9. Il risveglio dell'eredità

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Anna aveva lasciato Morningstar nella scuderia, sperando di rientrare senza attirare attenzioni. Il buio del crepuscolo che stava avanzando rapido l'avvolgeva mentre si muoveva tra le ombre del palazzo sotterraneo. Il silenzio del luogo era rotto solo dal suono leggero dei suoi passi contro le rocce levigate. Ogni suo movimento era calcolato, ogni respiro trattenuto. Doveva riuscire a non farsi notare. Ma, proprio mentre si avvicinava all'ingresso laterale che sperava fosse ancora libero, sentì una presenza. Il freddo la colpì prima ancora che potesse voltarsi. Il cuore le balzò in gola e un brivido la percorse. Sapeva chi era.

"Pensavi davvero di poter rientrare inosservata?" La voce di Thranduil era bassa, tagliente, proveniente dalle ombre. Anna si bloccò. Si voltò lentamente, il respiro appena sotto controllo, e lo vide emergere dal buio. Era avvolto nel suo mantello scuro, con i lunghi capelli argentei che scintillavano alla fioca luce delle torce. "Che ci fai qui fuori?" le chiese, fissandola con gli occhi azzurri come ghiaccio, lo sguardo duro e implacabile. "Credevi di riuscire a nasconderti da me?"

Anna si irrigidì, ma non abbassò lo sguardo. Il suo cuore batteva all'impazzata, ma si sforzò di mantenere il controllo. "Non stavo cercando di nascondermi," disse in tono secco. "Sono solo uscita per un po'. Non pensavo fosse un crimine."

"Uscita per un po'?" ripeté Thranduil, la sua voce calma e pericolosa. "È tutto il pomeriggio che sei fuori. E poi, da sola? Senza dire nulla a nessuno? Hai idea di quanto sia imprudente?"

Anna lo fissò, cercando di mascherare l'agitazione che cresceva dentro di lei. "E che diamine. Sei un supplizio incessante!! Non sono una tua suddita. Né, tua figlia né la tua compagna. Dio me ne scampi e liberi!! Non ho bisogno di chiedere il permesso per respirare."

La risposta di Anna sembrò incendiare qualcosa negli occhi di Thranduil. Lui fece un passo avanti, invadendo il suo spazio personale, il suo sguardo inchiodato su di lei. "Non si tratta di permesso," sibilò. "Si tratta di sicurezza. Ci sono cose in questo mondo che non conosci. Creature, forze che non perdonano la tua arroganza."

"Non ho chiesto io di essere qui. Non è una mia scelta, ti ripeto..." rispose lei, il suo tono sfidante. "Non puoi tenermi chiusa qui dentro come una bambina! Io non sono nulla per te."

Thranduil la fissò per un lungo momento, i suoi occhi azzurri brillavano di una luce pericolosa. Poi, con un movimento improvviso, afferrò il suo polso, stringendolo con una forza controllata, ma evidente. "Non sai cosa sei," disse, la voce carica di una rabbia contenuta. "E non sai cosa potresti rischiare."

Anna tirò il braccio indietro, liberandosi dalla presa. Il suo cuore batteva forte, ma non avrebbe ceduto. "E tu non puoi controllarmi. Ti detesto!! Con tutto il mio essere, qualsiasi cosa io sia!!" Un silenzio pesante cadde tra loro, carico di tensione. Gli occhi di Thranduil rimasero fissi nei suoi, freddi e calcolatori, ma c'era qualcosa sotto quella maschera di ghiaccio. Qualcosa che Anna non riusciva a decifrare.

Infine, Thranduil si voltò di scatto, il mantello che ondeggiava leggermente dietro di lui. "Non sarà l'ultima volta che discuteremo di questo," disse, la voce appena un sussurro. "Ma non sfidarmi, Anna. Non farlo mai più."

Ma lei rispose, irriguardosa. "E ci credo che tuo figlio vuole stare lontano da te..."

Thranduil si bloccò a metà passo, il corpo irrigidito come se le parole di Anna lo avessero colpito più di qualsiasi lama. Il silenzio che seguì era così denso che sembrava soffocare ogni suono. Per un lungo istante, il re rimase immobile, con le spalle rigide e la testa leggermente china, come se stesse cercando di controllare una rabbia che stava crescendo troppo velocemente. Poi si voltò lentamente, i suoi occhi azzurri ora più freddi che mai, due pozzi di ghiaccio pronti a trafiggerla. "Attenta, Anna," la sua voce era un sussurro, basso e letale, come una tempesta che si prepara a esplodere. "Non sai fino a che punto posso spingermi."

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