Se ti comporterai bene, forse potrai
rimanere con loro.Queste furono le ultime parole che Miss Flores mi rivolse. Non le disse con cattiveria, era una donna buona e sempre disponibile. Ma nella testa di un bambino di nove anni suonarono più come un:" Devi comportarti bene, fare tutto quello che ti dicono. Non rispondere, non parlare se non richiesto. Non devi rompere niente o fare casini.
Altrimenti ti riporteranno qua, e chissà in quale altra famiglia
potresti capitare."Ed è così che mi sono comportato per tutto l'anno dopo con i miei nuovi genitori. Mi chiedevano di svolgere qualche faccenda come apparecchiare o sparecchiare la tavola? Lo facevo, senza ma o se.
La mattina mi rifacevo il letto, mettevo a lavare i panni sporchi;
andavo a scuola in perfetto orario, senza mai un ritardo. Cercavo di ammalarmi il meno possibile, per non risultargli un peso. Al pomeriggio studiavo, passavo ore e ore sui libri. Cercavo sempre di prendere bei voti.Forse per dimostrargli che valevo la pena, che ero bravo e obediente, che ero abbastanza bravo in qualsiasi cosa per poter rimanere con loro.
E un giorno, quella che adesso posso definire mia madre se ne accorse, eccome se se ne accorse.
Mentre stavo correndo per il corridoio, urtai un vaso facendolo cadere e rompere i mille pezzi.
Mi sentivo una delusione e pregai in qualsiasi lingue esistente che i miei nuovi genitori non mi riportassero indietro per non essere stato abbastanza attento, per aver combinato un guaio e non essere stato bravo.
Quella era ed è ancora adesso la mia paura più grande. Non la morte, o qualche fobia per insetti o animali.
Il non essere abbastanza era il mio
incubo.E se adesso non mi vogliono più perché ho rotto un vaso? E se fosse stato prezioso? E se fosse stato un regalo? E se apparteneva ai loro di genitori?
E proprio mentre stavo per provare a riparare quel danno, la signora Keira corse subito su per le scale.
Mi bloccai, paralizzato.
I suoi occhi eterocromi, così diversi dai miei, mi fissarono preoccupati.
<<Santo cielo, William! Ma cos'è successo?!>>E quando credetti che si stesse dirigendo verso il vaso rotto, venne da me. Temendo il peggio, chiusi gli occhi. Ma tutto quello che ricevetti
fu un abbraccio.Non uno schiaffo, un rimprovero o un castigo.
Semplicemente mi abbracciò, per quelli che saranno stati cinque minuti. Poi si staccò, ed iniziò a controllarmi la faccia, le spalle e tutto il resto del corpo.
<<Mi dispiace tanto, signora Keira.
Non volevo, lo giuro; è stato un incidente. So che ho combinato un guaio, ma la prego di non mandarmi via!>> riuscì a scusarmi, la voce tremava e gli occhi si stavano appannando. Ma non volevo, non dovevo, piangere.Piangere era per i deboli e per chi sapeva di non aver fatto tutto quello che poteva, chi non aveva fatto abbastanza.
Ma io non ero debole, io dovevo essere forte, dovevo fare tutto quello che potevo per convincerli a farmi rimanere.
lo dovevo essere abbastanza.
Mi accarezzò dolcemente una guancia, e riuscì a vedere i suoi occhi colmi di lacrime. <<Oh tesoro! Non mi importa un bel niente di quello stupido vaso. Quando ho sentito il tonfo mi sono preoccupata per te, se ti fossi fatto male o peggio.>> mi rassicurò, accarezzandomi i capelli.
<<Non ti riporterei indietro per nulla al mondo, William. Sei mio figlio. E nulla potrà cambiarlo.>>Mi abbracciò, e li non riuscì più a trattenere le lacrime. Con le sue parole, alcune piccole crepe si riempirono di sicurezze che non avevo mai avuto, ma che non credevo nemmeno che avrei
ottenuto.Sentì una strana sensazione, a cui non ero abituato. Per la prima volta mi sentivo come se uno dei tanti pezzi del puzzle ormai distrutto, fosse stato ritrovato e inserito nella casella giusta.
<<E ti prego...>> Keira riprese il discorso, nonostante la voce rotta e gli occhi pieni di lacrime, così come i miei. <<...non chiamarmi più "signora".>> sbuffò una risatina
<<Mi invecchia>>Ridemmo assieme.
<<Va bene, mamma.>>, faceva uno strano effetto dirlo ma, allo stesso tempo, non mi era mai sembrato così giusto.
HELLOOO
si, piano piano li so ripubblicando🦦

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The Final Musical
Teen FictionSe pensate di essere perseguitati dalla sfiga e dal disagio, allora non avete conosciuto Julia Jill Morrison. A sette anni ricevette la prima nota a scuola. Perché? Durante una verifica di storia aveva semplicemente chiesto un matita, ma per l'inseg...