Capitolo 3 - L'oroscopo

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Teo

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Teo

«Vuoi sapere cosa dice il tuo oroscopo?»

«No» ciabattai assonnato verso la penisola. «Qualcuno ha mai utilizzato il ripiano di questa cucina? Non per farci sesso, per preparare del cibo vero intendo».

Mi fulminò con i suoi enormi occhi marroni, rivolgendomi una delle sue espressioni più indignate. «Semplicemente disgustoso».

«Buongiorno anche a te, mia amata Amanda» ghignai, avvicinandomi per scoccarle un bacio sul viso perfettamente truccato. «Dormito bene?»

Si pulì la guancia, palesemente infastidita dal quel contatto non richiesto. «No e non è un buon giorno. Lo diventerà quando finalmente ti sarai levato dai piedi» dichiarò, perentoria, riportando lo sguardo sulla rivista patinata che stringeva tra le dita. «E vestiti, per l'amor del cielo, non c'è bisogno che mi mostri le tue grazie».

Mi portai platealmente una mano sul petto, fingendomi colpito. «Amanda, così mi spezzi il cuore! Una volta ti piacevano queste grazie». Spostai l'indice sul labbro, con fare distratto. «Anzi, ora che ci penso, ricordo nitidamente te, praticamente nuda, a cavalcioni sopra queste grazie, che lecca-»

«Teo!» trasalì, interrompendo il mio racconto sul più bello. «Ero piccola, ingenua e ubriaca. Molto ubriaca».

«Tutte le volte?» risi e lei mi mostrò il dito medio.

Ne approfittai per aggirarla e dirigermi verso la cucina alla disperata ricerca di caffeina. Accanto all'enorme frigorifero metallico a due ante si ergeva un ripiano in marmo chiaro, dall'aria estremamente costosa e raffinata, su cui notai un fornello a induzione e un lavandino, lucidati e puliti con una meticolosità chirurgica. I pensili color tortora erano lisci e immacolati, come se nessuno li avesse neanche mai aperti. Nessun elettrodomestico, nessuna tazza o posata, nessuna traccia del passaggio di un essere umano in quella stanza. Maniacalmente precisa, morbosamente ordinata, ossessivamente organizzata.

In perfetto stile Amanda.

«Io bevo solo tè matcha e frullati di frutta fresca. In questa casa non c'è caffè, se è quello che stai cercando» affermò, il tono contrariato. «La caffeina fa male e mi rende estremamente nervosa».

«Ma certo!» esclamai stizzito, alzando gli occhi al cielo ed evitando di ricordarle che un tempo l'avevo vista trangugiare felice alcol di dubbia provenienza direttamente dalla bottiglia. Mi avvicinai al suo corpo avvenente non più da ragazzina, osservando i lineamenti perfetti e i lunghi capelli biondi accuratamente legati in un'acconciatura severa. La sfiorai delicatamente, come fosse di cristallo. «Amanda, vogliamo parlarne?».

«Di cosa vuoi parlare? Del fatto che mi hai pugnalata alle spalle e mi sei piombato in casa all'improvviso?» domandò irritata, ma dallo sguardo che mi rivolse parve ammorbidirsi un po' sotto al mio tocco.

E se domaniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora