio e resa. Le nostre bocche si unirono al gioco: prima sulle sue labbra, poi scendendo lungo il corpo, lasciando una scia di baci e morsi che marchiavano la sua pelle come una mappa del nostro possesso. Nicola le andò dietro e la penetrò con decisione. Il piacere cresceva fino a diventare insostenibile. Un gemito profondo, soffocato dal mio membro, riempiva l'aria, un suono gutturale, quasi animalesco. Poi, all'improvviso, tutto si fermò. Elena rimase distesa, stremata, il corpo ancora scosso dai tremiti dell'orgasmo. Ogni fibra vibrava, tesa tra estasi e resa, ma noi non avevamo finito. Senza dire una parola, Nicola la sollevò, e sdraiandosi se la posizionò sopra, io mi misi di fronte. Lui la penetrò da dietro, mentre io la presi davanti, le sue gambe strette attorno ai miei fianchi. I nostri movimenti erano perfettamente sincronizzati, un'onda che la travolgeva da ogni lato. Il piacere si accumulò di nuovo, fino a diventare un'esplosione pronta a sopraffarci. Elena era completamente nostra, si lasciò guidare verso il culmine finale. Quando finalmente arrivò, il mondo sembrò disintegrarsi. Scaricammo tutto il nostro desiderio dentro di lei, i nostri corpi tremarono all'unisono. L'orgasmo ci spezzò, una tempesta che ci lasciò senza fiato, esausti, le menti svuotate, i corpi ancora scossi dagli ultimi tremori di un piacere assoluto.

Le confessioni di un massaggiatoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora