«Legami»

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Il pensiero di ciò che era successo mi martellava nella testa continuamente. Lungo la strada per il ritorno nella mia stanza, incontrai Infaustus che, riconoscendomi, mi salutò cordialmente con un sorriso in viso che ricambiai involontariamente senza pensare al fatto che effettivamente lui non poteva vedermi.

«Claire, hai visto per caso Sebastian?»

La voglia di socializzare con qualcuno era pari allo zero, nonostante io di solito non fossi una persona asociale o antipatica (beh dipendeva molto dalle occasioni e dalle persone, ma Gaunt non rientrava tra questi), ma dopo la discussione con quello zuccone del suo migliore amico, il mio cervello si rifiutava di avere ancora a che fare con qualcuno del castello.

Mi spettava fare la stronza.

«Infaustus-» ma mi bloccai per ciò che avrei detto come un'idiota: "Infaustus, la vedi la mia espressione in volto? Pensi che io, incazzata come stia, possa davvero pensare a quel cretino del tuo amico?"

Cosa mai avrebbe potuto vedere? Era cieco. Anche se in verità avevo una curiosità assurda nel capire come facesse nel riconoscerci tutti quanti. Riusciva a distinguere perfino quell'oca di Imelda.

«Sì?» mi domandò, facendomi segno di continuare.

Ok, questo stava diventando troppo anche per me che, normalmente, non davo troppo peso alle mie risposte verso gli altri, men che meno se erano persone che non conoscevo affatto.
Certamente, riconoscevo il fatto che erano miei compagni ma effettivamente, al di fuori di quel maledetto Sebastian, non avevo fatto molte amicizie profonde, se così si poteva dire.

Sospirai, abbassando lo sguardo sui miei stivaletti marrone scuro «Non so dove sia finito il tuo amico e ti dico già che non mi interessa.»

Mettere le cose in chiaro era una delle cose che mi veniva meglio.

Infaustus scosse il capo, aggrottando le sopracciglia e sussurrando un «spero non si sia messo nei guai.», in verità ora che mi fermavo ad osservarlo meglio potevo percepire ogni suo particolare compreso i suoi occhi chiari misti tra l'azzurro cielo e il bianco, ecco, come se fosse un azzurro che non ci aveva creduto abbastanza. Al contrario del suo migliore amico, Infaustus, sembrava tenerci molto alla visione che gli altri avessero di lui: la sua uniforme era impeccabile, senza nessuna pieghetta come invece risultava la mia. I suoi capelli gellati all'indietro e nessun accenno di barba incolta. Il profumo che emanava era inconsueto ma piacevole, un misto tra note fruttate ma allo stesso tempo fortemente legnoso.
Come se volesse esprimere la sua mascolinità.
Solo che poi il mio pensiero vagò altrove, mi chiesi come poteva essere un Serpeverde. Sembrava così gentile che quasi non mi capacitavo della scelta fatta dal cappello parlante: che avesse sbagliato su di lui? Forse mai lo avrebbe ammesso.
D'altronde, però, Infaustus sembrava tutto tranne che un Serpeverde: sembrava molto dolce, altruista, fosse stato per me avrei scelto per lui una casata diversa, che fosse un Grifondoro intrappolato nel corpo di un Serpeverde?

«Tr-tranquilla» balbettò in evidente imbarazzo, «tutto bene ad Hogsmeade? Sai... so del troll, è stata una fortuna essere riusciti a domarlo! Quando me lo hanno raccontato ho avuto paura per voi, per questo cercavo Sebastian.» poi sembrò aggiungere, come se avesse fatto intuire che di me gli fregava ben poco erroneamente.

«Oh e beh... avrei-avrei cercato anche te, ovviamente!»

«Stai sereno, Infaustus! E' giusto cercare prima il proprio migliore amico. In fondo io e te non ci conosciamo poi chissà quanto.»

Abbozzò un sorriso, «grazie. Sai... in verità non sono stato molto fortunato nella mia vita e la mia unica fortuna è stata quella di incontrare Sebastian, il mio migliore amico dai tempi del primo anno. Ci siamo legati sin da subito, sviluppando un forte legame che nel tempo è resistito a tanti litigi per via delle nostre visioni contrastanti. Sono nato da una famiglia di purosangue che discendono proprio da Salazar Serpeverde ma, credimi, non mi sento affatto come loro.» mi fece senno di accomodarci sui divanetti presenti nella sala comune e poi continuò «Sono nato cieco e, se come tutti te lo stessi chiedendo, la verità è che questa qui» mostrò la sua bacchetta color legno scuro «è l'unica cosa alla quale posso aggrapparmi per potervi riconoscere. Molto spesso sono stato aiutato anche da Sebastian, ma la verità è che mi sento sempre insicuro per via della mia cecità.»

All'ombra dell'amore | Sebastian SallowDove le storie prendono vita. Scoprilo ora