Capitolo 7. ~Beatrix ~Nathan

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Prima di cominciare il capitolo, volevo avvisare le lettrici di Enemies, che a breve usciranno i capitoli e la storia.
Eravamo arrivate quasi a 15 mila letture, un bel po. Ma ho dovuto toglierla per problemi tecnici. (Perdonatemi🥹💀); ma giuro che sarà molto più bella, con qualche ✍️ (modifica).

BUONA LETTURA PER RU, invece. Ci stiamo addentrando nella VERA storia. 😛☕️


Beatrix.

Quando ero bambina il mio sogno era quello di andare a Parigi e di mangiare un pain au chocolate sotto la Torre Eiffel, visitare la casa di Hanna Montana in California, vedere l'aurora boreale nel villaggio di Babbo Natale in Finlandia, farmi fare un autografo dalla mia prima crush per eccellenza, Zac Efron, e visitare una volta per tutte, Mistic Falls, nella speranza che sbucasse da qualche parte Damon e Stefan Salvatore.

Arrivata a vent'anni conservo ancora questi sogni nel cassetto. Ma dubito che momentaneamente riuscirò a realizzarli, considerando che ho venti dollari sul mio conto bancario.

Nonostante ciò, la speranza è l'ultima a morire.

Oggi mi è arrivato l'assegno mensile da parte di mia zia Sandy. Sì, perché da quando i miei genitori hanno deciso di abbandonarmi come un animale selvatico è lei che mi paga gli studi. Una signorona sulla sessantina che viaggia spesso e che al tempo si propose per diventare la mia tutor legale.

Risponde delle mie azioni ed è sempre lei che tiene sotto controllo le mie visite mediche, nonostante si faccia vedere una volta ogni tre anni.

In realtà, non me la passo poi così male. Il mio appartamento, anche se vecchio, ancora regge in piedi ed è perfettamente abitabile. Non ho bisogno di nessuno se non di me stessa, anche se preferirei di gran lunga qualcuno che pulisca al posto mio, in quello sono davvero negata.

In cucina non me la cavo poi così male, riesco a cimentarmi nelle ricette più difficili, ma in quelle facili, tipo fare una frittata, sono davvero una frana.

Ma chi se ne frega, del resto, almeno ho una bellezza capace di ammaliare chiunque. Ho ripreso i capelli biondi da quella stronza di mia madre e gli occhi chiari da quel vigliacco di mio padre e, almeno in questo, hanno fatto un bel lavoro.

Ho sempre avuto autostima della mia persona, probabilmente perché con Koline ci siamo aiutate a vicenda, compensando l'una le mancanze dell'altra. È una situazione simile, la nostra, per questo lei è la mia famiglia.

<<Signorina Michelson?>>, una voce mi fa sussultare alle mie spalle.

Mi volto mentre tengo il ticket fra le mani e un dottore dagli occhi neri come il carbone e i capelli bianchi mi fa un cenno con la mano. <<È il suo turno>>.

<<Oh. Arrivo>>.

Finalmente, gli ospedali puzzano di morto.

Varco la soglia del reparto di cardiologia e sono immersa da malati che passeggiano avanti e dietro con le flebo attaccate ai polsi. Ho sempre detestato gli ospedali, nonostante ci venga davvero poco, quando sono qui devo farmi coraggio il più possibile.

Mi accomodo in una piccola sala con al centro una scrivania, ed è lo studio della dottoressa Smith. Mi segue da quando sono bambina e mi fido solo di lei.

<<Allora, Beatrix, come stai?>>, mi domanda mentre si chiude alle spalle la porta.

<<Me lo dica lei>>, sorrido cercando di farle cogliere la mia ironia.

<<Ho buone notizie...stai tranquilla>>, mi rassicura e si siede sulla scrivania davanti a me. <<Non ci sono complicazioni, di nessun genere momentaneamente ed è tutto regolare. Battito, circolazione...>>, si ferma e riprende fiato incrociando le mani l'una con l'altra, <<dobbiamo solo fare un pochino di controlli in più. Direi di metterne due al mese, d'accordo?>>.

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