Il nostro amore

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 Quel giorno c'era il sole, anche se era Gennaio.

Ti avevo guardato mentre per un attimo avevo sollevato gli occhi verso il cielo. Cercavo in quella luce un po' di conforto alla mia anima sofferente.

Mi ero accorta che mi fissavi ed ero rimasta affascinata da quel tuo sorriso appena accennato.

Forse fu perché papà se ne era andato giovane poche settimane prima e io mi sentivo persa perché ero anche io ancora giovane e lui, il mio faro, non tracciava più per me il cammino. E non sapevo dove cercare conforto, su quale spalla andare a piangere. Non potevo farlo con mia madre, sofferente anche lei e non potevo di certo andare da mio fratello, troppo preso dai suoi, di problemi.

O forse, fu soltanto perché io e te dovevamo incontrarci.

Mi dicevi sei bella con la tua tristezza. Voglio prendermi cura di te.

Io la notte mi svegliavo, sentivo la voce di mio padre che mi chiamava. Lo chiamavo anch'io, ma mi azzittivo appena il buio e il silenzio ingoiavano la notte ancora lunga.

E piangevo e tu leccavi le mie lacrime e le mie labbra salate e mi facevi promesse, Sarai la mia principessa. Prenderò un castello per te.

E io volevo esserlo, la tua principessa e avevo bisogno di quella cura che mi promettevi e delle tue mani morbide come petali di fiore che mi avvolgevano la pelle timida e incerta.

E io li volevo i tuoi baci audaci e quei brividi che non avevo mai provato prima e la tua stretta e i tuoi sussurri.

E le notti scabrose con la tua bocca sulla mia che mi gridava godi per me e io piangevo ed ero felice, felice per te.

E sei entrato in casa mia con la potenza di un uragano, hai riempito le mura di oggetti sconosciuti. A me, che vivevo come Heidi sui monti, hai portato decine di aggeggi elettronici che mai avevo usato prima.

E dopo un certo tempo mi hai detto vieni da me, che fai qui sola in mezzo a questa campagna, non sono tranquillo.

Ma c'era il problema di Barry, tu non volevi un cane in appartamento e così lo portai da mia madre e piangevo mentre lo salutavo, con te che mi tiravi per mano e mi dicevi che avrei potuto vederlo ogni volta lo avessi desiderato.

Ma Barry morì, per l'incuria di mia madre, che non sapeva prendersi cura neanche di se stessa.

E quando, disperata, mi riempivo di sensi di colpa tu mi rimproveravi dolcemente e mi dicevi è solo un cane, io voglio fare un bambino con te.

Io non mi sentivo pronta per questo, avevo ancora il cuore a pezzi e mi mancava mio padre e pensavo non fosse una cosa buona avere un bambino col cuore a pezzi così.

Ma tu lo ripetevi ogni giorno, ogni notte, quando mi divoravi con i tuoi baci ingordi e ti univi a me e lo dicevi anche in quel momento e io, in preda a sussulti di piacere, sussurravo Sì, sì.

E quel bambino arrivò ed io mi innamorai di lui e finalmente il mio cuore scoppiava di felicità mentre vi guardavo insieme e mi sembravi il papà migliore del mondo. E la mia felicità toccò un apice così alto che ti confidai che ne avrei voluto subito un altro e tu bonariamente mi dicevi adesso calma amore mio, non c'è fretta.

E quell'amore che avevo osservato in te nei primi tempi, lo vedevo un poco alla volta affievolirsi, sostituito da un temperamento alterato, indisponente, infastidito. Mi rispondevi a monosillabi o con accennati mugugni.

Mi cercavi la notte, mi volevi e io ero gratificata per questo, ma se il bimbo piangeva tu mi bloccavi e mi intimavi di non andare, ma il mio cuore di mamma non me lo permetteva.

Ti volevo con tutta me stessa e facevo di tutto per accontentarti, ma ogni sera rientravi sempre più tardi e a volte  non rientravi affatto.

E il secondo bambino venne e tu mi rimproveravi che tempo per te non ne avevo più, che ero cambiata, che non ero più la tua principessa. E hai cominciato ad aggredire i bambini e io a non stare più tranquilla.

Eri geloso di loro, mi volevi solo per te.

E così me ne sono andata, nel Villaggio delle Mamme, lì tutte noi avevamo le stesse storie di uomini innamorati e poi trasformati. Ma noi mamme non potevamo astenerci dal nostro dovere di protezione e accudimento, perché è nel nostro codice biologico. Se una madre non si prendesse cura di un figlio, il ciclo della vita si interromperebbe.

Lì, noi tre stavamo bene, ognuna si prendeva cura dell'altra. Non c'erano gelosie, non c'erano conflitti, né obblighi. Stavamo tutte insieme, felici e spensierate ad accudire i nostri piccoli.

Intanto tu mi cercavi, dicevi che non potevi vivere senza di noi ed io, innamorata, tornavo da te.

Mi avevi convinta a riprendere il lavoro, ti farà bene, staccherai un po' , sarai meno alienata dal tuo ruolo.

Invece ero solo più stanca e quando di notte mi cercavi non riuscivo a darti quello che mi chiedevi.

E ogni mattina, prima di uscire, mi accertavo che tu fossi presente nella cura dei bambini. Vai tranquilla, mi dicevi, lavoro da casa, penso io a loro.

Ma quella mattina, per un imprevisto, ero rientrata prima e ti avevo trovato addormentato con i bambini lasciati a se stessi che girovagavano per casa.

Allora, per la prima volta, ho alzato la voce e ti ho rimproverato e tu hai raccolto tutto il tuo amore e me lo hai scaraventato addosso rompendomi il naso.

Mentre il sangue colava io non sentivo dolore, ma correvo a recuperare i miei figli e a scappare via da lì, da te.

Ora, sei legalmente obbligato a starci lontano.

Viviamo in un luogo segreto, non possiamo avere alcun contatto con te. I nostri figli cresceranno senza capire perché un tempo hanno conosciuto un padre amorevole e in un altro lo hanno visto  spaccare il naso alla loro madre e l'ha costretta a fuggire via, mentre rivoli di sangue scendevano copiosi a terra, a imbrattare, ad ogni passo, il corridoio, le scale, il marciapiede.

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