3. [A] Halley

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ABIGAIL

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ABIGAIL

Come chiunque altro, io sento il bisogno di una famiglia, di amicizie, di affetto,
di rapporti cordiali col prossimo;
non sono fatto di sasso o di ferro, come un idrante o un lampione,
e quindi non posso vivere privo di tutto questo senza sentire
un profondo senso di vuoto

Van Gogh – Lettere a Theo




«Secondo te le lucertole come fanno ad arrampicarsi così in alto sui muri?»

«Come ti sono venute in mente le lucertole?»

«Come fanno a non venirti in mente le lucertole?»

Alzo lo sguardo su Halley, che mi sta osservando a gambe incrociate dal bancone della cassa, lo stesso da cui sua madre le ha urlato di scendere più o meno tutte le cento volte che l'ha vista in quella posizione e in cui lei risale ogni volta che il suo sguardo si sposta.

La sua espressione seria sarebbe più adatta sul volto di uno scienziato in procinto di fare la scoperta del secolo più che su una diciannovenne il cui errore più grande è stato lavare dieci camicie bianche con un paio di mutande rosse dentro.

Ma Halley è sempre stata un mescolarsi di contraddizioni.

Anche se ha un solo due anni in meno di me, i suoi capelli blu, i vestiti colorati e i lecca-lecca che ha sempre in bocca – nonostante dichiari ogni volta che siano solo per i clienti migliori – la fanno sembrare molto più piccola.

Oggi indossa una salopette rossa con sotto una maglietta nera che riporta la scritta "60% H2O, 30% C8H11NO2, 10% C₈H₁₀N₄O₂" che non credo di averle mai visto prima.

Ma, da quando la conosco, sono poche le magliette che ho visto ripetersi nei suoi outfit, anche se non ho idea di dove trovi tutte quelle scritte strampalate.

«Allora, le lucertole?» insiste di fronte al mio silenzio.

«Me lo stai chiedendo perché vuoi che lo cerchi su Internet o perché me lo vuoi spiegare?» chiedo, chiudendo il quaderno e abbandonando la mia speranza di disegnare per stanotte.

Quando Halley parte con una domanda non c'è modo di fermarla.

D'altronde sua madre l'ha costretta a lasciare la scuola a tredici anni e a studiare da casa così che potesse darle una mano nella lavanderia di famiglia.
E siccome i soldi non bastavano mai, Halley ha dovuto aggiungere al lavoro notturno quello mattutino al supermercato.

Se si aggiunge la sua mente brillante che l'ha sempre spinta a studiare più di quanto fosse necessario, diventa lampante che nella sua vita non ha avuto molto tempo per farsi delle amiche.

Così, per sua sfortuna e mia fortuna, è costretta ad accontentarsi di me fino a quando non inizierà i corsi l'anno prossimo.

Halley sbuffa e scende dal bancone nello stesso istante in cui tre delle lavatrici suonano.

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