Chiedimi il mio nome (p.1)

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" Ti ho chiamato per nome, anche se non mi conoscevi"

ISAIA 45, 4


Tornai a casa ciondolante, con la mente ancora un po' annebbiata e confusa. Matteo insistette per accompagnarmi. Probabilmente si era accorto del mio pessimo equilibrio. Non mi ero ancora completamente ripresa da quel mancamento. Era la prima volta che perdevo conoscenza. Forse quella sensazione di intorpidimento e di vertigini era del tutto normale.

« Ehi, ragazzi aspettateci!! », lo strepitio di una voce, roca e ansimante, mi sottrasse ai miei pensieri.

Sia io che Matteo ci voltammo sorpresi.

Luca, Max e Pietro ci stavano correndo incontro. Con Pietro, come sempre in coda, che boccheggiava esausto, almeno dieci metri più indietro degli altri due. Le loro movenze, goffe e scomposte, ci strapparono un sorriso.

« Vi abbiamo chiamato mille volte! Ma siete diventati sordi?! », bofonchiò Luca, mentre cercava di riprendere fiato.

« Per la verità, no. Sarà che sono ancora un po' stordita per lo svenimento », ammisi, sibilando una risata.

« Mi sa anche a me », intervenne Pietro, esibendomi, tra un respiro affannoso e l'altro, il sorriso migliore che aveva. « Ma tu Matteo non hai scuse! », aggiunse, divertito.

Matteo si voltò verso di me, visibilmente in cerca di supporto.

« Lui era troppo occupato a preoccuparsi per me », dissi, ironica, strappandogli un sorriso dalle labbra.

« Sei sempre il solito...non ti stanchi mai di preoccuparti per lei? », annunciò Max, lanciando un'occhiata beffarda a Matteo.

« Non potrei stancarmi nemmeno volendo. Se non lo faccio io, chi lo fa?! ». Matteo mi rivolse uno sguardo premuroso. Con gli occhi gonfi di una tenerezza quasi fraterna.

« E poi non mi preoccuperei, se lei non me ne desse motivo... », disse, lanciandomi un'occhiata torva.

Soffocai una risata.

« A proposito come stai? », si premurò Max. La sua voce era profonda e vellutata.

« Adesso meglio grazie...mi gira solo ancora un po' la testa », dissi, portandomi istintivamente una mano alla fronte.

« Meno male. Temevamo non ti saresti svegliata più », un leggero ghigno si profilò sul suo volto.

« Appena abbiamo saputo, siamo corsi in infermeria. Poi quel ragazzo ci ha detto che eri fuori pericolo, allora siamo tornati in classe, che avevamo l'interrogazione di italiano »

« Quale ragazzo??! », intervenni di colpo. Feci un passo verso di lui, gli occhi accesi di curiosità.

« Il ragazzo che ti ha portata lì in infermeria », ribatté Max, disinvolto.

L'eccitazione mi risvegliò improvvisamente da quel torpore febbrile.

Il mal di testa era scomparso e in un attimo riacquisii tutta la lucidità che avevo perso.

« Quindi l'avete conosciuto?? », incalzai con foga, non riuscendo a trattenere l'eccitazione.

« Beh, non proprio. Sappiamo solo che è nuovo nella scuola »

« E che è anche un po' ambiguo... », aggiunse Pietro, lasciandosi scappare una risata.

« In che senso? », chiesi, confusa.

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