1. Nonna Betty

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Mi sveglio madida di sudore. Ancora quei ricordi. Mi alzo dal letto, la luce filtra tra le finestre regalandomi un sorriso. Poso i piedi giù sul legno del pavimento, è un contatto dolce sulla pianta dei piedi. Mi stiracchio tirando ogni muscolo e flettendo gli arti. Sbadiglio, mi stropiccio la faccia con le mani, le batto sulle cosce e un "Alè" mi esce fuori spontaneamente, neanche avessi novant'anni, forse mia nonna era più arzilla. Mi alzo e vado verso il bagno, ora si che il contatto con la ceramica non è proprio dolce sotto i miei piedi. Ancora tutta rimbambita mi siedo sulla tavoletta e penso perché la gente deve lavorare per vivere, ammetto che oggi non ne ho voglia. Il mio lavoro mi piace, sia chiaro, però oggi è l'anniversario... va beh, va bene così.

Mi alzo tiro lo sciacquone, mi lavo le mani. Alzo il volto e mi guardo allo specchio: non credo mi abituerò mai a questo aspetto. Potrei sembrare una qualunque trentenne dai capelli rossi... se non avessi il viso deturpato da cicatrici.

Faccio una faccia buffa al riflesso, ma che cosa sto facendo? Mi lavo i denti, il viso e mi vesto. Oggi scelgo di indossare i miei vestiti preferiti, quelli che mi stanno più comodi addosso. Prendo una canotta verde, anche se non mi piace che vengano esposte le mie cicatrici, però è la mia maglietta preferita. Infilo dei jeans morbidi e una cintura in cuoio che mi ha regalato Mark, metto gli anfibi chiudendo la zip e ringrazio che sia autunno. L'estate mi aveva rotto.

Ritorno in camera da letto prendo la borsa con i documenti, la felpa, stacco il cellulare dalla carica, ok batteria piena, notifiche? Nessuna, effettivamente se non socializzo, difficilmente qualcuno mi scriverà. Alzo le spalle e scendo le scale al piano di sotto. Controllo che sia tutto al suo posto, ovviamente lo è visto che vivo da sola, prendo le chiavi ed esco. Mi assicuro che la casa sia chiusa ed entro nella mia macchina, un Suzuki Jimny verde lime.

Fra qualche giorno ci sarà la luna piena e devo prendermi un paio di giorni dal lavoro, che due coglioni. Accedo la radio e parte Bad Moon Rising dei Creedence Clearwater Revival. Ripeto... che due coglioni!

Mi dirigo a lavoro e intorno a me si stendono alberi, odore di muschio e di resina, aria buona che sa di casa. Piano piano esco da quel verde intenso che solo gli abeti mi sanno regalare, la giornata è veramente meravigliosa. Il sole è tiepido sulla pelle, l'aria dal finestrino entra frizzante. Se penso che devo passare le prossime sei ore chiusa in quattro mura, mi dispiace un po'. Per fortuna c'è la mia titolare, una donnina avanti con l'età che mi ha preso sotto la sua ala. Betty è sempre stata dolce con me, non mi ha mai guardata disgustata dal mio aspetto. Mi ha offerto il lavoro appena sono arrivata in paese.

Sono arrivata a La tana del Lettore, mi aspetta il turno del mattino con i vecchietti del paese. Non so come mai, ma con loro riesco ad essere in sintonia. Ormai è come se fossi la loro nipotina, mi confidano le loro storie e io sono sempre grata di ascoltarle. Mi piace servire loro i dolcetti fatti in casa dalla nipote di Betty, si vede che si godono la pensione e i loro ultimi anni. Alcuni sono un po' burberi, ma altri è come se fossero ritornati bambini o hanno riscoperto la vita.

Entro nel negozio, noto che è già aperto e Betty sta preparando brioches, paste, torte e muffin al bancone.

- Ciao Vanya, finalmente sei arrivata! Non vedevo l'ora di vederti questa mattina! – Betty mi accolse come solo lei sapeva fare: un abbraccio che sapeva di sapone alla lavanda, zucchero, farina e incenso.

