3. Oltre l'apparenza

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*Non capisco... perché tutto sembra così... diverso ora?* Si chiese Anna, il cuore che batteva forte mentre scrutava il suo riflesso, cercando risposte in lineamenti familiari ma distorti. La luce dorata del palazzo illuminava il suo viso in modi inaspettati, creando ombre misteriose. Con un sospiro, esclamò:
"Non posso continuare a ignorare ciò che vedo. Qualcosa è cambiato in me, e non capisco perché."
Le parole le uscivano con forza, rimbombando come un colpo secco. La stanza le sembrò un luogo di segreti inconfessabili, pesante come il silenzio che la circondava.

Mentre il silenzio si faceva più opprimente, una risata soffocata riempì l'aria. Thranduil era in piedi sulla soglia della stanza, la figura slanciata che si stagliava contro la luce del corridoio.
"Stai cercando qualcosa di te stessa? Non è forse inutile quando non conosci ciò che sei?" le domandò, i suoi occhi penetranti che non lasciavano spazio a esitazioni. "Potresti specchiarti per giorni e non capire. Ma se davvero vuoi scoprire la verità..." Fece una pausa, inclinando leggermente la testa, il tono della voce che sfumava. "...forse dovresti smettere di attaccarmi e chiedermi aiuto. Se solo lo sapessi fare..."

Anna lo guardò, con un'espressione che mescolava incredulità e sarcasmo. "Chiedere aiuto a te? Ora chi è che sta sognando, Thranduil?" replicò, alzando un sopracciglio. Fece un passo avanti, il sorriso che si allargava leggermente. "Perché ho come l'impressione che tu goda nel vedermi persa? Ma grazie comunque, il tuo consiglio non richiesto è stato... illuminante."

Thranduil la fissò per qualche istante, le labbra piegate in un sorriso divertito. "Illuminante, dici? Forse dovresti ringraziarmi, allora." La sua voce era un misto di sarcasmo e veleno. "Ma sai, sono curioso di vedere per quanto ancora riuscirai a fingere di non avere bisogno di me. Quanto pensi di resistere prima che la verità ti schiacci?" La sua risata fu breve, quasi impercettibile, mentre la osservava da capo a piedi.

*Mi chiedo se dimenticherò mai il suono della mia risata, i colori della mia vita precedente. Qui tutto è diverso, eppure sento un legame con questo posto che non riesco a spiegare.* La sensazione di smarrimento si mescolava a un'inquietante attrazione verso il nuovo mondo che la circondava. *Se solo Lenore fosse qui, mi darebbe della sciocca per non scappare via da questo insopportabile re! 'Perché dovresti mai ascoltare uno come lui?' mi direbbe, ridendo di fronte alla mia situazione ridicola... Lei e le sue idee sul romanticismo!!* Rise. Una risata ironica, sprezzante che, in realtà, non sapeva se fosse rivolta più a Lenore o al sovrano che la guardava stringendo le mani a pugno, più che mai eccessivo nella sua stizza.

Con un passo deciso verso di lei, Thranduil inclinò la testa, i suoi occhi scintillanti di una sfida latente. "Sei così divertente, non credi? Ma la mia pazienza ha i suoi limiti, e la tua ilarità comincia a sembrare un insulto."

"Stavolta non era diretta a te. Non sei sempre al centro dei miei pensieri!" replicò Anna, con un tono che mescolava sfida e leggerezza. Il suo sguardo si fece incisivo, sfidando il Re a rispondere. "Mi stupisce come tu possa pensare che il tuo ego possa essere così ingombrante. C'è un intero mondo là fuori, eppure sei qui a pretendere di essere l'unico a importare."

Thranduil, con un'espressione che oscillava tra il divertito e il furioso, non poteva negare l'abilità di Anna nel colpirlo dove fa più male. "Forse hai ragione, ma la verità è che nessuno ha mai osato parlare così a me," rispose, la sua voce bassa e profonda come un tuono distante.

Anna non si lasciò intimidire. "Evidentemente, hai bisogno di qualcuno che ti metta al tuo posto. Questo non significa che mi interessi il tuo trono o i tuoi titoli." Con un sorriso provocatorio, continuò: "La mia vita precedente era fatta di libertà e risate, non di regole e potere. E se hai bisogno di qualcuno che si pieghi a te, allora sei proprio fuori strada."
Le parole di Anna risuonarono nella stanza, amplificando la tensione tra loro. "Non intendo farti la riverenza. Non ora, non mai. Non ci si inginocchia di fronte a un Re che si comporta come un bambino viziato." Gli disse. "Vorrei.. rimanere sola... Per favore." Disse infine, con mestizia. Con un gesto deciso, Anna si girò di spalle a Thranduil, come se volesse chiudere la porta su di lui e sul suo regno. La postura stava a indicare la sua volontà di allontanarsi da un mondo che sentiva oppressivo, almeno per quel momento.

Thranduil, ora più calmo, disse: "Capisco il tuo desiderio di libertà, Anna. Ma ricorda che anche i re possono sentirsi intrappolati. Non ti chiedo di inginocchiarti, ma di riconoscere che la nostra esistenza è intrecciata. Non sei sola in questo, anche se sembra così. E non sempre il potere è sinonimo di controllo."

