Risveglio (p.1)

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" É ormai tempo di svegliarvi dal sonno."

ROMANI 13:11


« Sara, Sara... ».

Mi risvegliai di colpo, sopraffatta da quella soave voce che mi chiamava nel sonno.

« Buongiorno Sara », disse Nicolas, accanto a me. Indossava un camice bianco e una sottile fascetta nera gli teneva indietro i capelli. I suoi boccoli scuri pendevano morbidi sul lato del suo viso, ripiegati indietro dall'elastico.

« Ehi... non mi aspettavo di vederti », ammisi, con tono sorpreso. Avevo ancora gli occhi gonfi di sonno e la bocca impastata. Di solito la mattina riuscivo almeno a sciacquarmi la faccia, prima di incontrare un qualunque essere umano; ma a quanto pare Nicolas non era uno che amava annunciare il proprio arrivo.

« Sono venuto a portarti buone notizie però... oggi verrai dimessa », dichiarò, rivelando un ampio sorriso. Le fossette si svelarono profonde sulle sue guance paffute.

Non riuscii a trattenere l'entusiasmo, « meno male!! Non vedo l'ora di tornare a casa! », gli occhi mi si riempirono di euforia.

Anche lui sembrò gioire della mia allegria, perché il volto gli si illuminò.

« Solo qualche controllo e sei a posto », aggiunse, con voce ferma.

« Tutto quello che vuoi! Basta che mi fai uscire di qui », esclamai, gioiosa. Lo vidi soffocare una risata.

« Allora... controlliamo il respiro », il suo sguardo era distante, come se tra noi vi fosse solo un rapporto professionale, medico-paziente.

Nonostante la sua freddezza, potevo sentire il suo calore avvolgermi nella sua morbida stretta e questo mi rincuorò.

Lo osservai avvicinarsi al letto, con il volto chino. Sembrava stesse cercando di evitare i miei occhi.

« Mi chiedevo... ma se eri in servizio stanotte, adesso non dovresti andare a riposare? », domandai, incuriosita, nel tentativo di eclissare quell'indifferenza che si era creata fra di noi.

Un mezzo sorriso gli sollevò l'angolo destro della bocca. « Sì dovrei... infatti stamattina farò solo qualche ora », sospirò e poi aggiunse, « volevo prima assicurarmi che tu fossi a posto ». Con lo sguardo basso, mi posò il fonendoscopio sulla parte alta della schiena. Non lo vedevo bene in volto, ma potevo sentire il suo calore farsi più intenso sulla mia pelle.

Non riuscivo a capire perché si preoccupasse tanto per me e allo stesso tempo mi evitasse. Era così premuroso nei miei confronti e al contempo distante. Questo suo comportamento mi stava facendo impazzire.

« A proposito, ma Layla? », domandai, inquieta.

« Lei è già stata dimessa. È venuta a salutarti, ma stavi ancora dormendo », frenò una risata.

« Ma che ore sono? », chiesi, perplessa.

« È mezzogiorno »

Sgranai gli occhi, sbalordita. Non avevo mai dormito fino a quell'ora. A mia discolpa, posso dire che il giorno prima avevo fatto molto tardi e avevo anche un po' di sonno arretrato. Negli ultimi giorni avevo faticato ad addormentarmi. Tutte quelle perplessità riguardo a Nicolas, mi avevano costretta a fissare il soffitto di camera mia ogni sera prima di andare a letto, più di quanto avrei voluto.

« Fai un respiro profondo », la sua voce era quieta e grave.

Presi un'ampia boccata d'aria, riempiendomi i polmoni del caldo ossigeno che mi circondava. L'aria era satura del suo tepore.

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