- Ciao Betty... - dissi un po' in imbarazzo, il contatto fisico non mi piaceva molto, ma i suoi abbracci li ricevevo quasi volentieri.

- Ho una cosa per te... - andò dietro al bancone e prese un piccolo brownie con una mousse rosa arricciata in superfice, ci mise una candelina e l'accese – per te... noto che ogni anno in questa giornata spegni una candelina, così ho deciso di farti una sorpresa. - disse con tutto l'affetto che una persona può provare.

Sentivo gli occhi pizzicare e la gola stringersi un poco, per quel gesto di gentilezza, inaspettato e significativo.

- Io... Betty.. non dovevi... - dissi un po' con la voce ballerina.

- Certo che non dovevo, ma volevo, sei una persona cara Vanya, il minimo è darti il mio supporto – disse dolcemente – Dai su, mentre io apro ai clienti tu siediti con calma e fai colazione. - Non esitai a raggiungere il tavolino circolare. Betty mi aveva già preparato tutto, pure il caffè nero doppio che mi piace tanto.

Noto che entra il primo cliente della giornata insieme a due vecchietti, ma rimango concentrata sul mio dolcetto preparato con cura da Betty, con tanto di candelina accesa.

Chiudo gli occhi, mi ricordo di quel giorno di undici anni fa, il cuore si ferma un attimo, il respiro si fa più doloroso, lo stomaco si stringe. Respiro a pieni polmoni e lascio andare. Prego... chi? Non lo so bene, ma so che c'è, so che c'è qualcuno che ascolta. Le mani intrecciate tra loro, lo sguardo fisso sulla piccola fiammella, chiudo ancora gli occhi una volta e lascio andare un piccolo soffio, la candela si spegne.

- È per caso il tuo compleanno? – era l'uomo vestito da ufficio.

Che faccio rispondo con la verità o con una piccola bugia? - No in realtà sono undici anni che non uccido nessuno. – gli dico con un sorriso, tanto non ci crederà mai.

- Se va beh, bello scherzo. – l'uomo ufficio ride di gusto. Ecco appunto, non ci ha creduto.

Il brownie è fantastico, si scioglie in bocca e il cioccolato impasta un po' la lingua, senza dar fastidio, è quasi avvolgente, la mousse sopra aiuta a godere di più tutta questa massa di zuccheri. Bevo il mio caffè doppio, metto tutto a lavare e mi preparo al bancone della parte di caffetteria, sostituendo Betty, che si dirige tutta allegra alla cassa della libreria.

Servo i signori che ormai mi conoscono, mi raccontano dei loro nipoti che sarei la ragazza giusta per loro... signori... ma mi avete vista in faccia? Poi quelli della mia età mi stanno indifferenti. O peggio.

La giornata trascorre tranquilla, mi godo il sole che entra dalle finestre, il riflesso sulle foglie delle piante del bar, il rumore di tazzine e cucchiaini, l'odore di caffè, zucchero e libri.

Mi piace ascoltare le conversazioni delle persone, sentirne l'odore. Alcuni sanno di bucato pulito, naftalina e candele. Altri sanno di polvere, caffè e sigaretta (soprattutto uomini single che cercano in tutti modi di coprire con il dopobarba), i bambini spesso sanno di shampoo alla fragola e panna, di terra e zucchero.

Dall'odore si capiscono tante cose, come e dove una persona vive, come mangia, che lavoro fa. Le informazioni sulle persone le capisci da come si muovono, come parlano, ascoltano, gesticolano e si muovono nello spazio. Trovo tutto molto affascinante, spesso riesco a prevedere possibili problemi solo osservando.

Qualcuno sta per aprire la porta ed entrare. La campanella suona.

- Ciao nonna Betty! – una voce squillante, cristallina e quasi da fata riecheggia nel locale. Era da un po' che non passava la nipote di Betty... ma questa non è la sua voce.

Ma chi cazzo è?

Crepuscoli inversiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora