"Ridi che fa bene"

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Bella

Ero ancora lì ad asciugare l'ultima caffettiera quando Gojo e Shoko si avvicinarono al bancone per pagare.

"Pago io."

"Per forza, sei tu quello ricco, non io."

Entrambi ridacchiarono e l'uomo appoggiò gli yen giusti - se dico giusti, intendo esattamente quanti ne doveva pagare - sul legno.

Io afferrai la banconota piegata a metà e quel paio di monetine e, giusto prima di metterle via, mi accorsi che in mezzo alla carta c'era qualcosa.

Ma cosa?

Aprii piano piano e sfilai l'oggetto misterioso dal sandwich pecuniario.

Un biglietto.

'Vediamoci in un bar che non sia questo.
Ti va?'

E sotto una sequenza di numeri.

Aspetta.

Quello

è

uno

stracazzo

di

numero

di

telefono?!

Balbettai, sputai fuori parole insensate, prima di riuscire a mormorare più a me stessa che a lui "Lo-lo scontrino..."

Giusto mentre mi accorgevo che era già sparito oltre l'uscita del bar con quella donna chiamata Shoko.

Mi colpirono diverse realizzazioni tutte contemporaneamente.

Uno, che quello in teoria era il numero di Gojo.

Due, che lui in teoria mi aveva chiesto di uscire.

Tre, che in teoria ero fin troppo rossa.

Quattro, che c'era uno stregone che continuava a dire il mio nome, cercando di pagare.
Senza 'in teoria', questo.

Potevo mettermi ad urlare.

Gojo

'Ciao, sei davvero tu?'

Un unico messaggio
pieno di domande
concentrate in una sola.
Ridacchiai tra me e me prima di rispondere.

'Sono davvero io :)'

'Perché mi hai dato il tuo numero?'

'Secondo te?'

'???'

Non riuscii a fare in tempo a rispondere che qualcuno mi strappò il telefono dalle mani.

"Cosa- YUJI! NOBARA!" Urlai, alzandomi di scatto dal divano, mentre il ragazzo iniziava a sfrecciare per i corridoi, mentre l'altra lo seguiva alla bell'e meglio.

Bella

'Sei così bellllla mi piacy tanto'
"Volio stare con tk'
'Grxzie e perr fagore'

"Eh?" Dissi a me stessa ad alta voce, sdraiata da sola sul letto. "Che razza di risposta sarebbe?" Aggiunsi, anche se sentivo il rossore arrampicarsi sulle guance.

Il mio telefono vibrò.
La suoneria partì.
Mi stava chiamando.

Esitai per una frazione di secondo ma risposi.

"P...Pronto?"

"Uhm-..." qualcuno, che non era decisamente Gojo, ridacchiò. Il mio cuore cadde da qualche parte nelle ginocchia. "Ciao. Tu sei la ragazza di Go- cioè, la mia ragazza?" Aggiunse la voce. Sembrava che stesse cercando di parlare con un tono più profondo per assomigliare a Gojo (e fallendo miseramente).

"YUJI! NOBARA! RIDATEMI SUBITO IL TELEFONO!" La voce non poco infastidita del vero stregone rimbombò lontana dall'altro capo della linea.

I suoi studenti.
Giusto.

Iniziai a ridacchiare.

"Tu sei uno studente di Gojo, vero?"

"Cosa- no!" rispose con una voce normale il ragazzino. "Ok, sì...GOJO SENSEI- NON VALE TELETRASPORTARSI!" Strillò Yuji al telefono, spaccandomi i timpani in due.

Un momento dopo, sento il mormorio di Gojo nel telefono. "Sì che vale. È il mio telefono. Non farlo mai più, Yuji. Bella, scusali tanto, ti spiego dopo perché è successo..." Aggiunse l'uomo prima di chiudere la chiamata, lasciandomi ad annegare in un lago di domande e di risate.

Yuji...quel nome mi diceva qualcosa. Bah.

Dopo qualche minuto, Gojo mi mandò un video.

"Ecco- Yuji, Nobara, cosa dovete dire a Bella?" Chiede la sua voce. Nell' inquadratura c'erano i due ragazzi in piedi l'uno accanto all'altro.

"Scusaci, signorina ragazza di Gojo sensei-" Iniziò il ragazzino. Aveva capelli rosa e un'espressione divertita. La ragazza gli tirò una gomitata.

"Ragazzi! Bella non è la mia ragazza, quante volte dovrò dirvelo?" Chiese l'insegnante con tono esasperato. "Ah, comunque loro sono i miei studenti del primo anno. C'è anche Megumi," continua, spostando la telecamera del telefono verso il centro di quella che sembrava una sala comune.
Un terzo giovane dai capelli scurissimi si girò verso il telefono. "Lo studente emo" lo stuzzicò Gojo.

"IO NON SONO EMO-"

"Ciao Bella, a presto!" Mi salutò lo stregone con un tono dolcissimo, ignorando bellamente le proteste di Megumi.

Il video terminava lì.
Non sapevo se pisciarmi addosso dalle risate oppure farmi così tante domande da farmi esplodere la testa.

E nessuna delle due prospettive era allettante.

Un caffè dagli occhi bluDove le storie prendono vita. Scoprilo ora