Capitolo 5: Giudizio

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Joey:

Una delle mie più grandi paure era il giudizio altrui, lo so, magari suona patetico, ma è così, avevo una paura matta di essere giudicata.

Avevo paura che potessi risultare strana agli occhi degli altri o che, addirittura, potessero pensare che fossi brutta.

Qualche anno prima mi era successa una cosa che mi era rimasta impressa nella testa per troppo tempo.

Stavo facendo un pigiama party con Sophie, Ari e due amici. Stavamo facendo un gioco, le regole erano strane, una persona a turno doveva leggere una domanda nella propria testa, e rispondere in alta voce. La domanda sarebbe stata svelata solo se alla fine del turno sarebbe apparsa la scritta: "perso", a quel punto tutti sarebbero venuti a conoscenza della domanda.

In quel turno toccava all'amico- ora non più amico- di Sophie. Lesse la domanda nella tua mente e poi guardandoci bene uno ad uno disse: «Joey».

Il telefono venne messo al centro del tavolo e sullo schermo apparve la scritta "perso". La domanda comparve subito dopo: "Chi è la persona più brutta in questa stanza?" Il mio cuore mancò un battito. Ma feci finta di niente. In fondo me lo aspettavo.

In fondo era stato meglio sapere la domanda, altrimenti mi sarei per sempre chiesta quele fosse in realtà.

Quel giochino era stupido e io non sapevo che ci fossero questo tipo di domande.

Il problema non era lui, anch'io se avessi ricevuto quella domanda avrei dato una risposta. Il problema era che se prima avevo poca autostima, ora ne avevo ancor meno.

Non riuscivo a non smettere di vedere il mio viso, anche quando chiudevo gli occhi, le labbra assimetriche e il naso con la gobetta e un po' troppo grosso per i miei gusti.

Per questo preferivo essere insicura piuttosto che vanitosa.

Avevo il timore di poter essere una di quelle persone che venivano prese in giro per il loro aspetto, anche se loro non vedevano niente di strano in loro, si vedevano belle.

E io stimavo quelle persone. Avere la forza di credere in sé stessi, di non autocriticarsi, era il miglior pregio che si potesse avere, un dono da preservare con perseveranza.

Uno dei tanti difetti dell'essere umano era il pregiudizio. Chiunque giudicava, anche chi diceva di non farlo. Era impossibile non giudicare, non avere un proprio pensiero riguardo qualcuno o qualcosa.

Purtroppo le persone che ci stanno intorno ci guardano e ci giudicano. Purtroppo è una cosa automatica, inevitabile.

Perfino gli sconosciuti che prendevano l'autobus alla mia stessa ora avevano un giudizio su di me.

Alcuni probabilmente positivo altri negativo.

Molti potevano pensare: «che bella quella ragazzina» altri invece: «quella ragazzina è proprio brutta...»

E io non riuscivo a farmene una ragione.
Ero convinta di non essere sicuramente bella, ma avevo comunque paura di poter risultare brutta agli occhi degli altri.

***

La settimana trascorse lentamente, ma alla fine non andò poi così male, poteva andare peggio. La prof ci aveva dato dei moduli, dicendoci che erano per una gita, infatti saremmo andati per una settimana in Italia, il resto era tutto scritto nel foglio. Io odiavo stare fuori casa, e soprattutto mangiare con gente che non conoscevo, ma mi sarebbe piaciuto andarci, sarei stata con Sophie e sarebbe andato tutto bene, giusto?

La prof ci aveva annunciato la gita qualche giorno prima. Con noi ci sarebbe stata anche una quinta. Io avevo già paura, qualsiasi cosa sarebbe successa sarebbe stato un casino, ne ero sicura.

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⏰ Ultimo aggiornamento: 2 days ago ⏰

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