Le lezioni passarono in un vortice di parole e appunti che Jisung faticava a seguire. La sua mente continuava a tornare ai volti di quel gruppo di ragazzi. C'era qualcosa di strano in loro, qualcosa di magnetico e inquietante allo stesso tempo. Ogni volta che provava a concentrarsi sul professore, si ritrovava a ricordare lo sguardo penetrante di Minho, il sorriso enigmatico di Bangchan, e quel calore rassicurante che Felix aveva emanato.Quando la campanella finalmente suonò, Jisung uscì dalla classe con la testa pesante. Decise di fare un giro nei giardini del campus per schiarirsi le idee. Mentre camminava, sentiva lo sguardo degli altri studenti scivolare su di lui, ma cercava di ignorarlo. Essere invisibile non gli era mai pesato, anzi, era una specie di protezione. Ma ora, qualcosa stava cambiando.
Giunto vicino alla fontana, Jisung si sedette su uno dei banchi di pietra, cercando di rilassarsi. Ma dopo qualche minuto, quella sensazione di essere osservato tornò a farsi sentire. Si guardò intorno, ma non vide nessuno. Si strinse la felpa attorno al corpo e abbassò lo sguardo, cercando di ignorare quel brivido di inquietudine.
"Sei ovunque, eh?" disse una voce conosciuta alle sue spalle.
Jisung si voltò di scatto e vide Minho, appoggiato a un albero poco distante. Il ragazzo lo stava guardando con un'espressione che sembrava un misto tra divertimento e curiosità. Il cuore di Jisung accelerò leggermente, anche se non riusciva a capire perché.
"Non lo sapevo fosse vietato stare qui," rispose Jisung, cercando di sembrare disinvolto, anche se la sua voce tremava appena.
Minho sorrise, camminando lentamente verso di lui. "Non è vietato. Ma sembri piuttosto fuori posto."
Jisung non poté fare a meno di sentire il peso di quelle parole. Non era abituato a questo tipo di attenzioni. "Forse perché lo sono," rispose infine, abbassando lo sguardo verso il terreno.
Minho si fermò proprio davanti a lui, troppo vicino per i suoi gusti. Jisung poteva sentire l'odore leggero del cuoio della sua giacca e una traccia di qualcosa di più oscuro, qualcosa di pericoloso. "Non sei l'unico a sentirti così," mormorò Minho, abbassando la voce. "Tutti qui nascondono qualcosa."
Quelle parole fecero scattare un campanello d'allarme nella testa di Jisung. Cosa intendeva? Prima che potesse chiedere spiegazioni, però, Minho si allontanò, come se avesse detto troppo. "Ci vediamo in giro," disse con un mezzo sorriso, e in un battito di ciglia era già sparito tra gli alberi.
Jisung rimase lì, col cuore che batteva forte. Minho era un enigma che non riusciva a decifrare, ma una parte di lui era attratta da quella misteriosa oscurità.
Nel frattempo...
Felix e Jeongin stavano camminando lungo il corridoio del dormitorio, scambiando poche parole. C'era una strana armonia tra loro, una sensazione di pace che contrastava con il caos che li circondava. Felix, con la sua natura angelica, era sempre stato un protettore naturale, mentre Jeongin, più giovane e inesperto, cercava di mantenere la sua calma apparente.
"Sai, Jisung è diverso dagli altri," disse Felix, rompendo il silenzio.
Jeongin annuì. "Lo so. Lo sento anche io. Ma... è pericoloso per noi avvicinarci troppo. Se scopre la verità..."
Felix sospirò, guardando dritto davanti a sé. "Forse, ma sento che dobbiamo proteggerlo. C'è qualcosa in lui... non è solo un umano."
Jeongin si fermò, incrociando lo sguardo con Felix. "Cosa pensi che sia, allora?"
Felix non rispose subito, lasciando che il silenzio calasse su di loro. "Non lo so ancora, ma lo scopriremo."