Capitolo 11

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11.


La partenza per Harvard si stava avvicinando a grandi passi, così come l'arrivo dell'autunno e delle tinte rosso fuoco e giallo canarino delle foreste.

L'aria si era fatta più fresca, le temperature erano man mano calate, lasciando che settembre prendesse il posto all'assolato e mite agosto.

Con l'arrivo delle piogge insistenti e del mare grosso, io avevo sorriso perché il tempo per gli ultimi festeggiamenti all'aperto era infine giunto.

Presto vi sarebbe stata la festa sulla spiaggia che, ogni anno, la comunità organizzava per salutare l'estate e dare il benvenuto alle stagioni fredde.

Come sempre, io sarei andata a vedere i fuochi d'artificio assieme alla mia famiglia e alle mie amiche, assaporando quei momenti assieme per poi custodirli nel mio cuore e farne tesoro.

Nei giorni che erano seguiti allo scontro verbale con Morgan ero riuscita in qualche modo a riprendere il controllo su me stessa, cercando di comprendere cosa mi avesse fatto davvero perdere la pazienza, pur non riuscendovi.

Più attenta verso ciò che percepivo, avevo sfruttato al massimo i miei sensi per tenermi alla larga da tutti i luoghi in cui il suo profumo era anche solo vagamente presente.

Avevo irritato a morte le mie amiche con la mia ritrosia a rivederlo ma, alla fine, avevano compreso il mio modo di fare evasivo e non avevano più insistito.

Prima o poi avrei dovuto ripagarle in qualche maniera, visto quanto tenevano a me.

Sapevo di dover resistere ancora per poco, ma anche quei pochi giorni sembravano uno strazio.

I miei pensieri erano tutti concentrati su quell'unica missione; stare alla larga da Morgan Thomson e non cacciarmi nei guai con suo padre.

***

Passeggiando tranquilla per la Oregon Coast Highway, Joy sorrise spontaneamente non appena raggiunse il negozio-clinica per animali del loro vecchio amico di famiglia.

Il dottor Craig Meson, veterinario provetto e grande appassionato di bird watching, era stato tra coloro che l'avevano condotta alla civiltà, diciotto anni prima, assieme all'amato padre e al loro amico William.

Ricordava ancora il suo profumo e la sua risata imbarazzata, quel lontano giorno di tanti anni prima, se ci pensava bene.

Con un allegro saluto e un cenno della mano, Joy entrò nel negozio a grandi passi e Sabine Rochester, la commessa, sorrise spontaneamente ed esclamò: "Ehi, Joy! Che bello rivederti! Ormai sei in partenza, eh?"

"Sì, manca poco" ammiccò la ragazza, dando un'occhiata veloce alle gabbie degli uccellini prima di chiedere: "Craig è impegnato?"

"E' di là che si sta prendendo cura di un falco pellegrino. La forestale lo ha trovato con un'ala spezzata nel bel mezzo di una rete da bracconiere, e così lo ha portato qui" le spiegò Sabine, scuotendo accigliata il capo.

Adombrandosi immediatamente, Joy oltrepassò il bancone in direzione della porta scorrevole che conduceva alla clinica e, a mezza voce, disse: "Vado a vedere se posso essergli d'aiuto."

Annuendo senza problemi, Sabine celiò: "Hai un tocco magico, con gli animali. Sono sicura che si sentirà più tranquillo, se sarai di là con lui."

Joy si limitò a sorriderle mentre spingeva di lato la porta a vetri fumé ed entrava nella clinica di Craig, dov'era il vero regno del suo vecchio amico.

Ali ScarlatteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora