Capitolo 11

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Otilia Roman

Decidere se prendere quel numero di telefono da Sandra o non farlo sta diventando il mio pensiero fisso in questa settimana di quasi fine ottobre. E siamo solo al mercoledì. Sono davvero crudele con me stessa e la mia psiche.

Mi sistemo meglio la borsa in spalla e spingo con il fianco sinistro la porta della caffetteria del campus. In una mano tengo un cartone con due bicchieri pieni di caffè e all'altra sta impigliata una busta regalo con dei libri al suo interno.

Non posso credere che sto facendo ciò, ma la mia dolce migliore amica ha visto questo trend su Tiktok e dice che sta andando virale, quindi perché non farlo fare anche ai ragazzi? Ecco perché è da sta mattina che cammino per il campus con appreso una manciata di libri sport romance. Con tanto spicy al loro interno, ovviamente.

Figuriamoci se Sandra sceglie cose soft.

Alzo gli occhi al cielo a quel pensiero, sbuffando mentre mi faccio spazio tra vari corpi che camminano per i vicoli del campus.

Per non ricordare che mi ha anche fatto mettere post-it nei libri per far trovare a loro più facilmente certe parti del racconto.

Posso chiedere di essere sotterrata?

La castana dice che sarà divertente, io non sono della stessa opinione. Ma non posso abbandonare così su due piedi la mia socia in affari.

Entro nell'edificio dove si trovano gli spogliatoi e avanzo nei corridoi per raggiungere la mia destinazione.

Nei orari inviati da Carter sul gruppo che abbiamo devono aver già finito l'allenamento per oggi, quindi dovrei trovare tutti, o buona parte di loro ancora nei spogliatoi. Sandra ha detto che ritarderà a causa di un corso che deve seguire, ma ovviamente io, da brava amica, mi sono sentita in dovere di venire qui da sola.

No, è una cazzata. Mi ha obbligato a venirci. Ha messo in mezzo la mia dedizione al lavoro, così ho mandato a farsi fottere l'imbarazzo della situazione. In fin dei conti non ho scritto io quei libri, quindi non c'è motivo che mi guardino con occhi diversi.

Gli hai letti però, mi ricorda la mia vocina interiore.

Questo non conta, mi mento da sola.

So che per certi versi questo darà loro un idea sbagliata di me, ma va bene. Per tutta la mia breve vita l'intero mondo circostante ha avuto un opinione di me che non rifletteva la realtà. Inoltre tutto questo non può essere più imbarazzante che essere beccata ad ascoltare qualcosa di spicy. La mia mente torna al giorno in caffetteria quando Carter mi ha levato una cuffia, e le mie guance prendono colore in un istante. Anche la pelle del collo si sta colorando di una sfumatura più rossastra. Dopo quel giorno ho smesso di ascoltare certe cose in pubblico, e se lo faccio guardo per bene chi c'è attorno, così che non accada di nuovo un episodio come quello.

Do un colpo con il gomito alla porta che mi separa dalla stanza all'interno della quale sono i ragazzi poi, sempre usando il gomito, abbasso la maniglia per aprirla. Con il fianco spingo il legno usato e chiudo gli occhi mentre dico a voce alta.

‹‹Ho bisogno d'aiuto e spero che siete tutti vestiti.››

Non ho mai trovato i ragazzi nudi o mezzi nudi al mio arrivo prima, ma questo perché abbiamo sempre avvisato prima di venire per delle foto oppure dei video. E anche perché non entriamo mai senza bussare prima. Non credo che a loro darebbe fastidio mostrare un po' di pelle, però io preferisco tenere tutto sul professionale. Sandra è più scherzosa di me, da loro maggiore confidenza. Per certi versi sto iniziando ad essere più sciolta anch'io, ma questo perché uno di loro non mi dà mai tregua quando ci incontriamo. Carter Upson ha preso sul serio l'essere mio amico.

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