Non mi accorgo di essere incantata, di pulire incessantemente la tazzina di caffè, da ben cinque minuti. Quando sento l'odore d' incenso che arriva alle narici.
- Ciao Maeve. - anticipo lei e il suo "Buongiorno" danzerino e fatato, che ormai riserva quasi ogni mattina.
- Ma come hai fatto?! Sono stata attenta questa volta! - dice mettendo il broncio scherzosamente.
- Beh ma non lo sai? - dico mettendola a fuoco con lo sguardo - io sono un mostro. Si sa, i mostri non li freghi! - dico ridendo. La guardo un po' sbalordita da questa mia affermazione. So che la gente mi vede così e non vedrà mai altro sotto queste cicatrici, mi sono messa l'anima in pace da un bel po'. - L'odore Maeve, ti ho riconosciuta dall'odore. - forse è un po' da stalker questa frase, devo imparare a tacere!
Guardo Maeve, non credo ci sia rimasta male...però...
- E che odore ho? - ok non deve averla presa così tanto male.
Chiudo gli occhi, inspiro profondamente e mi lascio andare ai suoni e agli odori.
- Sai di cose buone Maeve, ma sai anche di cose pericolose. Sai di fiori che fanno stare bene l'anima e il corpo, ma anche di fiori urticanti e velenosi. Sai di incenso, cera, carbone. Sai di giovinezza, voglia di fare, di esprimerti e non hai paura di farlo. Anche se celi, celi qualche cosa che vorresti che le persone vedano in te ma ti proteggi. Sai di Strega cara Maeve. Sai anche di furetto, ne hai uno in casa? - apro gli occhi, Maeve senza parole (difficile da credere ma è così). Il silenzio cala tra noi. Sembra talmente denso da poterlo tagliare a fette e servirlo insieme al mio imbarazzo raccapricciante.
- Maeve... io non... tutto bene? Ho detto qualche cosa che non va?
- Non credo che nessuno mi abbia mai descritta così accuratamente. - rimango con la tazzina in mano, sospesa, come se potessi ancorarmici. - Fa piacere essere visti ogni tanto. - già, come ti capisco Maeve. - E sì, ho un furetto!
Maeve si sporge un po' di più sul bancone e inizia a farmi un sacco di domande. Domande che sanno di gioco, che odore ha Betty, che odore hanno di solito gli uomini o le donne del locale. Mi chiede se posso capire se una persona è buona dall'odore. Le dico che non posso riconoscere l'orientamento di una persona dall'odore, ma la sua storia e le abitudini sì.
Passiamo il resto della giornata a chiacchierare un po', nei momenti di meno affluenza. Le rivelo la mia passione per le erbe e lei si accende. Parliamo delle nostre piante preferite e di quello che ci piace fare con esse. Amo molto la menta e la salvia. Mi piace creare dei piccoli bastoncini d'incenso e quando le brucio mi sembra di aver pulito qualche cosa. Che cosa sia nello specifico non saprei. Mi piace pulire casa e renderla precisa, perfetta, scovando ogni granello di polvere, ogni piccolissima incrostazione. Mi piace poter stare in un posto pulito, come essere in un hotel a quattro stelle. Mi piace anche pulire in maniera sottile. Mi piace preparare l'acqua per il pavimento anche con degli oli essenziali. Mi piace pulire la casa e renderle onore con l'incenso, come una piccola coccola sia per me che per lei.
Ma la pianta che mi affascina di più è l'aconito, chiamato anche strozzalupo. Una delle piante più velenose che conosco. L'unica pianta che può uccidermi.
- Senti Vanya, ti va se ti mostro una cosa nel mio negozio? - il mio cuore ha un balzo. Mi ha veramente chiesto di andare con lei nel suo negozio?
- Io... io ecco... - eh dai Vanya su, decisa. - NO! - ho davvero urlato un no?
Maeve mi guarda un po' stranita, un po' curiosa e un po' in imbarazzo. Scoppia a ridere - Non c'era bisogno di urlarlo se non volevi venire. - ride ancora più forte, fa fatica a trattenersi e rido anche io. Rido perché proprio non ci so fare con le persone, rido perché ho urlato un "no" quando volevo dire "sì".
- In realtà Maeve... - cuore aperto Vanya, dai che ce la fai - è da tanto che una persona non mi chiede di fare qualche cosa insieme. Sono spesso abituata a dire "no", invece che "sì".
- Volevi dire "sì"? Se non te la senti non mi offendo, volevo solo farti vedere un libro interessante che ho in negozio, nulla di più. - ride con dolcezza togliendosi le lacrime dagli occhi.
- Volevo dire sì. Quindi vengo volentieri al negozio.
Maeve si illumina, i suoi capelli viola ondeggiano felici e le collanine tintinnano.
Il giorno dopo andrò da lei in negozio, siccome avrò il turno breve.
Saluto Betty, contenta di vedermi socializzare con la persona più improbabile. Forse Tenebra voleva questo, che non chiudessi il mio cuore in spire di oscurità. Come mi aveva detto l'ultima volta. Forse è giunto il momento di andare oltre, di dimenticare tutto. Forse non devo nemmeno dimenticare, ma superare?
Prendo le mie cose ed esco dal negozio. Fuori piove e io non ho l'ombrello. Poco male, la pioggia non mi dispiace. Sto attraversando la strada quando qualcuno passa in moto, lo vedo, quasi a rallentatore che prende la pozzanghera enorme davanti a me. L'acqua sudicia mi investe, fredda, puzzolente.
- Schiantati, coglione! - urlo con asprezza. - Aah, fanculo! - ok che non mi dispiace la pioggia, ma così non è carino. Entro in macchina sperando il cretino si schianti e torno verso casa mia.
Dopo l'incontro con Tenebra, averci parlato, vorrei parlarle, ma come. Devo aspettare la prossima luna piena? Non se ne parla.
Decido di pulire casa. Metto su la musica e parte Old Time Rock & Roll di Bob Seger. Pulisco tutto, passo l'aspirapolvere ovunque. Lavo il bagno, il pavimento e dopo una buona ora e mezza di pulizia mi metto sul letto a leggere. La pioggia mi aiuta a rilassarmi, con un bel libro sono ufficialmente in autunno.
Faccio una cena leggera, una vellutata di zucca, una ricetta di Mark. Leggo ancora un po', guardare la tv non mi va sta sera. Non ho voglia di sentire le notizie del momento, che sono sempre tutte uguali. Voglio poter portare questa bella giornata con me.
Preparo i vestiti per il giorno dopo. Mi lavo il viso e i denti e mi metto a dormire. Voglio dormire con queste belle sensazioni che ho.
Toc toc sento bussare, apro gli occhi ed è tutto buio. Mi alzo. Continuano a bussare alla porta. Ma chi cazzo è a quest'ora?
Scendo giù di corsa le scale mettendomi addosso la felpa.
Apro la porta e ho davanti Tenebra.
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Crepuscoli inversi
WerewolfQuando la notte diventa giorno e il giorno si fa notte chi definisce i confini della realtà? Vanya non avrebbe voluto essere diversa, ma le cicatrici sul suo corpo racconta un'altra storia. Tra le strade di una città che non dorme mai e foreste che...