Capitolo 1. Racch-iel

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Il mogano della scrivania svanisce sotto la matassa di documenti, cartelle e scartoffie di varia natura ufficiosa sulla propria superficie depositati

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Il mogano della scrivania svanisce sotto la matassa di documenti, cartelle e scartoffie di varia natura ufficiosa sulla propria superficie depositati.

La preside Fitzgerald è rimasta in silenzio per oltre un' ora da quando mi ha convocato nel suo studio e la mole di lavoro è un costante andirivieni che non ha accennato un attimo a diminuire.

Estraggo lo smartphone dalla tasca posteriore dei jeans intenta a smanettare sui social. Edmund Parker è stato invitato in Germania per prendere parte alla più grande esposizione di street art annuale, per i partecipanti da ogni parte del mondo è un' occasione d'oro imparare da uno dei più grandi maestri del settore e per me sarebbe stato motivo ulteriore di uscire da quest' isola ignorata dai grandi nel quale sia difficile assistere al succedere di qualcosa valga realmente la pena raccontare.

«I telefoni devono rimanere spenti dentro gli armadietti, signorina Cohen. Di certo, non è consentito l'utilizzo per ragioni ludiche soprattutto nell' ufficio del preside» mi riprende la dirigente, allontanando dalla vista i fogli che sino a un attimo prima è stata dedita a consultare. «Ma adesso veniamo a noi».

«Le garantisco non si ripeta più, la risposta data al professor Garcia di questa mattina. Non avrei dovuto mancare di rispetto a un docente» scimmiotto una giustificazione con ben salde le membra, non mostro alcun segno di esitazione o debolezza che sia indice di una perdita di autocontrollo. Roteo gli occhi al soffitto «Ripeterò la verifica di matematica cercando di recuperare l'insufficienza, se serve a farla stare in pace con se stessa e il nuovo cagnolino da riporto».

«Fingo di non aver colto il suo tono irriverente, signorina Cohen, e apprezzo abbia fatto ammenda. Non è per questo che lei si trova qui» mi interrompe. «Lei è qui perché la signorina Blossom ha fatto il suo nome per aiutarla nel comitato del ballo. Ho notato che non è molto partecipe alle attività scolastiche».

Nova. Non ci credo mi abbia fatto questo.

Dovrebbe sapere bene lei quanto io non sopporto svolgere queste attività extracurricolari. Se non fosse per lei, a queste stupide feste che la scuola organizza non prenderei nemmeno parte.

«Ma preside Fitzgerald, vorrei farle notare che sono un membro attivo del giornalino della scuola» protesto.

«E io vorrei ricordarle che il giornalino ha chiuso in contemporanea al primo semestre dello scorso anno e nel periodo ultimo sono più le assenze, da parte sua - marca soprattutto le ultime tre parole finale, sul quale tendere l'invito dell'attenzione di tutto il discorso - rispetto alle presenze. Nulla da aggiungere, prego esca pure. Per qualsiasi dettaglio è liberissima di rivolgersi alla sua amica».

"Stronza maledetta» borbotto, mi trovo a inveire piena di disappunto e frustrazione contro la preside Fitzgerald, sbuffo inerme al cospetto della situazione nel quale senza alcuna via di fuga mi sono trovata legata.

Con poche semplici falcate mi fiondo verso l'uscio di quella piccola seppur accogliente stanza dai toni verdi delle pareti e i ritratti di famiglia disposti nelle varie cornici. Il tonfo sordo della porta che lascio sbattere segue quegli stessi passi che fuori mi conducono.

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