Spine d'Amore

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Questa storia è stata creata per la proposta Sfida di Scrittura Creativa lanciata da MaidireTEAM e la potete trovare alla Lista 57, però, qui ho apportato alcune modifiche dal momento che la Sfida prevedeva soltanto 2000 parole.

Il tema era di ispirarsi all'immagine proposta e un racconto di 2000 parole.

                                                          ***

«Sei mia, lo sai?»

«Mmh...s-sì».

«Guardami, quando me lo dici! Dimmelo!» Le prese il viso con forza, la mano stretta intorno alla bocca per voltarla verso di lui.

«S-Sono tua» mormorò, articolando con fatica le parole. Si specchiava in quegli occhi di carbone che, lo sapeva bene, si dilatavano appena prima di provare piacere e a lei, facevano quasi paura. S'impossessò della sua bocca fino a emettere un grugnito. Lo sentì venire fuori, sul suo grembo, la stringeva forte, fino a farle male. Lo abbracciò e gli ricoprì il volto di baci. Sfinito, rotolò sulla schiena; lei gli si accoccolò sul petto ansimante e da lì, poteva ascoltare il battito forte del cuore.

Antonio era entrato in polizia in giovane età, appena dopo il diploma. Mirella si sarebbe diplomata quell'anno, all'istituto magistrale.

Lui l'aveva vista un giorno di Febbraio, quando, insieme a un collega, stava appostato fuori al plesso scolastico, in attesa di avvistare alcuni individui segnalati per spaccio di droga. Quel giorno, non avevano avvistato nessuno, ma Antonio era rimasto folgorato alla vista di lei, a tal punto da non togliersela dalla testa e tornare, fuori servizio, all'ingresso della scuola in orario d'uscita.

Se ne stava lì, sulla sua moto sportiva, si accendeva una sigaretta e la guardava allontanarsi sulla strada di casa, finché scompariva dalla sua vista.

Le compagne di Mirella lo avevano detto, alla loro amica, che quel bel tipo sulla moto veniva lì per lei. La ragazza ne era rimasta lusingata. Antonio era un bel ragazzo, il tipico maschio mediterraneo, moro, carnagione ambrata, fisico asciutto e muscoloso. E stava lì per lei.

Mirella non somigliava affatto alla sua gente: chiara di carnagione, capelli voluminosi e quasi rossicci e occhi di un nocciola chiaro che diventava quasi verde. Sua madre le diceva sempre: «Chissà da quale antenato sei venuta fuori!»

Forse, era questa particolare fisionomia che aveva colpito Antonio, o forse, era quell'aria timida e innocente che la figura della ragazza emanava.

Dopo una settimana di appostamenti, un giorno, Antonio le propose di salire sulla moto per accompagnarla a casa. Mirella tentennò, ma ascoltò le amiche che le dicevano: «Vai! Beata te!»

Aggrappata a quel corpo, poteva sentire, sotto la maglietta leggera, tutta la muscolatura forte di quel giovane che le stava davanti. Appoggiò il viso a quella schiena e chiuse gli occhi. Ma fu un momento breve, perché la sua abitazione stava a poche centinaia di metri dalla scuola. Quando scese dalla moto, restò per qualche secondo imbambolata a guardare il suo accompagnatore.

«Come ti chiami?» chiese lui.

«Mirella» rispose lei incantata e nel mentre, come faceva sempre in situazioni che la imbarazzavano, con un dito prese ad arrotolare una ciocca di capelli ramati.

Lui la fissava in un modo che la turbava, per questo lei abbassò gli occhi.

Da quel giorno, presero a vedersi con regolarità, a volte, per i pochi minuti fuori dalla scuola, altre, a passeggiare per un paio d'ore, di pomeriggio, quando lui non era di turno.

Qualche volta erano andati a camminare sul Lungomare e lui le aveva comprato il gelato, altre, l'aveva portata fuori città, in qualche posto più isolato, lontano dalla gente e lì, l'aveva baciata con frenesia.

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