In breve tempo dovettero abbandonare quel nascondiglio che gli aveva ospitati per diversi giorni e che, complice, aveva assistito al rafforzarsi del loro legame. Nonostante fossero solo dei diciottenni, il loro legame era indissolubile e il loro amore l'uno per l'altra smisurata. Forse ciò era dovuto alla serie di eventi che avevano caratterizzato la loro adolescenza, forse anche per il supporto che si erano dati a vicenda. Forse, forse e forse, c'erano innumerevoli incognite nel loro rapporto, una una certezza indissolubile: di qualunque cosa fossero fatte le loro anime, l'anima di Sarada era uguale a quella di Boruto. La loro affinità e il loro amore sovrastava tutto. Stavano viaggiando da diverse ore quando Sarada, stranamente sfinita, pregò Boruto di fermarsi. Il biondo la guardò confuso, non capendo, ma accettando la preghiera della ragazza.
" Sarada, stai bene?" Le chiese mentre, appoggiandosi ad un tronco, la invitò a sedersi tra le sue gambe, così da non poggiare la schiena su quell'arbusto umido.
" I-io non lo so" disse sinceramente la ragazza, stranita dalla sua poca resistenza.
" Mi dispiace Boruto, davvero..." Continuò poi, abbassando lo sguardo sul terreno.
L'Uzumaki non disse niente, semplicemente prese ad accarezzarle dolcemente il ventre, quasi inconscemente. In quel momento un brivido colpì Sarada, che immediatamente soffocò. Sorvolò, concentrandosi sul suo chakra e sul suo respiro. Chiuse gli occhi e per cinque minuti canalizzò il suo chakra, acquisendo tutte le energie necessarie per continuare il viaggio.
" Andiamo Boruto, ci siamo fermati ben troppo" disse alzandosi, sistemandosi i capelli in uno chignon disordinato.
" Dove?"chiese semplicemente, alzandosi da terra e ripulendosi il mantello.
Sarada rifletté a lungo, fin quando non le venne un'illuminazione.
" Anni fa sono andata in un covo di Orochimaru, essendo nel paese della seta possiamo andare in uno di questi. Sarebbe un ottimo riparo per la notte!" Propose serena, mentre Boruto affermava.
Ripresero a viaggiare, ma qualcosa aveva colto l'attenzione di entrambi. In un lampo Boruto teletrasportò Sarada lontano, mentre una tecnica troppo conosciuta colpiva il posto in cui si trovavano poco prima. L'Uchiha attivò lo sharingan, mentre Hidari si faceva largo tra la foresta. Prontamente Sarada schivò un chidori, mentre Boruto si fece da parte per combattere contro Jura.
" È da tanto che non ci vediamo...Uchiha Sarada" la sua voce le faceva venire la pelle d'oca.
Non importava quanto lottasse contro sé stessa, quello era il clone di suo padre. Prese ad attaccarlo con la sua forza bruta, scaraventandolo contro una decina di alberi. Utilizzò degli shuriken per immobilizzarlo, ma prontamente il clone gli deviò tutti, facendo tornare la situazione da punto a capo.
" CHIDODI!" urlò prontamente Sarada che, provava la giusta posizione, pugnalò al cuore quel mostro.
Nonostante ciò, Hidari continuava ad avere la forza di attaccare, ma la corvina aveva imparato dagli errori passati e capì immediatamente che puntava a colpirla alle spalle. Con l'ausilio della caviglia ruotò su essa, colpendolo in piena faccia con un calcio potente e, successivamente, colpendo con tutta la forza che aveva il terreno, così da non cedere vie di fuga a quel clone.
Si avvicinò a Boruto che, nonostante avesse la situazione sotto controllo, non riusciva a preparare il suo particolare Rasengan. Sarada gli fece un segno, per fargli capire che avrebbe guadagnato tempo. Attivò il suo mangekyou sharingan, rivestendo sé stessa e Boruto con il suo susanoo, in modo da proteggere entrambi dagli attacchi esterni. Estese a sé stessa una sorta di armatura e prese a lottare contro Jura, che a dire il vero aveva uno stile di combattimento simile a Kawaki.
In un batter d'occhio si ritrovò ad affrontare i due da sola, ma non temeva per nulla alla sua incolumità, al contrario, era certa che Boruto in qualche modo la stesse proteggendolo.
Calci, pugni e schivate le permisero di resistere il necessario, fin quando Boruto non entrò in azione." SARADA" urlò soltanto e in quel momento la corvina capì.