Anna si strinse nelle spalle, stringendosi le braccia l'una con l'altra quasi come se chiedesse un abbraccio. *Un abbraccio... Del Re?! Giammai.* Pensò, lasciando cadere le braccia lungo i fianchi ma stringendo le mani a pugno fino a farsi sbiancare le nocche. "Lasciami sola... Và... Per favore."

Thranduil rimase immobile, gli occhi scintillanti come il ghiaccio. "Sola? Non è questa una scelta saggia," rispose, con un tono di sfida. "In questo regno, anche la solitudine ha un prezzo. Se pensi che il tuo rifiuto mi faccia vacillare, hai ancora molto da apprendere su di me."

"Oh, certo. Ma tu non mi conosci... Sulla terra, non saresti considerato più che un insetto fastidioso... Maestà!"

Le labbra di Thranduil si piegarono in un sorriso crudele. "Un insetto fastidioso, dici? Interessante." La sua voce era tagliente come una lama. "Eppure, qui, la mia parola è legge. Forse sulla tua terra eri abituata a fare come ti pare, ma qui, non c'è nulla che sfugga al mio controllo." Fece una pausa, scrutandola dall'alto. "Forse è ora che tu impari davvero a chi stai parlando."

"Oh dai, vuoi davvero darmi la soddisfazione di essere libera da te?! Sono certa che Vala Námo, sarebbe ben felice di accogliermi alle Aule di Mandos..." Gli rispose beffarda. Un dolore improvviso e acuto le attraversò la testa, costringendola a portare una mano alla fronte. Le Aule di Mandos?! Quelle parole le provocarono una fitta al petto, quasi come se fossero un richiamo. "Non capisco..." mormorò, appoggiandosi al muro per mantenere l'equilibrio, il volto segnato da una confusione crescente.

Thranduil si avvicinò di un passo, ma non per aiutarla. "Non ti è stato insegnato a non nominare ciò che non conosci?" La sua voce era bassa, come se stesse parlando a un bambino testardo. "Ci sono cose che sfuggono alla tua comprensione... Le Aule... Lo hai letto su uno dei tuoi libri?! Probabilmente sulla terra non ha alcun effetto, ma qui non si deve mai pronunciare il nome di quel posto con tanta leggerezza."

Il mondo intorno a lei sembrò vacillare. Le luci si offuscarono e un senso di vertigine la travolse. Prima che potesse rendersene conto, le sue ginocchia colpirono il pavimento con un suono sordo. Il suo corpo, improvvisamente privo di forza, si abbandonò, mentre una morsa invisibile le stringeva il petto. Il battito del cuore le rimbombava nelle orecchie, sovrastando qualsiasi altro rumore. I pugni, che aveva serrato per sfidare Thranduil, si aprirono lentamente, impotenti, mentre un freddo gelido le attraversava la schiena.

Thranduil si trattenne, i muscoli tesi mentre osservava Anna in ginocchio. In quell'istante, la sua maschera di sarcasmo si frantumò. "Ti prego, rialzati," disse, la voce più dolce, un ordine mascherato da richiesta. La fragilità della situazione lo colpì, rivelando un lato di lui che raramente mostrava. Vedendo che il tremore non accennava a diminuire, esclamò
"Ed' i'ear ar' elenea!"

Il suono della frase in Sindarin si radicò nella sua mente, creando un mistero che la paralizzava. "Ed' i'ear ar' elenea!" Suonava come un canto lontano, eppure così vicino. *Perché l'elfico ha un effetto così potente su di me?* pensò, mentre la realtà intorno a lei sembrava sfocarsi.

Thranduil fece un passo indietro, osservando Anna con un'espressione che mascherava a fatica la sua frustrazione. Il suo sguardo si spostò per un istante sul pavimento, poi senza dire altro, si girò e uscì dalla stanza. Il silenzio che seguì fu pesante, quasi opprimente, come se ogni parola fosse rimasta in sospeso.

Il rumore della porta che si chiudeva riecheggiò nella stanza, segnando la fine della tensione. Anna si sollevò lentamente, ancora incerta sui propri passi. Il vuoto che Thranduil aveva lasciato era come una boccata d'aria fresca, riempendo lo spazio di calma. Il sollievo arrivò piano, come una coperta che scivola via, permettendole di riprendere il controllo del proprio corpo. Un lieve sorriso apparve sulle sue labbra, segno di una momentanea pace.

Non appena uscì dalla stanza, Thranduil sentì la tensione salire. Si diresse verso una sala vuota e, con un gesto rapido, colpì il muro di pietra con il pugno, trattenendo a stento l'impulso di scagliare qualcosa. La sua frustrazione per l'imprevista fragilità di Anna, e la propria incapacità di gestire la situazione, si riversò in quel pugno. Il dolore fisico fu un sollievo momentaneo, ma il vero problema restava.

Note autrice

Ed' i'ear ar' elenea! 🔸Per il cielo e le stelle ( escl. Di stupore)

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