Capitolo 8

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8.


Sapevo che non mi avrebbe lasciato in pace neppure in quella serata così speciale, sapevo che l'avrei avuto alle calcagna anche quella volta.

Perché, dunque, stupirsene?

Perché impallidire come un cencio e spaventare Alex?

Perché, nonostante a me non piacesse ammetterlo, ero ancora un'adolescente dai nervi a fior di pelle, con gli ormoni sbilanciati e lo stesso autocontrollo di un bambino di sei mesi!

Dèi, quanto avrei pagato per saltare a piè pari quel periodo!

Ma visto che non potevo...

***


Facendo buon viso a cattivo gioco, Joy sospirò impercettibilmente per riprendere una parvenza di calma.

Stretto il braccio attorno a quello di Alex, che la sorreggeva protettivo, sorrise al cugino – che l'aveva osservata pieno di preoccupazione – e mormorò con tutta la convinzione che riuscì a trovare nel cuore: "Tutto a posto, Alex, entriamo pure."

Sollevando scettico un sopracciglio, Alex la accompagnò comunque all'interno della palestra, già pronto a entrare in azione al minimo accenno di tensione da parte di Joy.

Dinanzi a loro, le porte dell'enorme capannone erano state spalancate, così da permettere un più agevole passaggio degli invitati al party.

Non appena oltrepassò il primo cordone di sicurezza grazie ai loro biglietti prepagati, Alex finalmente comprese cosa avesse tanto turbato la cugina e cosa, in ultima istanza, l'avesse fatta impallidire.

Sulla porta d'entrata, ritto come un fuso ed elegantemente vestito con uno smoking, il professor Thomson controllava uno a uno tutti i gli studenti entranti, il volto rilassato e un lieve sorriso a ingentilirne l'incarnato.

Quando, a sua volta, l'uomo scorse Joy e Alex, sorrise spontaneamente prima di tornare completamente serio e obliterare i loro due biglietti d'ingresso.

Dopo un brevissimo 'buona serata' sussurrato a mezza bocca, Thomson li lasciò passare, distogliendo lo sguardo dalla coppia per dedicarsi alle amiche di Joy poco dietro di loro.

Chinandosi immediatamente sull'orecchio della cugina, Alex sussurrò con tono cospiratorio: "Ti ha dato ancora fastidio?"

Joy si limitò a scuotere il capo, ma Alex non si lasciò convincere da quel diniego stentato.

Negli anni passati al college, e quindi impossibilitato a essere la guardia personale di Joy, Alex aveva quasi fracassato le orecchie dei fratelli tramite telefono, raccomandandosi con loro perché tenessero d'occhio la cugina.

I lunghissimi periodi in cui lui, suo malgrado, era stato costretto a rimanere a Yale per studiare, gli avevano impedito di prendersi cura personalmente di Joy.

Non aveva mai compreso, non completamente, almeno, la strana ossessione del professor Thomson nei confronti di Joy, e questo lo aveva reso – se possibile – ancor più protettivo verso di lei.

I suoi genitori gli avevano accennato ai trascorsi universitari del professore e al grave caso di diffamazione di cui era stato vittima, ma questo non bastava a giustificare il suo comportamento ossessivo.

Sapeva che sia suo padre che suo zio avevano parlato a quattr'occhi col professore e, da quel poco che aveva scoperto di sua mano, Thomson si era tenuto ben a distanza da Joy, comportandosi in maniera più che corretta.

Ali ScarlatteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora