Capitolo 1 - Incanto

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Mina

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Mina

«Hai visto?» picchiettò spasmodicamente l'unghia chilometrica dell'indice sull'enorme finestra per attirare la mia attenzione. Quindi ripeté, alzando il tono di un'ottava. «No dico. Hai visto, Mina "Echesaràmai" Mazzini?».

«Togli la mano da lì, ho appena finito di lucidare» risposi, serafica, un'onda di autocompiacimento per l'opera appena svolta.

«Certo! Lei pensa al vetro» sbottò, trattenendo a stento l'insofferenza. «Siamo rovinati! Finiremo sul lastrico, diventerò povera, i miei figli saranno costretti a chiedere l'elemosina in metropolitana e lei pensa al vetro!».

«Tu non hai figli Vic. Prima di avere dei bambini, povere anime innocenti, dovresti trovarti un uomo che almeno ti tolleri e che non fugga da te dopo appena due mesi di conoscenza» constatò Renzo, lo sguardo fisso su una montagna di fatture e un ghigno preoccupato sul volto.

«Smettila papà!» gracchiò, stizzita e colpita nell'orgoglio dall'osservazione del suo datore di lavoro, nonché suo padre. «Non è questo il punto, dobbiamo fare qualcosa!».

Prese a camminare da una parte all'altra della stanza in maniera tanto nervosa e concitata che se avesse continuato così, un piccolo solco sarebbe apparso proprio sotto la suola delle sue scarpe leopardate.

«Vittoria, ti prego, non gridare e non agitarti! Lo sai che il signor Armando ama prendere il tè in silenzio» la richiamai bonariamente, indicando l'anziano signore ricurvo sulla sua tazza di liquido fumante. «Va tutto bene, signor Armando?» domandai retorica, avvicinandomi a lui e poggiandogli delicatamente una mano sulla schiena.

Il vecchietto mi fissò con l'aria confusa di chi non sta capendo nulla, mi regalò un accenno di sorriso sdentato e tornò a concentrarsi sul suo intruglio bollente.

«Per lui non esiste altro che il silenzio, dato che è sordo come una campana. Vero, signor Armando?» urlò, senza ricevere uno straccio di risposta. «Vedi? Comunque, tornando a noi. Potremmo andare dal sindaco, fare una raccolta firme...» si interruppe, il bagliore di un'idea geniale nei suoi sporgenti occhi verdi. «E se facessimo un sit-in con annesso sciopero della fame?» osservò con eccessivo entusiasmo il volto di suo padre.

«Ma tua madre ha già preparato la trippa per stasera!» si lagnò lui. «Mi dispiace Vic, sono troppo vecchio per queste cose»

La ragazza rimase in silenzio per qualche secondo. «Bene, non abbiamo scelta» affermò, con fare perentorio. «Non ci resta che incendiare l'intero stabile!»

«Non dire queste stupidaggini, Vittoria» conclusi, spostando lo sguardo su di lei e scuotendo la testa per mostrare il mio disappunto.

«Oh andiamo Mina! Sono l'unica qui che sta cercando una soluzione. Il palazzo è praticamente disabitato, nessuno saprà che siamo stati noi. Lei non ha sentito nulla, capito signor Armando?». Lo vide concentrato nell'inzuppare una bustina di zucchero di canna nella tazzina credendo fosse un biscotto alla cannella, totalmente incurante dei suoi intenti sediziosi. «Perfetto» terminò, inspiegabilmente su di giri.

E se domaniDove le storie prendono vita. Scoprilo ora