È arrivato un T-rex

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*tre anni dopo*
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simo
È arrivato un T-Rex
«Ci credi? Sono più agitata di te» disse mia madre. Le sorrisi. «Andrà tutto bene, mamma, non preoccuparti.» Mi passò il cestino del pranzo e poi uscimmo di casa. Passando davanti alla bandiera accennai un saluto alla Nazione. «Lui sarebbe molto orgoglioso del suo ometto, lo sai?» Non dissi nulla, ma cercai la sua mano e gliela strinsi forte. Camminammo lungo il marciapiede per qualche minuto, poi arrivammo davanti alla fermata dello scuolabus. Mamma iniziò a guardarsi attorno. «Jane non è ancora arrivata?» «Sarà in ritardo, come al solito.»«Hai ragione, sarà in ritardo.»
Il pulmino giallo accostò al marciapiede, le porte si aprirono e un signore con i baffi mi sorrise dal volante.
Mia madre mi baciò su una guancia.
«Mi raccomando, non rispondere alle inse-gnanti, obbedisci sempre e non distrarti. Ti aspetterò qui al ritorno, buon primo giorno di scuola, tesoro mio.»
Salii e, una volta davanti all'autista, gli mostrai il mio abbonamento.
«Quindi tu sei...?»
«Sono Simone paciello»
«Bene, io mi chiamo Larry e sono il tuo autista.»
Gli sorrisi.
«Allora benvenuto a bordo. Scegli pure un posto, partiremo non appena ti sarai seduto.»
Camminai verso il fondo del pulmino, e riconobbi tre dei miei compagni di asilo tra cui Christiane. Mi fece segno di raggiun-gerla, così andai a sedermi accanto a lei.
«Ciao Christiane.»
«Ciao Simone, mia madre mi ha comprato il porta pranzo di Spongebob.»
«Io ho il portapranzo di Spiderman.»
«Wow, posso vederlo?» Glielo mostrai. «È bellissimo!»
Il signor Larry mise in moto e si fermò altre cinque volte per far salire altrettanti bambini. Arrivati davanti scuola lui aprì le porte e, uno alla volta, scendemmo.
«Buongiorno a tutti, io sono la preside Daniela e voglio darvi il benvenuto alla San giorgio scuola primaria. Adesso vi divideremo in due gruppi, poi ognuno raggiungerà la propria aula. Lì ad attendervi ci saranno le vostre nuove maestre.»
Io fui chiamato e inserito nel gruppo dei blu; Christiane finì in quello dei gialli.
Disposti uno dietro l'altro, entrammo nella scuola. C'era un grande corridoio con il pavimento a scacchi, costeggiato sui lati da due file di armadietti rossi. Ci fermammo davanti a una porta e, in ordine, entrammo.
Ognuno scelse un banco e io occupai l'ultimo, quello accanto alla finestra, proprio come avevo fatto all'asilo. Subito dopo entrò una signora dai capelli neri e ricci. «Buongiorno a tutti, mi chiamo Valeria e sarò la vostra insegnante di matematica per i prossimi cinque anni. A breve, a ognuno di voi verrà assegnato un armadietto, nel frattempo potete posare il vostro pranzo sotto al banco. Oggi ci conosceremo, parleremo di quello che vi piace e non vi piace fare. Prima, però, iniziamo con l'appello. Alcott» chiamò. Un bambino in seconda fila alzò la mano.
«Bakery.» Una bambina alzò la mano.
«Breeks.» Un'altra bambina alzò la mano.
«Elm...» La maestra si interruppe.
Dal corridoio arrivavano delle grida. «Restate seduti e in silenzio.»
Uscì dall'aula e il bambino di nome Alcott iniziò a ridacchiare. «C'è un T-Rex in corri-
doio?»
Tutti ridemmo, anche se io sapevo bene che non era un dinosauro quello che urlava in quel modo. Conoscevo bene quegli strepiti e quei pianti.
La maestra rientrò, e con lei c'era Daniel. Aveva il viso gonfio e i capelli spetti-nati, come al solito. «Bambini, lui è un altro vostro compagno, si chiama Daniel.
È in ritardo, ma visto che è il primo giorno per tutti non ci faremo caso. Scegli un posto, Dave, stavamo facendo l'appello.»
«Voglio la mia mamma!» gridò.
La maestra lo guardò sbigottita. «Non si urla in questa classe.»
«Non me ne frega niente! Voglio la mia mamma!»
«Tua madre è andata via, dovrai restare qui a scuola e smettere di comportarti in questo modo. Andiamo, scegli il tuo posto.»
«No!»
«Non si risponde così alla maestra, non sei più un bambino piccolo. Scegli un posto, avanti.»
Dave si incamminò tra i banchi e, arrivato all'ultima fila, mi indicò. «Voglio quel posto!»
«Quel posto è già occupato, devi sceglierne un altro.»
«No, voglio quel posto e voglio la mia mamma!»
La maestra lo raggiunse, lo prese per mano e lo accompagnò al posto accanto al mio.
«Puoi sederti qui, non cambia niente.»
«Voglio il posto accanto alla finestra!»
gridò ancora più forte.
«Stai facendo i capricci?»«Voglio il posto accanto alla finestra» ripeté scalciando, e gettò le sue cose a terra facendo una sceneggiata tipica delle sue.
Gli altri bambini lo osservavano sconvolti, al contrario di me che invece mi limitai a puntare gli occhi fuori dalla finestra fingendo che non ci fosse: avevo capito da tempo che ignorarlo era l'arma migliore per sconfiggerlo.

SOAZIO AUTRICE
ciao fioii, vi è piaciuto il capitolo?
ricordatevi bevete e mangiate
vi voglio bene❤️

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