capitolo sette

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L'acqua fredda sembra calda quando le maniche la toccano congelano.

Quando abbiamo un disperato bisogno di amore ci accontentiamo di quel poco che alle volte ci viene dato, facendolo passare per tanto.

Ho sempre voluto una figura paterna presente. Uno di quei padri che accompagnano le figlie al cinema con le amiche. Uno di quei padri con cui puoi parlare di tutto, uno di quei padri scherzosi, un padre che si ingelosisse alla vista di un eventuale ragazzo.
Forse semplicemente non volevo un padre ma un papà.

Ormai è tardi. Non ne avrò mai uno. Forse è per questo che le attenzioni da parte degli uomini più grandi non mi paiono attenzioni sbagliate come invece so che dovrebbe essere.

-Signorina? Qual è la risposta alla domanda?- mi chiede il professor Killins con il tono di voce di chi sa che risposta sta per ricevere.

-Non lo so professore, non stavo ascoltando mi scusi- rispondo a testa bassa mentre la classe, come sempre, ridacchia.

-Silenzio!- dice Killins alla classe per farla tacere.

Apprezzo che non voglia farmi ridere dietro dalla classe ma forse potrebbe semplicemente evitare di farmi domande se vede che non sto seguendo la sua spiegazione.

Sento uno sguardo bruciarmi la schiena. Mi volto lentamente e noto che due occhi color cielo mi stanno fissando.
Jeremiah è lì con fare pensoso mentre mi rivolge un sorrisetto gentile.

Torno o anzi, inizio a seguire la lezione, ma nel giro di una decina di minuti qualcuno mi tocca la spalla.
Mi volto e la ragazza dietro di me mi porge un foglietto ripiegato più volte.

Le sorrido e lo prendo per poi leggerlo senza farmi notare dal professore.

         Dopo lezione mi fermo ad             aspettarti, sono sicuro che Killins chiederà di parlarti per via della tua disattenzione. Se ti va possiamo saltare le ultime due ore di lezione e andare a farci un giro..
                                                     Jeremiah

Mi volto e gli rivolgo un sorriso mentre annuisco col capo. In realtà mi serviva veramente una pausa dalle lezioni.
Al suono acuto della campanella l'aula si svuota velocemente ma prima che io possa uscire vengo nuovamente fermata da Killins.

Mi fa accomodare su una sedia vicino alla cattedra e si siede sul bordo di quest'ultima.

-Victoria sei sempre stata la mia studentessa preferita, lo sai?-
La frase mi spiazza, un po' perché pensavo che la ragione del richiamo in aula fosse che voleva rimproverarmi e d'altro canto perché sì, lo so di essere la sua preferita, ma non pensavo lo avrebbe mai ammesso.

Lo guardo negli occhi e noto una scintilla nel suo sguardo.

-No, non lo immaginavo- rispondo in tono pacato e fintamente sorpreso.
-Come ti ho già fatto presente, noto che da un po' di tempo a questa parte sei assente. Mi farebbe molto piacere aiutarti ma se non ti apri con me ciò non è possibile-

Deglutisco e distolgo lo sguardo.
Si, c'è qualcosa che non va e lui per ora è l'unico ad essersene accorto, ma è un mio insegnante ed è abbastanza sconveniente avere rapporti troppo personali con un professore.

-Non voglio metterti a disagio Victoria, voglio solo che tu sappia che se mai avessi bisogno di sfogarti, io ci sono-
Sollevo lo sguardo e lo guardo rivolgendogli un sorriso debole.

-Ora puoi andare, non voglio che tu faccia ritardo nelle prossime lezioni-
-Non si preoccupi- dico mentre mi alzo; non alludo al fatto di arrivare in ritardo ma a tutto ciò che mi ha riferito prima.
-È mio dovere preoccuparmi per te Victoria, sei una mia studentessa. E per favore trattati come ti meriti. Sei una così bella ragazza non meriti di stare male.-
Dice per poi lasciami uscire dall'aula.
Le sue parole mi sono rimaste impresse. C'è qualcosa che non funziona nel modo in cui si pone con me.

È un mio professore.
È un mio professore.
È un mio professore.

C'è qualcosa di disturbante nel tipo di attenzioni che mi rivolge ma allo stesso tempo la cosa in qualche modo mi eccita.

Appena esco dall'aula noto Jeremiah che mi osserva in silenzio. Molto probabilmente ha ascoltato tutta la conversazione e ciò mi infastidisce.
È un bravo ragazzo ma nonostante ciò non lo conosco da nemmeno una settimana.

Camminiamo in silenzio nel corridoio deserto, e l'unico rumore attorno a noi è quello delle nostre scarpe sul pavimento lucido.

-Il professore ti parla sempre così?- mi chiede. Noto che per qualche motivo è nervoso, anche se cerca di camuffarlo.

-Si- gli rispondo in modo frivolo, leggero.
So che non è una di quelle cose su cui si dovrebbe parlare con tale leggerezza ma ho imparato che sembrare stupidi e innocenti salva da molte situazioni.

-Lo sai vero che un uomo adulto come lui, un insegnante, non dovrebbe mai parlare con tale confidenza a una sua studentessa?-

-Che c'è di male?-
-Che c'è di male? Ti rendi conto della situazione Vic? Sei una bambina in confronto a lui. Non dovrebbe mai avvicinarsi così tanto a te. Ti avviso che stavo per entrare a intervenire. Se mai ci fosse un'altra situazione del genere sappi che non me ne starò con le mani in mano-
È arrabbiato e visibilmente preoccupato per me.

Non so che farci. Ovviamente mi spiace che ci stia male ma non credo farò nulla per cambiare la situazione. Mi fa sentire speciale il modo in cui Killins mi si rivolge. Sono l'unica con cui fa così e la cosa mi fa sentire voluta.

-Se quelle che vuoi sono più attenzioni te le darò io. Non c'è bisogno che qualcuno ti offra le sue, soprattutto se quel qualcuno è lui. Va bene principessa?-

ANGOLO SCRITTRICE🩷🌸🩷
CIAO A TUTTE/I!! COME PROCEDE LA LETTURA?
QUESTO CAPITOLO TRATTA UN TEMA MOLTO PARTICOLARE. SE LA STORIA VI STA APPASIONANDO LASCIATE DELLE STELLINE DI INCORAGGIAMENTO⭐⭐

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