school

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chapter eight — *‧₊˚
jeongguk's perspective

Il mattino si era dischiuso in un abbraccio di freschezza, l'aria frizzante e sottile che accarezzava la pelle ed i nostri zaini con gentilezza. Il sole, ancora timido, filtrava attraverso la coltre di nubi con una luce che non feriva gli occhi, bensì li cullava dolcemente. I raggi dorati accarezzavano le strade deserte, avvolgendole in una luminosità soffusa, quasi irreale, come se il mondo intero fosse sospeso in un istante di quiete. Di fronte alla fermata dell'autobus, dove ci eravamo dati appuntamento, Hoseok mi aspettava, le mani infilate nelle tasche della giacca leggera, il volto stanco e rilassato, ma illuminato da un leggero sorriso.

Decidemmo di non prendere l'autobus. Invece, ci avviammo a piedi lungo il marciapiede, lasciando che i nostri passi trovassero un ritmo naturale, allineato, che scandiva il silenzio del mattino con un'armonia spontanea. Sentivo il suono delle nostre scarpe sfiorare la pavimentazione in un'eco tenue, un suono che, stranamente, aveva il potere di calmare l'inquietudine che ribolliva in fondo al mio stomaco. C'era qualcosa di incredibilmente rassicurante in quella passeggiata, nel movimento sincronizzato dei nostri corpi mentre avanzavamo insieme, come se la familiarità della sua presenza dissipasse l'ansia latente che il primo giorno di scuola inevitabilmente portava con sé.

«Cazzo, odio svegliarmi così presto» mormorò Hoseok, tra un morso e un altro, mentre addentava un dorayaki alla crema di fagioli rossi.

«Mi mancherà l'estate.» dissi nostalgico, non completamente pronto al cambiamento stagionale.

Mentre ci avvicinavamo alla scuola, l'edificio apparve lentamente all'orizzonte, massiccio e familiare, con le sue mura che si stagliavano nette contro il cielo luminoso. La tensione, che fino a quel momento era rimasta sopita, cominciò a farsi sentire, risalendo dalla bocca dello stomaco fino a serrarmi la gola. Tuttavia, ogni volta che gettavo uno sguardo a Hoseok, trovavo una sorta di conforto nella sua espressione serena, quasi noncurante, come se quel giorno per lui fosse soltanto uno dei tanti.

Conoscevo Hoseok da poco, ma la sua presenza aveva già assunto una certa familiarità. Parlava con la leggerezza di chi non prende troppo le cose e la vita sul serio, ma aveva una profondità che si lasciava intravedere solo a tratti, nei silenzi tra una battuta e l'altra. Il tragitto fino alla scuola, immersi nel chiacchiericcio degli altri studenti che si dirigevano nella stessa direzione, era punteggiato dalle sue osservazioni ironiche e dalle mie risposte vagamente distratte, prese da quell'ansia silenziosa che ogni nuovo inizio trascina con sé.

Quando arrivammo davanti alla scuola, i cancelli erano già spalancati e un gruppo di studenti si era ammassato intorno alle bacheche, dove erano stati affissi i fogli con la suddivisione delle classi. Avanzammo, curiosi e un po' nervosi, fino a trovarci di fronte a quella piccola folla.

Hoseok si immischiò alla folla, lo seguii rapidamente e lo vidi cercare tra la lista, le sue iridi si illuminarono all'improvviso.

«Jeongguk-ie! Siamo nella stessa classe.»

Un leggero sospiro di sollievo sfiorò le mie labbra rosee.

Mentre il professore parlava, la sua voce si perdeva in sottofondo, come un eco lontano che non riusciva a catturare del tutto la mia attenzione. Hoseok, accanto a me, sembrava assorto, ma in un modo disinvolto, come se la sua mente fluttuasse senza peso. Io, invece, mi ritrovai a fissare il mio astuccio, poggiato sul banco con una casualità quasi studiata. Le stelle ricamate sulla stoffa, sottili fili d'argento, riflettevano la luce con una delicatezza che quasi sfuggiva allo sguardo. Mi persi a seguire con le dita quei ricami, ogni punto preciso e imperfetto allo stesso tempo.

illusion of stars  ★ taekook [ita] Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora