1. Come un fiore di loto

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Dedicato a tutte quelle persone che si sentono sbagliate,

da ogni crepa si intrufola un po' di luce.

Siete forti,

questa storia è per tutti noi.





I pensieri di Manuel vennero violentemente interrotti da una serie di urla che squarciarono il chiacchiericcio di un venerdì sera qualsiasi, in compagnia di Chicca e Matteo.

"Non vi vogliamo qui! Froci di merda!"

Manuel alzò lo sguardo dal suo drink annacquato per mettere a fuoco la scena che si posò davanti ai suoi occhi.

C'erano due ragazzi che stavano ricevendo un'infinità di insulti, calci e pugni, si era creata una cerchia di persone che guardavano senza fare o dire niente.

Inutili spettatori inermi davanti ad un'ingiustizia, una delle tante a cui Manuel si era ritrovato spettatore. Uno dei due ragazzi stava reagendo, cercando di contrastare l'ignoranza e l'omofobia impregnata nell'aria, ma era solo una persona contro cinque.
Era sulla ventina, biondo, molto alto e ben piazzato.

L'altro ragazzo, più piccolo, sembrava non reagire steso a terra.

Gli assalitori scapparono a gambe lavate appena sentirono delle persone minacciare di chiamare la polizia per il troppo frastuono.
A Manuel venne da ridere, la gente aveva iniziato ad alterarsi per il troppo casino, non perché due ragazzi erano stati presi a botte per dei baci scambiati.

Il ragazzo biondo si inginocchiò per terra cercando di fare alzare il ragazzo più piccolo che sembrava non volersi riprendere.

"Simone, alzati. Non posso farmi trovare qua dalla polizia."

Il ragazzo a terra non si muoveva e un brivido di paura percorse il corpo di Manuel, non conoscendolo neanche.

"Simo, non posso restare, alzati."

Nessuna reazione.

Gli occhi azzurri e lucidi del ragazzo si incastrarono in quelli scuri di Manuel, che stava osservando da non troppo lontano la scena, come ipnotizzato.

Manuel lesse solo tanta paura e vergogna in quello sguardo sfuggente, un sentimento che aveva provato sulla sua pelle.

Dopo pochi secondi, quelle pozze azzurre non c'erano più e Manuel si ritrovò a fissare il corpo inerme del ragazzo abbandonato a sé stesso.

"Andiamo ad aiutarlo", si sorprese dalla velocità e dalla naturalezza con cui lo disse; Matteo e Chicca si alzarono subito dopo, seguendolo a ruota.

Nessuno si stava avvicinando per aiutarlo e Manuel si ritrovò ad odiare tutti per l'indifferenza totale che regnava nei volti delle persone.

Che società de merda.

Sentì un sospiro spaventato di Chicca appena si avvicinarono.

"Dio, come l'hanno conciato."

Il ragazzo aveva il viso gonfio causato dai pugni, il labbro spaccato, gli occhi chiusi e aveva la camicia azzurrina aperta.

Matteo si inginocchiò di fianco a lui, scuotendolo leggermente per fargli riprendere coscienza.

"Amico, te alzi?", sentì sussurrare l'amico.

"Simone, se chiama Simone", si ritrovò a rispondere Manuel in un riflesso involontario.

Si ritrovò puntati addosso gli sguardi interrogativi di entrambi.

"Lo conosci?", sussurrò Chicca.

"No, ma ho sentito chiamarlo così. Il tipo con sui se stava a bacià l'ha chiamato così."

Manuel si rese conto che erano rimasti solo loro quattro in quella via.

"Portiamolo al garage da me, appena si sveglia e se reprende se ne torna a casa da solo."

Fortunatamente quella sera erano usciti con la macchina di Matteo; caricarono il ragazzo in macchina e si diressero verso il garage. Matteo e Chicca, una volta arrivati a destinazione, aiutarono l'amico a trascinare Simone al suo interno.

Manuel si ritrovò ad osservare meglio il profilo del ragazzo disteso su quel divanetto da quattro soldi che era riuscito a recuperare dove si rilassava, studiava e spesso faceva robe con ragazze e ragazzi con cui voleva divertirsi e basta.

Manuel non credeva nell'amore, non quando aveva visto quanto fosse distruttivo come sentimento; un veleno capace di avvelenare tutti, solo con la sua mera presenza.

Sotto i lividi violacei, il sangue incrostato e il gonfiore Manuel notò subito i lineamenti delicati di quel ragazzo, in netto contrasto con il sudiciume di cui era circondato.

Come un fiore di loto che nasce nel fango e che fiorisce, con il giusto ambiente, la giusta luce, il giusto amore.

Un fiore che nasce, un amore che sboccia.

Manuel era consapevole dello schifo e della povertà che contraddistingueva la sua vita, ma non sapeva ancora che quel ragazzo gliel'avrebbe migliorata con la sua sola presenza; mettendo un cerotto sulle ferite e le cicatrici invisibili sul suo corpo e spazzando via le ragnatele che si erano consolidate sul suo cuore martoriato.

Non lo sapeva ancora e si addormentò in compagnia di Simone, entrambi ignari di tutto.








( La meravigliosa copertina di questa storia è stata realizzata da @ariespuntosia su Twitter. )




Questa storia è speciale, ci sto mettendo parte di me al suo interno.

Prendetevene cura,

Grazie di cuore.

Crepe | Simuel.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora