SUSSURRI IMMORTALI

6. La natura che chiama

Anna rimase immobile per qualche istante, con il cuore ancora accelerato dall'incontro inaspettato con il gufo. La sua mente era affollata di domande, ma una sensazione prevaleva su tutte: non era più la stessa. L’aria del bosco sembrava scorrere dentro di lei come una forza vivente, riempiendola di una calma sconosciuta. Fece un passo avanti, poi un altro. Le sue mani sfioravano la corteccia degli alberi come se volessero assorbirne la storia e il calore. Le radici sotto i suoi piedi sembravano pulsare, quasi volessero indicarle il cammino. Non sapeva spiegare perché, ma si sentiva al sicuro, come se la foresta la riconoscesse, come se l'avesse sempre aspettata. Ogni respiro sembrava sincronizzato con il vento che attraversava le foglie, e un’armonia sottile avvolgeva il luogo, come una musica lontana che solo lei poteva sentire. L'odore del muschio, della terra umida e della linfa degli alberi le riempiva i polmoni, facendola sentire incredibilmente viva. Mentre si addentrava nel bosco, la connessione con la natura divenne più forte. Gli alberi, gli animali, persino la terra stessa sembravano pulsare insieme a lei, come se condividessero lo stesso battito. C'era un senso di appartenenza che non aveva mai provato prima, un richiamo che risuonava dentro di lei con una potenza che non poteva più ignorare. Le parole del gufo le tornavano in mente: "Tu appartieni a questo luogo più di quanto tu stessa sappia."
Sentiva che la foresta custodiva risposte che doveva ancora scoprire, segreti che aspettavano solo di essere svelati.

Mentre Anna avanzava nel bosco, un fruscio improvviso spezzò l’armonia della notte. Il freddo le serrò la pelle, ma non era il vento: era una presenza. Sapeva chi era, prima ancora di vederlo. Dall'ombra di un albero emerse Thranduil, avvolto nel suo mantello scuro. Gli occhi di ghiaccio — azzurri, freddi e spietati come il cielo invernale — la fissavano con una furia contenuta che vibrava nell'aria.
"Sei impazzita?" La sua voce era gelida, come un soffio di vento del nord. "Giri da sola nel bosco nel cuore della notte, senza scorta? Cos'hai in testa?"

Anna si irrigidì. I suoi occhi incontrarono quelli di Thranduil e un brivido le percorse la schiena. Ma non era la paura a guidarla; era la stanchezza di essere trattata come una pedina in un gioco che non comprendeva. Serrò i pugni e decise di rispondere a tono.
"Mi sembra che tu abbia fatto lo stesso," ribatté, la sua voce affilata come una lama. "A meno che tu non sia apparso qui per magia, Mio Signore."
Le sue parole caddero pesanti nell’aria fredda. Gli occhi di Thranduil scintillarono, due pozzi di gelo azzurro che sembravano volere trafiggerla. Le sue labbra sottili si curvarono in un sorriso freddo, ma la tensione nel suo sguardo cresceva. Anna non indietreggiò, il fuoco del suo spirito pronto a contrapporsi al gelo di Thranduil. "Sai una cosa?" continuò, il sarcasmo che fluiva come veleno. "Almeno un gufo reale è stato più gentile di te questa notte. Lui non era arrogante, non mi ha trattata come una stupida bambina che ha bisogno di essere sorvegliata."

Gli occhi di Thranduil si strinsero, brillando ancora più intensamente, come schegge di ghiaccio. Il suo volto, scolpito nella pietra, non mostrava segni di cedimento. Eppure, c'era qualcosa di pericoloso nel modo in cui la fissava, qualcosa di sottilmente letale. "Un gufo, dici?" replicò con la voce che scivolava come una lama affilata. "Interessante. Eppure, nonostante la sua dolce compagnia, sei qui a sfidarmi, non a parlare con lui."

Anna alzò il mento, il suo sguardo non vacillò. "Perché almeno con lui la conversazione è stata... piacevole," rispose, con un sorriso sprezzante. "Non mi ha fatto sentire come se avessi commesso un crimine per voler respirare aria fresca."

Il gelo negli occhi di Thranduil si intensificò, le sue iridi azzurre erano ora quasi ipnotiche, come il riflesso di un lago ghiacciato sotto una luna d'inverno. "Forse," sussurrò con voce bassa, "è perché il gufo non ti conosce quanto me."