Prese forza e saltò in alto, permettendo al ragazzo di colpire Hidari con l'uzihiko. In pochi secondi il corpo di Hidari fu completamente distrutto, tranne per quel piccolo cuore che Sarada si affrettò a prendere e nascondere.
" Non finisce qui" disse Jira alterato, battendo subito in ritirata.
Esausta, la corvina crollò a terra, poggiando le mani al terreno per riprendere fiato.
" Non ci voleva proprio, eh?" Chiese retorica, mentre il biondo la prese a mo' di sposa.
" Dove si trova questo nascondiglio?" Aveva un tono di voce abbastanza preoccupato, ma l'Uchiha lo tranquillizzò immediatamente.
" Boruto, sto bene. Sono solo al limite del mio chakra."
Nonostante le rassicurazioni Boruto era irremovibile, e ciò provocò in Sarada sia tenerezza che la voglia di picchiarlo.
" 120 miglia nord, 250 sud e 95 est". Ricordava tutti i covi dell'ex maestro del padre.
Forse perché voleva scoprire di più del suo passato, forse perché voleva essere pronta a qualsiasi evenienza. Sarada non ne era certa ma, ora, in una situazione di questo tipo pensò che in passato aveva fatto bene. In poco tempo si ritornarono al nascondiglio, completamente abbandonato e polverato. Nonostante ciò, si potevano vedere i numerosi macchinari alla vanguardia e numerosi fogli, probabilmente riportanti gli innumerevoli esperimenti condotti. Boruto si guardò attorno, trovando una sorta di lettino in cui poggiò Sarada. La ragazza fece per alzarti, ma il ragazzo glielo impedì.
" Non ci pensare nemmeno, recupera le energie...io andò a controllare se veramente siamo soli" e detto ciò se ne andò, provocando lo sbuffo della corvina che, incrociando le braccia sotto il petto, prese ad osservare quella sorta di caverna.
Boruto nel frattempo invocò il suo Sensei, Koji, per mostrargli il frutto che avevano ricavato disintegrando Hidari. Pochi anni prima gli aveva assicurato che quello era la chiave per salvare il suo vero Sensei, Sasuke Uchiha, imprigionato in uno di quegli alberi.
" Ragazzo, finalmente ci rivediamo. Ti sei dato alla pazza gioia finora?" Chiese beffardo l'uomo, provocando un certo imbarazzo al biondo.
" Ringrazia che Sarada sia di là, lei sarebbe sicuramente meno docile di me Dattebasa...." Ed ecco il famoso tick linguistico che tanto contraddistingueva gli Uzumaki.
Koji sorrise, divertito dalla situazione. La verità è che aveva sentito ben poco: il momento in cui Boruto aveva riportato Sarada in camera, dopo che la ragazza si era sentita male, se ne era andato, decidendo di dare veramente privacy a quei due e, a quanto pare, aveva fatto centro. Era troppo divertente però vedere l'Uzumaki in difficoltà e un po' gli piaceva vedere quel lato spensierato dell'allievo.
" Comunque ti ho convocato perché ho qualcosa da mostrarti" disse serio, facendo intendere a Koji che non era il momento di chiacchierare.
Mostrò al Sensei il frutto e Koji capì. Lo prese in mano, osservando il tanto desiderato oggetto, la chiave per salvare Sasuke.
" Bravo ragazzo mio...ora dobbiamo solo salvare Sasuke" sorrise la copia di Jiraiya.
" Come?" Chiese semplicemente il biondo.
Era da tanto, troppo tempo che bramava di rivedere il suo Sensei. Koji aveva le risposte per aiutarlo, ne era certo.
" Penso che sia meglio affrontare il discorso con l'erede della casata Uchiha...troverai la soluzione...abbastanza interessante" e detto ciò entrò nel covo, lasciando a Boruto una miriade di domande a cui toccava cercare la risposta.
Che seccatura.
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𝕋𝕙𝕠𝕤𝕖 𝕠𝕔𝕖𝕒𝕟 𝕖𝕪𝕖𝕤
FanfictionSarada non lo ha mai dimenticato: osservava il cielo, l'oceano, le correnti più ardue da attraversare e pensava a lui. Pensava a quei bellissimi occhi che tanto le mancavano. Una promessa: una speranza. [ATTENZIONE: LA FANART NON È MIA E I PERSONAG...