"Strano, stamattina, non avevo problemi di linea quando ho chiamato Boston." Gli disse. "Può darsi che il cattivo tempo influisca sulla ricezione dei cellullari, in fin dei conti qui in inverno ci sono sempre stati problemi." Le lenti nere erano puntate su di lui.
"Ha un'auto?" s'informò Stiles speranzoso.
"No, a che cosa mi servirebbe? Non ci vedo abbastanza per guidare."
"Neanche con gli occhiali?"
"No, neanche con quelli."
"Però in casa si muove benissimo, poco fa ha fatto un numero di telefono." Osservò con sospetto.
"Posso entrare e uscire dalla casa come voglio, perché è un territorio familiare. E vedo le cose molto vicino."
"Vicino quanto? Mi può scorgere ora?"
"Certo. Distinguo la sagoma del viso, dove si trovano gli occhi e la bocca." Si era chinato e gli era così vicino che Stiles poté notare sotto la barba incolta delle minuscole cicatrici. Ma nonostante quelle, la barba non rasata e i capelli in disordine il suo volto serbava una rude bellezza." I suoi occhi sono color ambra e mi stanno fissando sospettosi." Mormorò con le labbra schiuse in un sorriso ammaliatore. "Lei non è male, ma sarebbe molto più carino se non avesse quel viso così magro."
"Sono stato malato per molto tempo, avrebbe dovuto conoscermi prima, ero in forma e sicuramente non mi avrebbe criticato così"
"Non era mia intenzione, era solo una costatazione, comunque mi dispiace sapere che non è stato bene, so cosa vuol dire non poter vivere la propria vita in modo autonomo."
Stiles provò pena per lui. A un uomo forte e atletico, a giudicare da come l'aveva sollevato poco prima, essere ridotto in quel modo doveva procurare una terribile frustrazione.
"Non c'è possibilità di miglioramento?" chiese.
"No, me l'ha detto un chirurgo uno dei migliori. La settimana scorsa sono andato a New York per un controllo."
"Ma molte persone cieche, completamente cieche intendo, conducono lo stesso una vita normale. Alcune sono perfino famose pensi a Bocelli. Ha anche un figlio che canta come lui."
"Già, ma lui è un cantante. Non ha bisogno di vederci per fare quello che fa." Ribatté asciutto. "Mai io sì. Per usare una telecamera devo vedere."
"Lei è un operatore televisivo?"
"Sì, lavoravo per la televisione, per una rete nazionale. Reporter dall'estero. Frank Carson e io eravamo in Nicaragua a girare un servizio sulla rivoluzione in quel paese. Stavamo riprendendo una fase della guerriglia tra le forze popolari e governative, quando qualcuno ci ha notati e ha lanciato una granata. Frank è morto sul colpo." Tacque facendo una smorfia amara. "Vorrei esserlo anch'io"
Si alzò, andò alla poltrona e sedette. Prese un bicchiere mezzo pieno da un tavolino e ne scolò il contenuto d'un fiato.
"Quando è successo?" domandò Stiles.
Il suo animo sensibile era commosso dal racconto che aveva appena udito. La violenza in ogni sua manifestazione lo colpiva sempre.
"Circa due anni fa" rispose Derek con indifferenza, stringendosi nelle spalle. Si versò un altri whisky e si sistemò meglio in poltrona, di fronte a lui, sebbene Stiles avesse l'impressione che da lì non potesse più scorgerlo distintamente. Intanto fuori dalla finestra scendeva l'oscurità.
"Da allora sto lottando per sentimi vivo. Ho dovuto imparare di nuovo a stare in piedi, a camminare. ma sono tutti sforzi sprecati."
Colpì con un pugno il bracciolo della poltrona e imprecò. Stiles e il cane furono entrambi sorpresi da quel gesto e dal tono aspro della sua voce, e trasalirono. "A che cosa servo se non riesco a vedere e a fare quello che voglio?" esclamò Derek con amarezza.
"Non è un atteggiamento troppo rinunciatario?" azzardò Stiles.
In realtà provava una grande compassione, ma sapeva che non doveva dimostrargliela.
"E che atteggiamento mi suggerirebbe?" replicò lui, ironico. "Non se lo immagina neppure come mi sento."
"Posso intuirlo."
Derek non disse nulla. Da una radio su una mensola di fianco al caminetto veniva della musica: un concerto per chitarra del compositore brasiliano Villa Lobos. Il fuoco crepitava nel camino, il vento muggiva cupo entro la cappa.
Stiles si sentiva a disagio. Il silenzio di Derek Hale era snervante. Sembrava essersi completamente dimenticato della sua presenza.
"Lei si chiama proprio Stiles?" gli chiese a un tratto, facendolo sussultare.
"Perché le avrei dato un nome falso?"
"Non so. Non è un nome molto comune" mormorò lui. Seguì un altro breve silenzio.
"Questo è solo il mio soprannome, il mio vero nome è impronunciabile."
"Ah, capisco, e sono sicuro che non me lo dirai, ovviamente."
"Ha proprio ragione." Rispose Stiles con un sorriso.
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Non Chiamarlo Amore- Sterek AU
ChickLitStiles si rifugia nel Maine per tentare di riprendersi dopo una grossa delusione d'amore e, in effetti, dimentica il suo ex a tempo di record. è Derek Hale a operare questo miracolo. lui è un superaffascinante reporter della televisione che tenta d...