Liam

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La storia che segue è una one shot frutto della mia fantasia per il Concorso di Scrittura Creativa 


LIAM

Quella mattina, Alberto, il suo compagno di banco, non era venuto a scuola. Chissà come mai, forse stava male? Si chiedeva Liam. Mancavano pochi giorni alle vacanze di Natale. Non vedeva l'ora. Avrebbero fatto finalmente quella gita con la mamma, sua sorella e suo fratello. Era da tanto che lo desiderava e la mamma gli aveva garantito che questa volta era sicuro, sarebbero andati per le vacanze di Natale. Non era la stessa cosa camminare da solo, considerò. Quando c'era Alberto la distanza sembrava cortissima e avevano sempre un sacco di argomenti da condividere, adesso gli appariva tutto noioso.

Il terreno sottostante, nel parchetto vicino alla scuola, era ricoperto di foglie gialle e marroni, cadute dai tigli sparsi per tutta l'area verde. Ogni tanto qualche folata di brezza, più energica delle altre, le sollevava -in una sorta di movimento circolare- e le faceva roteare in maniera confusa ora verso una direzione, ora verso un'altra. Lo sguardo di Liam fu come rapito da quel disordinato ma organizzato movimento e seguì il mucchietto di foglie secche rotolante fino a che esso si arrestò vicino a una panchina e, diverse delle foglie andarono a sfiorare un paio di scarpe maschili, nere, lucenti.

Un uomo occupava, seduto, quella panchina e lo fissava. Aveva le mani poggiate sulle gambe avvolte da pantaloni scuri. Il resto del corpo era chiuso in un pesante giubbotto nero dal quale usciva un maglione rosso che ricopriva il collo dello sconosciuto. Anche la testa era ricoperta da un cappello rosso, di lana. Il bambino fu colpito da quel contrasto di colori e per qualche secondo restò a fissarlo. Anche l'uomo lo fissava e accennò a un delicato sorriso. Gli occhi di Liam si specchiarono dentro quelli dell'uomo. Avevano la stessa colorazione celeste acquamarina.

Il bambino si sentì turbato, così distolse lo sguardo e accelerò il cammino per raggiungere in fretta casa.

Sua sorella Daniela era rientrata prima di lui e aveva già organizzato la tavola per il pranzo. Daniela, che frequentava la terza media, non rientrava mai prima delle due passate.

«Ciao» salutò Liam mentre lanciava piumino e berretto sulla poltrona in cucina.

«Liam! Riponi le tue cose nello stanzino e togliti le scarpe!» lo rimproverò sua sorella.

«Sei uscita prima?»

«Sì, mancava un professore» rispose Daniela.

La sera prima sua madre aveva cucinato il pollo al forno con le patate e Daniela lo aveva appena riscaldato. Un profumo invitante si era diffuso in tutto l'appartamento. Liam ne andava pazzo.

Gabriele, suo fratello maggiore, che frequentava il liceo, sarebbe rientrato per le 14.30 e la loro madre pressappoco alla stessa ora. Liam però aveva fame.

«Non posso mangiare qualcosa intanto?» aveva chiesto a sua sorella. Quel profumo di pollo era proprio invitante.

«No, aspettiamo mamma. Vai a vedere un po' di TV» rispose perentoria Daniela.

Mentre Liam si dirigeva verso il salotto dove si trovava  la TV riaffiorò nella sua mente quanto accaduto poco fa al parchetto, così si trattenne davanti allo specchio sul muro in corridoio e restò a fissare la sua immagine.

Il mattino dopo, mentre camminavano insieme, il suo amico Alberto aveva aperto lo zaino e mostrato una palla all'interno.

«Possiamo fare due tiri dopo l'uscita!» propose Alberto.

«Sicuro!» esclamò lui pieno di entusiasmo.

Quando suonò la campanella i due ragazzini tutti eccitati corsero al parchetto per fare due tiri con la palla. Avevano buttato gli zaini su una panchina, si erano liberati dei giubbotti e stavano concentrati sulle capriole pazze di quella sfera rotolante. La palla uscì un po' fuori dal loro immaginario campo e quando Liam si mosse per rincorrerla questa si arrestò bloccata sotto una scarpa. Alzò lo sguardo e vide di nuovo lo stesso uomo del giorno prima, che lo guardava e gli sorrideva. Alberto si era avvicinato e guardava la sua palla bloccata sotto al piede dell'uomo con espressione preoccupata. Questo però, la fece rimbalzare, la bloccò al collo del piede e la lanciò sopra al ginocchio col quale improvvisò una mezza dozzina di palleggi. Poi gentilmente la restituì ad Alberto.

Femminile Singolare - RaccontiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora