2. Bentornato principì

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Simone si svegliò con un dolore lancinante al fianco e con fatica aprì gli occhi.

Era sdraiato su una specie di divano, c'era polvere ovunque, attrezzi, una moto smontata in mezzo a quello che sembrava essere a tutti gli effetti una specie di garage. Quella non era decisamente la sua stanza; non riusciva ad alzarsi, gli faceva male tutto il corpo.

Improvvisamente si ricordò della sera precedente, dell'uscita con Fabio e delle botte prese.

Cerco di alzarsi, nuovamente, facendo leva con le braccia percependo una fitta al centro del petto che lo lasciò senza fiato.

"Allora nun sei morto, bentornato nel mondo dei vivi principì."

Alzò di scatto la testa, mettendo a fuoco la voce e, soprattutto, la persona di fronte a lui: un ragazzo riccio, più o meno della sua età, con dei tatuaggi che risaltavano sul corpo snello. Simone si rese conto che poteva vedere i suoi tatuaggi perché il ragazzo era, effettivamente, a petto nudo. Indossava dei cargo a vita bassa e nient'altro.

"Te piace quello che vedi?", ghignò il ragazzo in questione interrompendo il flusso di pensieri di Simone.

"Non so di cosa tu stia parlando." 

"Dove mi trovo e tu chi sei?" rispose quest'ultimo cercando di non badare al calore che si propagò sulle sue guance.

"Principì, t'hanno menato di botte ieri sera. Io e gli amici miei ti abbiamo caricato in macchina e portato al garage mio", disse sprezzante il ragazzo avvicinandosi a lui. 

Simone si soffermò ad osservare il serpente che macchiava il petto snello del ragazzo di fronte a lui, era a dir poco incantato da come ogni movimento facesse quasi muovere quel disegno impresso sulla pelle nivea. 

Si schiarì la gola cercando di posare lo sguardo sui suoi occhi che lo stavano ancora scrutando. "Smettila di chiamarmi in questo modo, mi chiamo Sim-"

"Simone sì, lo so".

Quest'ultimo iniziò a provare un po' di paura, non sapendo dove si trovava e chi fosse il ragazzo di fronte a lui.

"Non iniziare a scervellarti troppo. Ho sentito il tuo ragazzo chiamarti così. Non sono mica uno stalker che rapisce i ragazzi per strada."

"N-non è il mio ragazzo", disse Simone subito dopo.

"Ah no?"

"No."

"Beh, allora dovresti dirlo a lui. Ti stava ispezionando la bocca in maniera molto violenta per non essere il tuo ragazzo."

Si guardarono per minuti che parvero eterni, Simone non poteva sopportare di essere giudicato così da uno che neanche lo conosceva e che non sapeva niente di lui.

"Io non sono gay, sono un po' confuso."

"Ah, mo se chiama confusione", sbuffò il ragazzo tirandosi leggermente i capelli per levarseli dalla faccia.

"Non mi conosci, non sai cosa sto passando. Sono solo confuso", disse risoluto Simone chiudendo la conversazione.

"Il tuo amico lì non me sembra confuso", rispose il ragazzo misterioso.

Simone lo guardò perplesso, non capendo a cosa si riferisse.

Uno sguardo da parte del ragazzo nei confronti della sua appena accennata erezione lo fece ammutolire.

"Non te preoccupare principì, non mi offendo mica. Sono un bel vedere.", sbuffando una risata che fece imbarazzare ancora di più Simone.

"S-scusami, io non so che dire", sussurrò sentendosi un completo imbecille.

"Non te devi mica scusare, succede a tutti, soprattutto de prima mattina."

Simone annuì solamente, incapace di dire o fare qualsiasi cosa, totalmente in imbarazzo davanti a quel ragazzo a cui sembrava non fregargliene niente. Si era messo, con non poca fatica seduto, e aveva le braccia intrecciate sul ventre per nascondere il gonfiore tra le gambe.

"Vuoi una mano?"

L'espressione sconvolta di Simone fece sbellicare il ragazzo che si piegò in due dalle risate.

"Dovresti vederti in faccia principì, sei tutto rosso."

"Smettila subito", sibilò Simone incapace di alzare lo sguardo verso quegli occhi marroni intrisi da un velo di malizia.

Lo vide salire sulla sella della moto mezza smontata in mezzo alla stanza, allungandosi un poco per raggiungere una specie di chiave inglese di fianco a lui, ad ogni movimento quel maledetto serpente sembrava avere vita propria, muovendosi sul petto leggermente sudato del ragazzo.

Ho decisamente sbattuto la testa. 

"Io... ehm, tolgo il disturbo. Grazie per non avermi lasciato lì."

Simone si alzò ignorando le fitte che sentiva ovunque e trattenendo un lamento che, malauguratamente, uscì dalla sua bocca.

"E di che, sembravi mezzo morto".

"Grazie, non eri tenuto a farlo", disse Simone incrociando il suo sguardo.

Raggiunse la porta del garage, abbassò la maniglia quando la voce del ragazzo lo fece girare nuovamente nella sua direzione.

"Principì, te conviene fare qualcosa lì sotto. Tu e il tuo amico me sembrate sofferenti."

Serpente del cazzo, Simone si ritrovò a maledire quel dannato disegno.

Girò nuovamente lo sguardo ed uscì in fretta e furia da quel garage lasciandosi quel tipo strano alle sue spalle.

"Stronzo", disse a bassa voce incurante di essere sentito o meno.

Tanto non l'avrebbe più rivisto.

Crepe | Simuel.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora